



Link affiliato
Gloria Bova, psicoterapeuta e ricercatrice, nel libro La bambina non mangia carne. Una teoria universale della psiche ugualmente valida per l’uomo, le piante, gli animali e tutto ciò che è (Santelli, 2024), un corposo saggio sul tema del rapporto degli umani con la Natura, aveva dedicato un capitolo a un incontro con un maschio di foca monaca nelle acque trasparenti di una caletta in un’isola delle Sporadi settentrionali, con cui stabilisce una comunicazione affettiva e una relazione interspecie:
Fu l’inizio di una danza che dal mattino si protrasse fino al tramonto. Un dono. Un vero dono della vita. Inaspettato, unico e prezioso.
Quell’esperienza particolare, rimasta appiccicata alla pelle e all’anima dell’autrice, è descritta, sempre con il registro misto tra racconto favolistico e saggio, nel nuovo libro di Bova Un incontro straordinario (Pathos, 2024).
Questo libro è un atto dovuto. È il tentativo di restituire un dono ricevuto e di renderne viva la memoria.
Un atto dovuto per la ragione che dopo qualche tempo la foca monaca, dal nome Kostis, incontrata da Gloria Bova è stata uccisa da un pescatore, come titola un quotidiano italiano: “Grecia, rabbia ad Alonissos: uccisa con una fiocina la piccola foca monaca mascotte dell’isola” (“la Repubblica”, 25 luglio 2021).
“Un incontro straordinario”: racconto a più voci
Lungo le pagine di Un incontro straordinario parlano tre diversi soggetti. Ognuno con la sua lingua. Sono la foca, l’autrice e l’Associazione MOm (organizzazione greca non governativa che si occupa della protezione del Monachus monachus), che raccontano una storia vera e i delicati equilibri del rapporto tra gli esseri umani e la Natura.
E a ciascuna di queste lingue è dato un compito diverso e specifico: suscitare una risonanza empatica, portare alla concretezza della realtà, sensibilizzare alla responsabilità sociale e ambientale. Nei primi cinque capitoli a parlare è la voce bambina del cucciolo di foca mediterranea.
L’incipit è nello stesso tempo leggero, accattivante e somiglia all’esordio di una favola con un un linguaggio che incanta:
Ciao. Mi presento. Io sono una foca monaca. E tanto per cominciare non sono un pesce. Sì, lo so, mi vedi vivere in acqua e ho le pinne, ma non sono un pesce. Sono un mammifero. Nel senso che anche io nasco da una mamma che ha incontrato un papà, come accade a un cucciolo di uomo, e anche io bevo il latte della mia mamma, come fanno i bambini. Per questo sono un mammifero, perché ho la mamma.
Le favole, pure quelle che finiscono con un dramma, evocano “c’era una volta”:
Siamo i mammiferi marini più cacciati e oggi siamo tra gli animali più rari e a maggiore rischio di estinzione del Pianeta.
e così il lettore s’immerge, uso volutamente questo verbo, nel liquido del mare, in quello di una pancia gravida, nell’anima e nella mente e nella prosa favolistica.
La mia è una storia bella, piena d’amore. E brutta nello stesso tempo. Provo a raccontartela…
E così Kostis, il cucciolo di foca, racconta la sua nascita, la fatica dello svezzamento e della prima educazione da parte della madre che poi morirà a causa di un uragano (il ciclone tropicale Zorba), il rischio di morire su una spiaggia, il salvataggio da parte di un uomo buono che l’affida a una “seconda mamma”, rappresentata dai veterinari e biologi della Ong MOm, che la cura:
Il cucciolo era troppo piccolo, debole e traumatizzato. Dovevamo necessariamente pensare a un’alimentazione forzata. [...] Cominciammo a frullare della polpa di sgombro. Bisognava farle raggiungere il giusto grado di fluidità per essere ingoiata con facilità e poi digerita senza problemi, come fosse latte. Cominciammo con un pasto ogni quattro ore, giorno e notte. Facevamo i turni per alimentarlo e per stargli vicino. [...] Raggiunti i 50 chili di peso corporeo lo rilasciammo nel Parco Nazionale Marino di Alonissos, che è una delle riserve naturali più importanti d’Europa. Kostis era rinato!
“Un incontro straordinario”: equilibrio e danza fra le specie


