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Storia della letteratura

Chi era Siegfried Sassoon, poeta di guerra tra satira e realismo

Siegfried Sassoon è uno dei pochissimi poeti di guerra britannici a esser sopravvissuto alla Grande Guerra. Vediamo insieme vita, poetica e poesie più famose.

Gabriele Stentella Pubblicato il 01-03-2022
Chi era Siegfried Sassoon, poeta di guerra tra satira e realismo

Quando si pensa ai “War Poets” britannici della Prima Guerra Mondiale, il primo nome che viene in mente è quello di Wilfred Owen (1893-1918), il cui componimento Dulce et decorum est è probabilmente una delle più famose poesie della letteratura inglese del XX secolo.

Se Wilfred Owen è divenuto con il tempo una grande celebrità letteraria, lo stesso non si può dire del suo intimo amico (e forse amante) Siegfried Sassoon (1886-1967), uno dei pochissimi poeti di guerra britannici a esser sopravvissuto alla Grande Guerra, ma che evidentemente non è riuscito a sopravvivere nella memoria di molti lettori europei, eccezion fatta per quelli britannici, che ancora oggi lo considerano un pioniere della poesia d’avanguardia.

Vita di Siegfried Sassoon

Nato nell’Inghilterra meridionale l’8 settembre 1886 da madre cristiana e padre ebreo (convertitosi all’Anglicanesimo per amore), Sassoon visse in una famiglia benestante e non priva di stimoli artistici: basti pensare che la madre lo chiamò “Siegfried” in onore al compositore tedesco Wilhelm Richard Wagner, scomparso tre anni prima. Dopo aver abbandonato l’Università nel 1907, Siegfried Sassoon iniziò a dedicarsi alla poesia, ma i suoi primi lavori non incontrarono il favore né del pubblico né tanto meno della critica. Nel 1914 Sassoon (quasi trentenne) decise di partire volontario per la Prima Guerra Mondiale, ma a causa di un incidente fu costretto a ritardare la sua effettiva discesa in campo. Nella primavera del 1915 il poeta perse il fratello Hamo, caduto a Gallipoli (attuale Turchia) in quella che fu una delle più grandi disfatte dell’esercito dell’Intesa. Questo evento segnò significativamente Sassoon, che da quel momento decise, per sua stessa ammissione, d’imbracciare il fucile più per vendetta che per spirito patriottico.

Ironia della sorte, una volta raggiunto il fronte francese, il patriottismo non fu la sola cosa che abbandonò Siegfried Sassoon: la guerra nelle trincee era molto diversa da quella dipinta dalla propaganda, e ben presto il poeta iniziò a soffrire di “Shell Shock”, nome con il quale era conosciuto all’epoca il disturbo da stress post-traumatico. Incubi, disordine emotivo e depressione accompagnarono Sassoon per due anni, sebbene egli si fosse anche distinto per innumerevoli imprese eroiche. Nel 1917 Sassoon, convalescente dopo un ferimento, scrisse una lettera nella quale dichiarava la sua contrarietà alla guerra e nella quale sottolineava tutte le menzogne riferite dalla propaganda. Un simile atto equivaleva all’insubordinazione, ma, in virtù della sua nomea e del suo precario stato mentale, i suoi superiori decisero di farlo giudicare incapace d’intendere e di volere e di farlo ricoverare nel Craiglockhart War Hospital, in Scozia. È qui che Siegfried Sassoon scrisse le sue poesie più famose e fece l’incontro con Wilfred Owen, anch’egli ricoverato dopo l’esperienza sul fronte.

Tra Owen e Sassoon potrebbe essere nata molto più di una semplice amicizia, informazione avvalorata dalla lettura di vere e proprie lettere d’amore inviate da Owen a Sassoon, ma ancor oggi non si sa per certo. Owen morì in battaglia, nel 1918, mentre Sassoon scomparve il 1 settembre 1967.

La poetica di Sassoon

Sebbene in un primo momento la poetica di Sassoon si mostrasse simile a quella di alcuni war poets tardo romantici - senza tuttavia sfociare nel patriottismo eccessivo e idealista di Rupert Brooke - a partire dal 1916 i componimenti di Sasson iniziarono a distaccarsi dai canoni dell’epoca, sia dal punto di vista del contenuto che della forma.

Nelle poesie di Sassoon la guerra è ritratta in maniera molto realistica e non c’è spazio per l’eroismo e la guerra pulita dipinta dalla propaganda, non solo britannica. I componimenti sono densi di umorismo nero, satira ed elementi talvolta molto grotteschi, come si può notare ad esempio nella poesia Loro (1916), nella quale Sassoon non risparmia una dura critica alla Chiesa d’Inghilterra e al suo atteggiamento di fronte al conflitto:

Il Vescovo ci dice: "Quando tornano i ragazzi
Non saranno gli stessi; perché avranno combattuto
Per una giusta causa: guidano l’ultimo attacco
Sull’Anticristo; il sangue del loro compagno ha comprato
Nuovo diritto di allevare una razza onorevole
Hanno sfidato la Morte e l’hanno sfidato faccia a faccia. "
"Nessuno di noi è lo stesso!" rispondono i ragazzi
"Perché George ha perso entrambe le gambe e il cieco di pietra di Bill;
Il povero Jim è colpito ai polmoni e gli piace morire;
E Bert è diventato sifilitico; e non troverai
Un ragazzo che ha servito che non ha trovato alcun cambiamento. "
E il Vescovo ha detto: "Le vie di Dio sono strane!"

Nella poetica di Sassoon riveste un ruolo di primo piano la descrizione degli effetti della guerra sulla salute mentale dei sopravvissuti. Tra le poesie che trattano di disturbo da stress post-traumatico, la più significativa rimane Sopravvissuti (1917), scritta probabilmente nei primi mesi di degenza al Craiglockhart:

“Senza dubbio presto guariranno; lo shock e la tensione
hanno causato i loro discorsi balbettanti e disconnessi.
Certo che non vedono l’ora di uscire di nuovo,
questi ragazzi con vecchie facce spaventate, che imparano a camminare.
Dimenticheranno presto le loro notti infestate; la loro intimidita
soggezione ai fantasmi degli amici che sono morti,
i loro sogni che grondano di omicidi; e saranno orgogliosi
della gloriosa guerra che ha infranto tutto il loro orgoglio…
Uomini che uscirono in battaglia, tristi e contenti;
Figli, con occhi che vi odiano, spezzati e folli”.

Come è possibile osservare, le poesie di Sassoon sono avanguardiste anche dal punto di vista della forma e segnano una rottura netta sia con i componimenti di epoca romantica o tardo-romantica, che con gli elementi simbolisti che si erano diffusi in Europa a partire dagli anni ‘70 del XIX secolo. In conclusione, la poesia di Sassoon è fortemente figlia del ‘900 ed è libera da qualsiasi legame con la poetica ottocentesca, che avrebbe dipinto la guerra in maniera dualistica, patriottica e idealizzata.

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