Torna al cinema in una versione restaurata The Dreamers, I sognatori, il film cult di Bernardo Bertolucci. La pellicola capolavoro del regista compie vent’anni, ma non perde un briciolo della propria verve rivoluzionaria e la capacità di parlare alle nuove generazioni. Un film eternamente giovane come i suoi protagonisti, Matthew, Isabelle e Théo, interpretati da Michael Pitt, Eva Green e Louis Garrel.
The Dreamers è un film che gioca molto con il citazionismo cinematografico - celebre la scena del Louvre che richiama una pellicola di Godard - ma è tratto da un libro. Il romanzo che ispirò Bertolucci fu The Holy Innocents di Gilbert Adair (1944-2011), pubblicato nel 1988.
Era l’esordio dello scrittore e giornalista scozzese Gilbert Adair, che per anni rifiutò ogni genere di trasposizione sul grande schermo ma infine cedette a Bertolucci e accettò di collaborare alla sceneggiatura e partecipò direttamente alle riprese.
Ciò che affascinò il regista del libro di Gilbert Adair fu il riferimento al Sessantotto che non veniva descritto come una rivoluzione mancata, ma come un “momento di rottura” con la tradizione e dunque come l’avvio più perfetto per un romanzo di formazione che non si limita a prendere in considerazione una sola generazione, ma assume un’ottica senza tempo e dunque universale.
In The Dreamers la rivoluzione sessantottina, quel maggio caldo degli scontri parigini, irrompe all’esterno, rappresenta la Realtà che violentemente frantuma l’immaginazione, lo schermo fantasioso dei sogni che è poi una metafora del cinema stesso.
La rivoluzione raccontata da Bertolucci è duplice: una è quella vissuta dai tre protagonisti all’interno della casa in cui, attraverso dei giochi proibiti, attraversano il confine tra l’adolescenza e le soglie dell’età adulta; l’altra è quella che avviene all’esterno, che irrompe dalle finestre come un sole accecante, la primavera calda del Sessantotto.
“The Dreamers”: qual è il libro dietro al film di Bertolucci
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Il romanzo The Holy Innocents di Gilbert Adair è ambientato proprio nella Parigi del 1968. Siamo a inizio primavera e nell’aria si respira un sentore di rinnovamento. I ragazzi protagonisti, Matthew, Isabelle e Téo, però non pensano alla rivoluzione: desiderano solo immergersi nella loro passione per il cinema trascorrendo le giornate alla Cinémathèque Française, trasportati dai fotogrammi che scorrono sullo schermo in un mondo irreale. Il cinema è la loro società segreta, una sorta di setta a cui aderiscono con tutta la devozione assoluta dei loro diciotto anni.
Quando il governo francese ordina la chiusura della Cineteca, loro decidono di chiudersi in casa isolandosi in un mondo di loro creazione. Isabelle e Théo sono fratelli gemelli e decidono di ospitare l’amico Matthew, uno studente americano, nel loro appartamento, lasciato libero dai genitori appena partiti per le vacanze estive.
Inizia così una spirale ossessiva di giochi proibiti, in cui i ragazzi si sfidano l’uno con l’altro nel superare le reciproche inibizioni.
Ecco che l’ambiente claustrofobico della casa in cui sono rinchiusi diventa il riflesso del labirinto della psiche in cui si perdono. Rinchiudendosi nell’appartamento tagliano fuori il mondo esterno, decidono di vivere nell’altrove che appartiene solo ai sognatori; ma ecco che infine il mondo esterno irrompe, salvandoli dalla follia, con la irruenza visionaria della rivoluzione sessantottina.
“The Dreamers”: l’influenza letteraria di Jean Cocteau
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Il romanzo dello scrittore scozzese Gilbert Adair aveva in realtà un precedente in Jean Cocteau e nel suo celeberrimo I ragazzi terribili, Les enfants terribles (1929), che segnò un punto di rottura nella narrativa francese del Novecento.
I critici definirono il romanzo di Cocteau come un “libro malvagio”. Nelle pagine lo scrittore francese narrava la storia di due fratelli, Paul e Elisabeth, che dopo la morte della madre vivono rinchiusi nel loro appartamento parigino. Ai due giovani presto si aggiunge Dargelos, considerato una testa calda, e anche Agathe e l’amico Gérard. Tra i giochi leciti e illeciti creati dai giovani Cocteau dava forma a una giovinezza che tentava di opporsi a una realtà adulta e borghese nella quale non si riconosceva. Il finale della storia è tragico, l’atto di ribellione compiuto dai giovani non conduce ad alcun risultato, accresce soltanto il loro malessere.
Gilbert Adair fu ispirato dal libro di Jean Cocteau, ma ebbe l’arguzia di conferire alla vicenda uno scenario storico-sociale perfetto, capace di dare alla storia narrata il rilievo che meritava: il sessantotto francese, emblema della rivoluzione giovanile.
Poi arrivò Bernardo Bertolucci che, nel 2003, con The Dreamers seppe trasformare l’intuizione letteraria in una magistrale impresa filmica che era, al contempo, un omaggio al cinema d’autore e la nostalgica retrospettiva, venata di rimpianto, di una giovinezza irripetibile.
“The Dreamers” di Bertolucci: il trailer
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il romanzo che ispirò “The Dreamers” di Bernardo Bertolucci
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