Con George Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) la filosofia sistematica giunge alla sua realizzazione più compiuta e proprio per questo è opportuno considerare, dopo la Fenomenologia dello Spirito, le altre opere in cui tale sistema filosofico si articola, così da avere un utile riassunto che ne semplifichi, almeno un po’, la lettura assai faticosa.
I concetti chiave, che illustrano per sommi capi la Scienza della Logica (1812 e 1816), l’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817, 1827 e 1830), i Lineamenti di filosofia del diritto (1820) e le Lezioni (postume), opere nelle quali viene articolato il sistema di Hegel, offrono agli studenti che si preparano per l’esame di maturità un riassunto con cui affrontare la redazione della tesina e il colloquio orale.
Il sistema di Hegel è lo sviluppo dell’Idea, nella dialettica ternaria che vede susseguirsi l’Idea in sé, "Dio" o, anche, lo spirito umano com’era prima di creare il mondo (tesi); la filosofia della natura, ovvero l’Idea per sé, lo spirito alienato, uscito da sé nella natura (antitesi) e la filosofia dello spirito, ovvero l’Idea in sé e per sé, lo spirito rientrato in sé stesso (tesi) che, a sua volta, ammette i tre momenti dello spirito soggettivo, oggettivo e assoluto. Mentre i Lineamenti di filosofia del diritto sviluppano soprattutto lo spirito oggettivo, le altre due opere richiamate sopra trattano entrambe sia la logica, sia la filosofia della natura, sia la filosofia dello spirito. Nelle Lezioni, di cui cui si contano varie edizioni che differiscono non solo per l’argomento ma anche per lo specifico semestre in cui furono originariamente tenute, vengono affrontati temi quali la religione, la storia universale, la storia della filosofia, e l’estetica.
La Scienza della Logica
Quest’opera, forse la più complessa di Hegel, assume la contraddizione come legge fondamentale del reale e considera la logica come la scienza dell’idea pura, ossia come la disciplina che tratta con metodo scientifico (ossia con metodo dialettico che, molto schematicamente, procede secondo le tre tappe della tesi, dell’antitesi e della sintesi e trova nella contraddizione il suo stesso motore) l’idea nell’elemento del pensiero.
In altri termini la logica si occupa delle forme dello spirito, ovvero di categorie pure, dei principi e delle strutture che soggiacciono e fondano la realtà concreta dell’esperienza, delle entità concettuali che non hanno alcuna commistione con la sfera sensibile, per questo Hegel equipara la logica a
“Dio come è nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finito”
Tralasciando la partizione puntuale della Scienza della Logica (logica dell’essere, logica dell’essenza, logica del concetto) e lo sviluppo delle singole categorie l’una dall’altra, da quelle meno determinate (essere, nulla e divenire, poste all’inizio dell’opera) a quelle più determinate, appare più utile evidenziare alcuni concetti chiave.
Il pensiero è considerato, accanto alla sensibilità, all’intuizione, alla fantasia, all’appetizione e al volere, un’attività spirituale; quando si rapporta a un oggetto, il pensiero diventa riflessione su qualcosa e, in tal produce un mutamento nell’oggetto stesso, perché l’oggetto viene fatto affiorare alla coscienza nella sua vera natura. L’oggetto, anzi, viene creato perché la vera natura dell’oggetto è il prodotto dello spirito come soggetto pensante (quindi della libertà): in tal modo il pensiero scopre di essere sempre produttivo.
Posta questa premessa per Hegel è possibile affermare che logica e metafisica coincidono, dal momento che l’oggetto della metafisica è l’essere, e che l’essere coincide con il pensiero, che è l’oggetto della logica.
L’unità di pensiero ed essere non è un dato di fatto ma un’acquisizione faticosa che, giunta a maturità in Hegel, ha richiesto (secondo Hegel stesso) il dispiegarsi di tutte le filosofie precedenti, dal pensiero antico e medievale, convinto di una unità, imperfetta e relativa, tra pensiero ed essere, al dualismo moderno, dove vige la convinzione che l’essere sia al di là del pensiero, fino al sapere immediato, con la sua ritrovata unità di pensiero ed essere.
