A colmare parzialmente la modesta risonanza data all’evento dei sessanta anni dalla pubblicazione da parte di Feltrinelli de “Il Gattopardo” del Principe di Lampedusa, ha provveduto l’Unione Filatelica Italiana e Poste Italiane con l’emissione di un francobollo commemorativo e di un annullo speciale.
In quest’occasione il figlio adottivo, il principe Gioacchino Lanza Tomasi, ha preso lo spunto per raccontare alcuni interessanti aneddoti legati alla genesi di quello che è considerato uno dei massimi capolavori della letteratura italiana se non europeo. Quando era in vita il Principe fu del tutto ignorato e solamente ora viene ampiamente riconosciuto dopo sessanta anni. Il Gattopardo è un fantastico affresco sulla Sicilia del 1860, metafora di quanto accadeva ai tempi in cui venne scritto e di quanto forse accade ancora oggi.
Le Poste Italiane nella sua sede centrale, era un palazzo che costituiva un passaggio obbligato per il Principe Tomasi, che dal suo palazzo si muoveva in direzione del Bar Mazara, dove in un tavolino appartato lavorava al suo manoscritto.
L’iniziativa dell’annullo commemorativo, ha avuto anche il supporto della “Strada degli Scrittori”, l’iniziativa che si propone di valorizzare una particolare fascia di territorio che va da Ragalbuto a Porto Empedocle, i luoghi dove sono nati Sciascia, Pirandello, Camilleri. Nelle immediate vicinanze sorge anche Palma di Montechiaro nell’immaginario Donnafugata dove sono ambientati episodi del Gattopardo, come quello della “beata Corbera”
Il sessantenario è un evento storico che è stato offuscato. Si tramanda e possiede poca memoria storica e prevale una comunicazione troppo veloce ed imbarbarita. La riflessione sui momenti storici è invece molto importante. La Storia non serve solamente ad insegnare ciò che è avvenuto, ma deve anche e soprattutto educare a tenerne sommamente conto.
In ordine alla pubblicazione del "manoscritto del Principe", si raccontano storie diverse su Feltrinelli. Nel periodo della pubblicazione del Gattopardo, si adoperava ancora la Linotype, una sorta di macchina da scrivere che componeva i piombi che poi inserite in caselle, si allineavano. Così avvenne per il Gattopardo alla prima edizione (solo 1600 copie) inserita in una nuova collana con un direttore che non pensava di certo ad un tale successo. La casa editrice Feltrinelli non si distinse di certo per la sua efficace organizzazione, non ritenendo di fare un’edizione del libro per Natale sottoponendolo anzi prima al vaglio della critica letteraria, che ignorava chi fosse realmente l’autore. Le critiche furono di diverso e opposto tenore ma il libro, sebbene richiesto, non era più in libreria poiché le poche copie andarono subito vendute. La Feltrinelli molto lungimirante, aveva già fuso i piombi, in quanto un libro occupava allora quasi la metà di una normale stanza e pertanto non si poté ristamparlo nell’immediato.
Solo dopo un mese e mezzo ai primi di febbraio del 1959, il libro venne rimesso in vendita, trascorso il tempo necessario per ricomporlo tipograficamente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I sessant’anni de “Il Gattopardo” celebrati con un annullo postale commemorativo
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