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Storia della letteratura

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi: testo, parafrasi e analisi della poesia

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Scopriamo insieme testo, parafrasi e analisi della poesia di Cesare Pavese.

Serena Di Battista
Eleonora Daniel - Serena Di Battista Pubblicato il 01-07-2020
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi: testo, parafrasi e analisi della poesia

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi è una poesia di Cesare Pavese, ma è anche il titolo della raccolta omonima nella quale venne pubblicata, postuma, nel 1951. Scopriamo insieme testo, parafrasi e analisi di questa poesia il cui testo è incentrato sul tema di un amore deluso e che è ispirata a un’esperienza personale dell’autore.

La raccolta di poesie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi è stata pubblicata nel 1951 a seguito del suicidio di Cesare Pavese. La poesia racconta ed esprime il dolore scaturito dalla delusione amorosa patita dal poeta per l’attrice americana Constance Dowling.

La raccolta di poesie comprende dieci componimenti, di cui otto in italiano e due in inglese. Le poesie sono state tutte scritte tra l’11 marzo e il 10 aprile del 1950 a Torino. Furono ritrovate tutte tra le sue carte dell’autore dopo la sua morte. Scopriamo insieme testo e analisi della poesia Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi: testo e parafrasi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Parafrasi
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. La morte che ci accompagna tutto il giorno, quotidianamente, senza darci tregua. È una presenza fissa ma insensibile e sorda, come un vecchio rimorso o un’abitudine irrazionale. Il tuo sguardo sarà una parola inutile, un grido strozzato, soffocato, che non verrà emesso, un silenzio.
Tu vedi così i tuoi occhi tutte le mattine, quando sei da sola e ti sporgi verso lo specchio. O dolce speranza, quando tutti noi moriremo capiremo che sei fondamentale, sei il cuore della vita, eppure allo stesso tempo sei solo un’illusione.

La morte ha uno sguardo per ciascuno. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come interrompere una vizio, come vedere e riconoscere nello specchio un viso morto che riemerge, come ascoltare una voce che non ha suono, una bocca sigillata.
Moriremo senza una parola, nel silenzio.

Analisi della poesia

La poesia è composta da due strofe libere di versi novenari (in tutto diciannove). Come anticipato, la poesia è dedicata all’attrice americana Constance Dowling, che non ricambiava l’amore del poeta.
Nella prima strofa troviamo diverse letture della morte: essa viene considerata una presenza costante nella vita. Quasi un ospite indesiderato, qualcosa della quale non possiamo mai liberarci, che non si esaurisce soltanto nel momento in cui si verifica, ma che permea l’intera esistenza. Non concede tregua il pensiero della morte, segna ogni esperienza di vita. E gli occhi dell’amata sono il mezzo tramite il quale arriverà la morte, intesa non solo come morte fisica, ma anche come spirituale e poetica.
La seconda strofa ripete i temi presenti nella prima, ma proiettandoli sul piano universale: "per tutti la morte ha uno sguardo" (v. 13) e tutti "scenderemo nel gorgo muti" (v. 19).

Nella poesia è forte il contrasto tra la vista e l’udito. Da un lato si trova la vista, gli occhi, il mondo degli sguardi, la comunicazione non verbale; dall’altro troviamo invece le orecchie sempre sorde e le grida sempre mute: l’unica cosa ascoltabile è un profondo silenzio, in cui le urla sono taciute, le labbra sigillate, la comunicazione impossibile (l’incomunicabilità è un tema tipico della letteratura novecentesca).

Entrambe le strofe infine si concludono con un’altra estensione della morte: quella della speranza. Nella prima strofa infatti il poeta sottolinea come la speranza, che dà la vita, sia a conti fatti soltanto un’illusione priva potere salvifico. Nella seconda, con il verso conclusivo "Scenderemo nel gorgo muti", Pavese sembra voler esprimere l’inesorabilità della solitudine e dell’oblio.
La stretta associazione presente tra l’immagine dell’amata, la speranza vana e la morte può ricordare A Silvia di Giacomo Leopardi: sebbene in diversa misura, i tre elementi si ripresentano (e "Cara speranza" al v. 10 è un chiaro richiamo leopardiano: in A Silvia la "lacrimata speme" è "cara compagna" del poeta).

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi: le figure retoriche del componimento

I diciannove versi che compongono questa poesia sono scanditi da numerose figure retoriche. Ecco le principali:

  • Anafore e ripetizioni dell’intero verso: il 14esimo verso ripete interamente il primo; tra la prima e la seconda strofa tornano alcune parole (tra cui "occhi", "specchio", "vizio"); i vv. 6 e 16 si aprono con una variatio ("saranno"-"sarà").
  • Similitudini: "come un vecchio rimorso" (v. 4), "come vedere" (v. 16), "come ascoltare" (v. 18).
  • Metafore: "cara speranza" (v. 10), "gorgo" (v. 19).
  • Personificazione: la morte è personificata ("verrà" e "avrà i tuoi occhi" v. 1).
  • Apostrofe: "o cara speranza" (v. 10).
  • Ossimoro: "grido taciuto" (v. 7).
  • Climax: "vana parola, "grido taciuto", "silenzio" (vv. 6-7) tra loro costituiscono una climax ascendente.
  • Chiasmo: "vana parola" e "grido taciuto" (vv. 6-7) sono disposti tra loro in modo da formare un chiasmo aggettivo-sostantivo.
  • Antitesi: "sei la vita e sei il nulla" (v. 12).
  • Ipallage: "insonne" (v. 3) (il pensiero della morte non è insonne, ma rende insonni).

Conoscevate questa poesia di Cesare Pavese? Fatecelo sapere nei commenti, vi aspettiamo!

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi: testo, parafrasi e analisi della poesia

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Commenti: 3

  • jo
    4 aprile 2020, 09:00

    La vita non è un incidente,è un regalo..e non si butta via un regalo di questa portata..se uno scopre come funziona questo fenomeno capisce che L’amore come la propria parola lo dici...non muore (a-mors)..se un uomo poeta o no,vedi i suoi desideri non corrisposti non toglie la sua vita...dedica la sua vita a tutti dimostrando il suo valore.. non la distrugge a causa di desideri non soddisfatti bisogna imparare la vera differenza tra avere ed essere.... Non c’è la morte..solo del ego...

  • antonio stola
    30 aprile 2020, 20:34

    La morte della razionalita’ è un vizio assurdo, è il razionale che cede il posto all’irrazionale, è l’istintivita’ che vince sulla razionalita’, è l’egoismo che vince sull’altruismo, è l’armonia delle nostre idee che perde contro la disarmonia, sono le contraddizioni che vincono sulla coerenza.

  • Valentine
    23 dicembre 2020, 15:18

    Questa analisi di poesia è veramente chiara, semplice e lineare! La poesia me la sono così per dire più goduta! Thanks a lotttt

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