La legge fondamentale del pensiero (ma anche dell’essere, dal momento che pensiero ed essere in Hegel coincidono) è la dialettica con il suo ritmo ternario: tesi, antitesi e sintesi. Pensiero e realtà sono per loro natura dialettici, quindi, contraddittori, dal momento che dialettica significa anche che ogni momento del pensiero (e della realtà) richiama sempre il suo contrario: ogni tesi trova in sé stessa la propria antitesi (il puro essere è anche nulla perché vuoto) con cui è, in qualche modo, indissolubilmente legata.
Ciò significa che, oltre a una visione della realtà intimamente contrastata e conflittuale, nel processo dialettico si raggiunge sempre una maggiore perfezione: la sintesi è tale perché maggiormente determinata, perché in essa vi è più realtà rispetto ai due momenti precedenti; per questo stesso motivo mentre le categorie che stanno all’inizio (essere, nulla, divenire) vanno considerate come quelle più povere e imperfette, quelle che stanno alla fine sono (Dio, l’Idea) sono quelle in cui è progressivamente raggiunta, la perfezione più alta.
La filosofia della natura
In questa parte del sistema Hegel affronta il rapporto tra filosofia e scienze, considerando queste ultime necessarie, sebbene puramente propedeutiche alla filosofia stessa che gli assegna il loro vero significato. Ciò si comprende meglio considerando che la Natura è il secondo momento (antitesi) dell’idea ossia l’idea fuori di sé, “nella forma dell’esser altro”, quindi, l’idea alienata. La natura rappresenta, dunque, anche la contraddizione, il momento di passaggio, imprescindibile, per la realizzazione dialettica dello Spirito.
Sulla scorta di Schelling, Hegel ricerca il senso filosofico delle leggi scientifiche, convinto dell’intelligibilità della natura e animato da una concezione antimeccanicistica e organicistica e distingue, all’interno della filosofia della natura i tre momenti della meccanica, della fisica e dell’organica.
La filosofia dello Spirito
Lo Spirito è la “verità” della natura è, quindi, l’Idea riconciliata con sé stessa, dopo l’alienazione nella natura. Come nel caso della Logica e della Natura anche lo Spirito contempla tre gradi nel suo sviluppo:
- lo spirito soggettivo, ovvero l’Idea nella forma della relazione con sé stessa;
- lo spirito oggettivo, ovvero l’Idea nella forma della realtà;
- lo spirito assoluto, che rappresenta l’unità e la sintesi dei due momenti precedenti e che, a sua volta, annovera in sé l’ulteriore partizione (sviluppata soprattutto nelle Lezioni) in arte, religione e filosofia.
Lo spirito soggettivo ha come proprio tratto caratterizzante l’essere in possesso di sé e rappresenta, quindi, la consapevolezza che lo spirito ha di sé come singolo individuo umano, consapevolezza che giunge al suo apice nella coscienza della sostanziale libertà dell’uomo.
In questa sezione lo spirito si pone inizialmente come coscienza concreta, per poi farsi ragione consapevole di sé che, poi, mediante la sua attività, diviene cosciente del suo concetto e, quindi, oggettività.
Lo spirito soggettivo consta di tre momenti:
- l’antropologia dove Hegel afferma l’unità di anima e corpo contro Cartesio e la preminenza del pensiero sulla sensazione, la cui unica prerogativa è quella di registrare passivamente dati;
- la coscienza, dove Hegel descrive lo spirito nella sua relazione con l’oggetto conosciuto, con il quale coglie la progressiva unità (sono qui riprese molte tesi e molti argomenti della Fenomenologia dello Spirito);
- la psicologia il cui oggetto è lo spirito propriamente detto, ossia la coscienza individuale, ora consapevole dell’identità tra sé e il proprio oggetto.
