Diana and Callisto nel dipinto di Tiziano
Il mito dell’Orsa Maggiore è la storia di una giovane ninfa che, violentata e umiliata da un dio, subisce la vendetta di una dea e l’ostracismo sociale nonostante la sua innocenza. Callisto è l’emblema di tante, troppe donne e il suo mito è la dimostrazione di come le vicende della mitologia greco-romana possano ancora essere ferocemente attuali.
Gli dei dell’Olimpo (ma anche gli altri) erano uomini all’ennesima potenza: amavano, odiavano, erano violenti e senza morale. E molti non erano neppure un modello per gli esseri umani, che non potevano fare altro che accettare i loro furori.
L’istinto divino più sfrenato era quello di accoppiarsi con donne mortali e Zeus, tra gli altri, in quanto padre degli dei, non andava molto per il sottile. Gli piacevano tutte le donne, dee e mortali, ed era un esperto nel travestimento per conquistare le sue prede qualora si fossero dimostrate ritrose.
Ripercorriamo la storia e il mito dell’Orsa Maggiore, caso emblematico di violenza e patriarcato nella mitologia, riscoprendone la sua modernità.
Il mito dell’Orsa Maggiore: una storia di violenza
Il mito dell’Orsa Maggiore è notevole per ferocia e violenza.
Callisto era una ninfa bellissima (il nome stesso lo dice) che, vergine consacrata a Diana, non si concedeva a nessuno. La sua bellezza fu però notata da Giove che, sotto le sembianze della dea stessa (nella leggenda c’è una componente omoerotica non indifferente), la violentò. Fu uno stupro vero e proprio perché Callisto, accorgendosi della natura mascolina dell’amante, si ribellò senza riuscirci.
Fu la sua rovina: Zeus la abbandonò dopo aver consumato il rapporto e la povera ninfa, per la vergogna di non essere più pura, fu respinta da Diana, inflessibile giudice, e dalle compagne.
La giovane partorì un figlio e la dea Era, irata per il comportamento immorale del marito, se la prese con lei e la trasformò in orsa.
Il figlio Arcade, ormai quindicenne, cercò di ucciderla durante la caccia ma Zeus, impietosito, trasformò entrambi nell’Orsa Maggiore e nell’Orsa Minore.
Era, contrariata, fece in modo che la costellazione non tramontasse mai.
Il mito dell’Orsa Maggiore: la ferocia delle divinità
Quello dell’Orsa Maggiore è un mito ferocissimo e nichilista, che non risparmia nulla.
Callisto, la bellissima, è condotta al disonore da un dio scapestrato, è feroce per necessità ma è la sola vittima di tutto.
Zeus è un conquistatore da strapazzo che non cerca di porre rimedio alla sua violenza e ha come fine il proprio piacere, prototipo dunque di un maschio padrone, secondo una religione che aveva sostituito al culto matriarcale gli dei maschi e guerrieri degli Indoeuropei.
Ma neppure le dee sono innocenti. Era, per quanto consapevole del cattivo comportamento del marito, se la prende con l’involontaria amante senza credere a una violenza, ma solo alla seduzione di quella "bella forma" che presto distrugge con una terribile metamorfosi.
E Diana e le ninfe? Diana è una dea vergine (per quanto molto ambigua nei rapporti con le ninfe e con Callisto) e non può ammettere una donna impura nel suo gruppo, dimostrando che l’innocenza non sempre è sinonimo di carità.
La modernità del mito dell’Orsa Maggiore
Ma riflettiamoci: quante donne abusate sono aiutate e non giudicate dalle altre?
Sotto questo aspetto il mito è modernissimo e racconta una vicenda che, seppure simbolica, potrebbe avvenire anche oggi.
Neppure l’amore filiale esiste, alla fine. Arcade, adulto secondo i tempi antichi, non riconosce la madre (la Grande Madre non esiste in questo mito) e cerca di ucciderla: un tentativo di matricidio che segna una tragedia nella tragedia. Tutto accade in un universo cupo e senza pietà.
Il finale positivo è legato a Zeus, che trasforma madre e figlio in costellazione anche se la terribile Era non permette alla costellazione di tramontare, rendendola un abbellimento del cielo costruito nel sangue.
L’arte si impadronì della vicenda e la rese eterna con autori come Palma il Vecchio e Tiziano, maestri del Rinascimento.
Un mito che fa riflettere sulla donna e sulla sua relazione con il mondo, non sempre facile e non ancora giunta a una parità completa, parità non raggiungibile se non con l’impegno di tutti, maschi e femmine.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mito dell’Orsa Maggiore: un caso di violenza e patriarcato nella mitologia
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