La semiotica definita sul vocabolario è la “scienza generale dei segni, della loro produzione, trasmissione e interpretazione o dei modi in cui si comunica e si significa qualcosa, o si riproduce un oggetto comunque simbolico”.
Volendo dare una definizione più precisa la semiotica (o semiologia) è quindi una scienza che studia i segni come quello di cui l’uomo si serve in virtù di quella che è la loro capacità strutturale di rinviare a uno o più significati. Oltre ai segni, la semiotica studia anche il testo inteso come spazio metodologico in cui, ricorrendo a codici e a strategie comunicative precisi, c’è uno scambio simbolico tra un progetto di comunicazione e un programma d’uso che prendono rispettivamente il nome di enunciatore e enunciatario. Infine, la semiotica studia l’interazione tra un testo e il suo recettore entro un determinato contesto comunicativo.
Data la definizione di semiotica cerchiamo di capirne il significato attraverso una serie di avendo prima cura di raccontare la sua storia, che ha una fase antica e una fase più recente.
Semiotica: storia antica, premoderna e moderna
Il termine semiotica (o semiologia) è stato proposto da C.S. Peirce e C. Morris ma, a sua volta, deriva dal termine semeiotiké, termine con il quale J. Locke individuava la dottrina dei segni, come le parole e che trova la sua origine con Galeno.
La semiotica può essere fatta risalire a moltissimo tempo fa: ci sono già dei fondamentali presupposti della materia nell’Organon di Aristotele, dove si distinguevano in maniera stoica il significante e il significato. La semiotica antica e premoderna, ovvero quella del sei-settecento, è dominata dalla concezione nomenclatoria del significante e dalla concezione referenzialistica del significato, ovvero le idee che presuppongono che il segno sia rappresentante del significante (aspetto fonico-acustico) e del significato (il concetto o l’oggetto denotato).
La semiotica diventa moderna con Pierce, colui che pone delle basi concrete a una teoria filosofica che vede come rilevante la nozione di semiosi illimitata, ovvero il processo di continua riformulabilità dei significati dei segni. La semiosi diventa così la riorganizzazione continua del legame tra segno e oggetto. C’è poi il contributo di Morris che, a sua volta, suddivide la semiotica in pragmatica, semantica e sintattica. Nell’ordine, la pragmatica analizza i rapporti che intercorrono tra i segni e i loro interpreti, la semantica studia il rapporto dei segni con quello che designano e la sintattica analizza dei rapporti formali che ci sono tra i segni.
Con Saussure e Hjelmslev va affermandosi definitivamente la teoria della semiotica moderna. Entrambi sottolineano quello che è lo statuto formativo di significante e significato, visti da Saussure come classi astratte e da Hjelmslev come condizioni formali. Quest’ultimo parla di funzione segnica, ovvero la correlazione che c’è tra due sistemi formali di differenze, dell’espressione e del contenuto, che costituiscono un sistema semiotico.
Entrambi danno vita a nozioni come quelle di commutazione e codice, di rapporti sintagmatici e rapporti associativi, si diacronia e sincronia e una serie di altre nozioni.
Semiotica: esempi
La semiotica, quindi, è la scienza che studia i segni in quanto tali. Proviamo a vedere qualche esempio pratico di ciò che è la semiotica. Una delle prime discipline ad associare un significante è un significato fu, per esempio, la semeiotica medica: la disciplina metteva in relazione segni e sintomi per giungere a una diagnosi. La filosofia, invece, ha sempre considerato il segno in quanto concetto. Un esempio? Alla parola rabbia viene associato un significato che non coincide con il suo suono. Un’altra materia che indaga sui segni è la teologia: gli antichi cercavano la presenza degli Dei in segnali terreni come il volo degli uccelli o il fegato degli animali sacrificati; senza andare troppo lontano, anche oggi nel cattolicesimo i sacramenti vengono considerati come la manifestazione di Dio nel mondo.
Nella vita siamo costantemente impegnati a ricevere e interpretare i segni, oltre a produrli, ovviamente. Un esempio? Le madri, a un certo punto, sviluppano l’incredibile capacità di distinguere il pianto dei neonati e ciò che vuole comunicare. C’è poi la riflessione di chi ama, ma non sa ancora se è corrisposto, atta a interpretare i veri o presunti segnali che arrivano dalla persona amata come sguardi, parole, sorrisi o gesti.
La semiotica, quindi, riguarda il significato delle parole, dei gesti, di ogni forma di comunicazione che viene veicolata da un significante.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Semiotica: significato ed esempi
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