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Rivoluzione americana: origine e tappe salienti del conflitto

Ripercorriamo le tappe della Rivoluzione americana: una rivoluzione nazionale che diede vita al modello di governo più inclusivo del suo tempo.

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 19-04-2022
Rivoluzione americana: origine e tappe salienti del conflitto

Il 19 aprile 1775 è una data cruciale della Rivoluzione americana o Guerra d’indipendenza americana: è il primo scontro armato tra truppe britanniche e milizie del New England. Volete conoscere in breve l’origine degli Stati Uniti d’America?

La Rivoluzione americana (1775-1783) è la prima grande rivoluzione del secondo Settecento. Ebbe come risultato il conseguimento dell’indipendenza dalla Gran Bretagna da parte delle Tredici colonie inglesi nell’America settentrionale, che diedero vita agli Stati Uniti. Ecco una visione di insieme.

Le colonie inglesi nel Nuovo Mondo

Le Tredici colonie inglesi, situate sulla costa atlantica, erano divise in tre aree secondo indicatori geografici, economici e sociali:

  • Nord
    La popolazione, composta da immigrati alfabetizzati di origine inglese e a maggioranza puritana, si dedica all’agricoltura, pesca e commercio. I piccoli e medi proprietari terrieri sono il ceto dominante.
  • Centro
    La popolazione alfabetizzata è formata da immigrati protestanti provenienti anche da Germania e Olanda. Il ceto mercantile è quello dominante.
  • Sud
    Poco sviluppati i centri urbani. Il ceto dominante è quello di bianchi latifondisti che si avvalgono del lavoro di schiavi, importati direttamente dall’Africa o dai Caraibi. Alle grandi piantagioni di tabacco e canna da zucchero si affiancano quelle di cotone in concomitanza con la prima rivoluzione industriale. La popolazione è a prevalenza anglicana.

Il rapporto tra le colonie e la Gran Bretagna

Il mondo coloniale è una copia di quello britannico?

Niente affatto, malgrado condividano in linea di massima lingua e leggi. Infatti, le colonie apparivano più omogenee sul piano sociale, per l’assenza dell’aristocrazia. Questo dato ci permette di capire l’aspirazione dei coloni a mutuare il loro status di sudditi, in quello di parità con i cittadini inglesi. Insieme all’aspirazione ad avere dei propri rappresentanti nel Parlamento di Londra.
Pertanto, sulle prime, le colonie non vogliono l’indipendenza nazionale, bensì la piena partecipazione alla cittadinanza inglese.

La politica di forza e il mercantilismo del governo inglese

Di contro, la madrepatria sceglie la strada della politica di forza per rafforzare il vincolo coloniale, ovvero la sudditanza, con l’inasprimento della politica fiscale e del vincolo commerciale cui risalgono le radici del conflitto. Perché il mercato americano in espansione è costretto dal mercantilismo ad assorbire un terzo del volume globale delle esportazioni britanniche.

Le conseguenze della linea intransigente: la Rivoluzione americana

Di fronte all’intransigenza dell’Inghilterra, che come abbiamo visto non è disposta a fare concessioni, la protesta delle colonie si trasforma progressivamente in una ribellione armata finalizzata al raggiungimento dell’indipendenza dalla Gran Bretagna. Questa è la macro differenza rispetto alla Rivoluzione francese.

I rapporti con le colonie peggiorano a seguito di: imposizione di nuove tasse su alcuni generi di consumo; l’emanazione della legge sul tè, con la quale il monopolio del commercio del tè veniva concesso alla Compagnia delle Indie orientali. A seguire, ondate di proteste e il tafferuglio passato alla storia come il Boston tea party del 16 dicembre 1773. In realtà una mossa orchestrata da una cinquantina di Figli della libertà, un’associazione segreta di resistenza. Questi provocarono l’Inghilterra con un attacco simulato a intervenire con la forza.

In questo clima il 19 aprile 1775 a Lexinton uno scontro a fuoco tra truppe britanniche e volontari americani indusse il Parlamento inglese a dichiarare ribelli le colonie. Il passo verso la Dichiarazione di indipendenza sarà questione di mesi.

La rescissione formale dei rapporti con l’Inghilterra avvenne nel 1776 quando il Congresso Continentale — formato da 56 delegati delle colonie —, invitò ogni colonia a costituire governi autonomi.

Il 4 luglio 1776 esso approvò la Dichiarazione di indipendenza redatta da Thomas Jefferson in cui, tra gli altri punti: viene argomentata la rottura con la Madrepatria; viene proclamata la repubblica. Un importantissimo documento che si richiama a due principi illuministi: l’esistenza di diritti umani, il diritto di un popolo di ribellarsi contro un governo a lui lesivo. Poco dopo venne fondata una repubblica federale, il cui primo presidente fu George Washington.

Quando terminarono gli scontri?

La guerra si conclude di fatto nel 1781 con la vittoria delle colonie nella battaglia di Yorktown, grazie al sostegno logistico e soprattutto finanziario di Spagna, Olanda e Francia.

Perché gli Stati Uniti sono la prima democrazia moderna?

Perché la struttura sociale non è divisa in corpi come in Europa, ma in individui. Il che a dire: fatto salvo il macro ceto dei bianchi, non esistono gruppi giuridicamente privilegiati. Malgrado l’esclusione di donne, neri e indigeni, fu il modello di governo più inclusivo rispetto a qualsiasi esperienza precedente.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Rivoluzione americana: origine e tappe salienti del conflitto

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