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Il trattato di Marrakech: il diritto alla cultura accessibile

Il trattato di Marrakech, che forse pochi conoscono, ha, tuttavia, una fondamentale importanza: vediamo di cosa si tratta.

Raffaella Aghemo
Raffaella Aghemo Pubblicato il 21-03-2019

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Il trattato di Marrakech: il diritto alla cultura accessibile

Con l’entrata in vigore del trattato di Marrakech, per le persone con disabilità sembra essersi finalmente trovato un punto di congiunzione e di incontro tra il diritto alla cultura universale (che pertanto comprende anche quella accessibile) e il diritto alla proprietà intellettuale, sebbene il cammino per renderlo effettivo sia ancora lungo.

A Marrakech, in Marocco, il 28 giugno 2013, 186 Stati hanno raggiunto un accordo internazionale, che rappresenta una svolta “epocale” nella parità di accesso alla cultura e al sapere. Grazie a questo documento, viene introdotta una palese deroga al diritto d’autore, ma solamente a difesa e garanzia di coloro che soffrono di disabilità visive e che non hanno possibilità di poter usufruire dei normali strumenti di conoscenza. Sebbene i contravventori abbiano opposto, ad araldo, la protezione del diritto d’autore e della proprietà intellettuale, il documento non intende contravvenire ai saldi principi di cui sopra, ma ergersi a difesa di una particolare fascia di popolazione mondiale.

Si stima la presenza di 250 milioni di ciechi in tutto il mondo, eppure solo il 5% dei libri è disponibile in versione accessibile, poiché c’è una diffusa “carestia” di stampa di libri o a caratteri mobili, o in linguaggio braille o in versione audio. In seguito alla ratifica del trattato di cui sopra, il 1° ottobre 2018, da parte dell’Unione Europea, tutto il materiale stampato, da libri a periodici a manuali di istruzione ed educazione, sarà disponibile anche in formati accessibili a non vedenti e ipovedenti, consentendo lo scambio transfrontaliero di copie in tale formato.
Sembra essersi finalmente trovato un punto di congiunzione e di incontro tra il diritto alla cultura universale (che pertanto comprende anche quella accessibile) e il diritto alla proprietà intellettuale, sebbene il cammino, per renderlo effettivo, sia ancora lungo.
L’accordo riconosce il diritto alla fruizione autonoma del libro accessibile anche alle persone con qualsiasi forma di impedimento fisico, che ne ostacoli il ricorso al formato cartaceo e, in ossequio ai principi dell’uguaglianza e delle pari opportunità (sanciti da diverse Convenzioni Internazionali), la Conferenza di Marrakech ha significativamente esteso l’utilizzo del libro accessibile a fonti di tipologie eterogenee: pertanto non solo romanzi, ma anche manuali di istruzione o libri di testo volti alla crescita educativa dei singoli soggetti, anche allo scopo ulteriore di contrastare il fenomeno dell’analfabetismo, diffuso in particolari aree geografiche.

Agli Stati aderenti spetterà l’onere e il compito di regolamentare le tipologie dei libri accessibili, curandone la distribuzione, nonché di nominare organizzazioni che possano farsi garanti di tale incarico, ma che dovranno possedere i requisiti dell’utilità sociale, della specifica finalità di servizio gratuito, e non avere fini di lucro. Ogni Stato avrà anche la facoltà di “perimetrare” l’accesso al pubblico, pur senza negarne la congrua fruibilità, e, al contempo, di controllare ogni condotta illecita o abuso che nuoccia economicamente agli operatori e agli editori.

Il trattato è entrato in vigore per l’Unione europea il 1 ° gennaio 2019.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il trattato di Marrakech: il diritto alla cultura accessibile

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