Lo spirito oggettivo
Questo momento, particolarmente sviluppato perché argomento anche dei Lineamenti di filosofia del diritto, tratta dell’Idea nella forma della realtà e accoglie al suo interno il diritto, la moralità e l’eticità.
Hegel affronta qui concetti fondamentali del diritto come quelli di persona (soggetto capace di proprietà), contratto, torto, diritto contro il torto; nega l’esistenza della legge naturale (ossia di una legge anteriore a quelle stabilite dai vari stati) e, criticando Kant, nega che la moralità possa essere considerata come il rapporto personale con la legge.
Rifiutando l’idea di dovere individuale, Hegel afferma il primato della legge positiva, sostenendo che la legge dello stato (il "reale"), in altri termini, è sempre corretta e degna di obbedienza (è “razionale”); tale assunto illustra il significa del famoso motto:
"tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale"
Lo stato, terzo momento dell’Eticità (dopo la famiglia che ha senso solo se posta in relazione con la totalità dello stato, e dopo la società che non può essere considerata una vera unità ma solo la somma degli interessi particolari), può essere inteso anche come spirito che si esplica in una forma reale e nell’organizzazione di un mondo ed è l’unico momento in cui la libertà si attua e si esplica pienamente come realizzazione della volontà razionale e, quindi, complessivamente, come realizzazione della volontà universale.
Lo stato, in sintesi, rappresenta la totalità organica degli individui e rappresenta il fine, di cui gli individui possono essere considerati solo come mezzi.
Lo Spirito assoluto
Nell’ultimo momento del processo lo Spirito perviene alla consapevolezza di essere tutto, ovvero di coincidere con l’Assoluto: tale autocoscienza è raggiunta sempre attraverso un movimento ternario che vede il susseguirsi di tre diverse attività che pur avendo in ogni caso l’Assoluto, come contenuto, differiscono per la forma in cui lo colgono: all’arte pertiene, infatti, la forma dell’intuizione sensibile, alla religione la forma della rappresentazione e alla filosofia la forma, più matura, del concetto.
Tralasciando gli ultimi due momenti (religione e filosofia) è utile, invece, considerare brevemente le tesi di Hegel riguardo all’arte. Diversamente dal Kant della Critica del Giudizio, Hegel non considera il bello naturale ma solo il bello artistico ritenuto superiore al primo perché mentre la natura rimane una manifestazione dello spirito alienato da sé, nell’arte è presente la mediazione dello spirito umano.
Tratto distintivo dell’arte è, infatti, quello di essere un sapere immediato e proprio perciò sensibile, in altri termini, nell’esperienza estetica si realizza l’unione tra forma sensibile (la figura) e intuizione del vero, ossia dell’assoluto.
Merita attenzione, infine, la controversa tesi della “morte dell’arte” di cui Hegel parla nelle Lezioni di Estetica. Con tale espressione, in accordo con quanto detto sopra, si deve intendere la consapevolezza, propria dei moderni, che l’arte non può più considerarsi la forma suprema di autocoscienza dello spirito, dal momento che tale ruolo è svolto compiutamente dalla filosofia (e, prima di essa, dalla religione), sebbene l’arte rimanga comunque una manifestazione elevata dello Spirito. A riprova di ciò può essere notato anche che la fine dell’arte, ovvero il momento in cui l’arte è pronta per trapassare in forme più elevate di autocoscienza spirituale, è successiva (in quanto momento finale, sintetico) all’arte classica (prevalentemente plastica, come testimonia la scultura) e all’arte romantica, dove la soggettività creativa inizia a prevalere sull’oggettività materiale, l’aspirazione massima non è più alla bellezza ma al (contatto con) l’interiorità (l’arte romantica è un arte musicale e non figurativa) e il sentimento che si vuole suscitare nel fruitore non è più la serenità quanto piuttosto il turbamento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il sistema di Hegel: la Scienza della Logica e l’Enciclopedia
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