Link affiliato
Il cucciolo, diventato grande e dopo il lungo periodo di permanenza, ritrova la libertà:
Ora ho un nome umano. Mi chiamo Kostis e ricordo bene, molto bene, il ritorno al mare. Mi ero abituato all’acqua della vasca e al pavimento liscio. Non ricordavo nulla della grotta e delle onde, ma mi bastò sentirne l’odore perché in me si attivassero ricordi ancestrali.
Kostis ha un ricordo forte di quella esperienza con gli umani, i mammiferi di terra, che lo hanno curato amorevolmente:
Mi ero affezionato a mamma MOm con tutti i suoi papà e mamme umani, ma il mare richiamava forte ogni cellula del mio corpo. Erano belle le loro carezze. Gli umani hanno quelle pinne morbide, ti accarezzano e ti fanno sentire tutto l’amore e la cura che hanno nel cuore. Ti guardano diritto negli occhi. [...] Ho incontrato le altre foche del Parco, ma mi piace anche andare in solitaria lungo le coste a pensare ai fatti miei. Devo trovare il mio equilibrio, tra terra e mare, tra mammiferi di terra e mammiferi di mare.
L’autrice, nel sottolineare la ricerca dell’equilibrio tra le due specie, fa suonare nel lettore un campanello d’allarme, quasi preannunciando l’imminente tragedia: quell’ombra che spesso s’aggira nefasta sul palcoscenico delle favole.
Io non ho paura degli esseri umani. [...] Ogni tanto mi mancano e allora vado a cercarli. [...] A volte, quando vedo persone in acqua, mi avvicino. Io non ho paura degli umani, ma non mi avvicino a tutti.
E qui inizia l’esperienza di Gloria Bova che racconta
l’incontro con un animale selvatico, che vive libero nel suo ambiente naturale e cerca un contatto non predatorio con un umano.
L’autrice, immersa nelle acque di una caletta, non sa nulla di quell’esemplare di maschio di foca monaca, salvato, curato e che ha addirittura un nome, che le si avvicina e la sceglie per giocare, forse per “cercare ancora quel contatto caldo con gli umani” sperimentato durante il periodo di cura e convalescenza nell’aquario della Ong Mom. Scrive l’autrice:
Ero in acqua [...] e ogni volta che si avvicinava fino a stabilire un contatto fisico stretto, sentivo che in me aumentavano l’attenzione e l’ascolto per quell’essere sconosciuto, che sembrava chiedermi proprio questo con grande chiarezza. Mi accorsi che si era stabilita una comunicazione senza parole e pensieri pensati. Sentivo di essere chiamata a un dialogo che mi stava permettendo di percepire la sua intelligenza, la sua vivacità, la sua capacità di determinare una comunicazione affettiva e la sua piena consapevolezza di ciò che stava facendo [...] Fu l’inizio di una danza che si protrasse per diverse ore. Un dono. Un vero dono della vita. Inaspettato, unico e prezioso.
L’esempio di Tonino nel libro di Mario Lodi


Link affiliato
Continuando la lettura del racconto di Gloria Bova, ho ricordato un breve testo del pedagogista Mario Lodi (1922-2014) intitolato Il permesso (Einaudi, 1979), poi ripubblicato più volte dall’editore Giunti, dove il bambino Tonino, educato ad andare a caccia di selvatici con il padre cacciatore, di fronte alla morte sceglie di liberare ingenuamente due leprotti in una riserva degli anni Sessanta, che oggi potrebbe essere una specie del Parco Nazionale Marino di Alonissos dove viveva Kostis. Tonino sembra essere riuscito nel suo intento, ma ci sono in agguato i cacciatori, con una muta di cani, che con un permesso ottenuto dal padrone della riserva possono cacciare e uccidere i leprotti.
Questo libro – ha scritto Lodi negli anni in cui non esisteva un barlume di cultura e di conoscenza nella relazione Uomo e Natura -
riflettendo sulle situazioni crudeli alla luce di un rispettoso rapporto con gli animali, può contribuire a formare quella nuova cultura, quel nuovo modo di pensare e di vivere, che potrebbe bandire la pratica di ogni violenza nei confronti sia degli animali che degli uomini.
“Un incontro straordinario”: il doloroso, ultimo capitolo
L’ultimo capitolo della favola è dedicato da Gloria Bova alla scoperta della morte della foca monaca che, ahinoi, non era sufficientemente protetta come non lo erano i due leprotti nella riserva della favola di Mario Lodi.
Kostis vagava fuori dalla colonia, è vero, ma nuotava comunque in un’area marina protetta. E in ogni caso lui era un intoccabile, perché apparteneva a una specie rara e preziosa a forte rischio di estinzione e quindi era assolutamente tutelato dalle leggi internazionali.
Scrive l’autrice che
un pescatore l’aveva salvato e un altro l’aveva ucciso. [...] Kostis andava a cercare gli umani pensando fossero tutti buoni, come quelli che aveva incontrato, e innocenti come lui.
Come succede in tutte le favole che diventano dramma appare
un orco assassino, un essere insulso con l’adrenalina sadica degli assassini che manda in fumo il cervello
che ha inseguito e predato la foca monaca.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Un incontro straordinario”: la storia della foca monaca di Alonissos nel libro di Gloria Bova
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Amanti degli animali News Libri Gloria Bova
Lascia il tuo commento