

Pura bici. An extension of our life
- Autore: Katia Ganzerli, Raffaele Bedostri
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Buscar el norte por el sur: risalire le due Americhe in bicicletta, da meridione a settentrione. Un anno sabbatico su due ruote e con tanto spirito per Katia Ganzerli e Raffaele Bedostri, due Generazione X della provincia di Modena, che raccontano la loro cicloavventura di oltre dieci anni fa, sportiva, turistica, formativa, nel volume Pura bici. “An extension of our life”, pubblicato a marzo da Epika Edizioni di Valsamoggia-Bologna (2023, 178 pagine), con tantissime fotografie a colori.
Da Ushuaia in Argentina, a Fairbanks in Alaska, ovvero dall’estremità meridionale atlantica dell’America del Sud alle gelide White Mountains, per un totale di 26.216 chilometri di distanza. 14.716 km percorsi in bici, di cui circa 700 su percorso sterrato; 6mila km in bus con bici al seguito; 3500 km in aereo da Lima (Perù) a Baranquilla (Colombia); 1500 km in traghetto nel Messico e soprattutto da Port Hardy (Vancouver Island Canada) ad Haines (Alaska), 500 km in barca a vela e jeep per attraversare il confine da Cartagena (Colombia) a Panama City.
In più, 4700 km in autobus per escursioni in Argentina a Perito Moreno e Cascate Iguazu e nei siti Maya Tikal in Guatemala e Palenque in Messico.
Diciotto i Paesi nel percorso: Argentina, Cile, Bolivia, Perù, Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala, Messico, Usa (California, Oregon, Washington), Canada (British Columbia, Yukon), Alaska.
Una pedalata dopo l’altra. Quando siamo stati ci fermiamo.
È nato con sorprendente semplicità un itinerario lungo un anno, tra il 2011 e il 2012, che un bel po’ dopo ha trovato modo d’essere raccontato e un editore che lo ha fatto conoscere, Lorella Fontanelli.
Katia Ganzerli è nata a Modena nel 1971 e vive a Savignano sul Panaro. Laureata in scienze dell’educazione, lavora come impiegata nella formazione. Cresciuta sportivamente nell’atletica leggera (giavellotto), ha continuato a fare sport per passione partecipando a trail e maratone, pedalando in mountain bike e facendo immersioni, con le bombole e in apnea.
Raffaele Bedostri, “Bedo” per gli amici, è nato nel 1978 a Pavullo nel Frignano, ha vissuto a lungo a Polinago e ora risiede a Serramazzoni. Dopo vent’anni in banca, stanco di restare recluso si è riciclato operaio comunale, istruttore di nuoto e accompagnatore di mountain bike. Si massacra di fatica nel triathlon con grande appagamento endorfinico e ha corso diverse maratone, trail e ultra trail. Viaggiare in bici l’ha portato a visitare luoghi svariati, descritti nel blog www.bedotrip.it, insieme ad altre avventure.
Si sono conosciuti nell’ambiente delle corse, in particolare dei trail in montagna, che praticavano entrambi. Katia sapeva dei viaggi di Bedo e lui del passato agonistico di lei come giavellottista. La compatibilità dei caratteri ha fatto il resto, complici un ottimo feeling, l’amore per l’avventura, la capacità di mettersi alla prova e di affrontare sfide, disagi, sorprese.
Dicono che, per condividere un progetto non ancora ben definito:
c’è voluto coraggio, un po’ di paura e tanta voglia di sperimentarsi al di fuori della routine, non senza qualche dubbio.
Dopotutto, le incognite erano tante, si trattava di pedalare molto a lungo e in territori sconosciuti. Ma scoraggiarsi non faceva parte del loro bagaglio di vita, anzi brillavano le personalità spiccate, la disponibilità al sostegno reciproco, la volontà di risolvere qualsiasi imprevisto e l’eccitazione di conoscere più di un pezzo di mondo.
Ottimi ingredienti per un grande viaggio in bicicletta.
La grande avventura si è concretizzata man mano. Hanno pianificato il percorso, in una lenta lettura delle guide distratta da mille aspettative e dall’adrenalina montante. Qualcuno li aiutava, come Attilio Aleotti, viaggiatore per lavoro e per piacere. Con lui le idee prendevano forma: i luoghi da visitare, i contatti da prendere, la collaborazione con gli emiliano-romagnoli nel mondo. Quale migliore percorso se non quello che li avrebbe portati a conoscere le realtà di alcune comunità di italiani in America?
Oltre a curare la logistica, è stato necessario concentrarsi sull’equipaggiamento, pensare a cosa portare e come: l’occorrente per un anno intero, sulle bici da attrezzare per affrontare i terreni più svariati, con pezzi di ricambio e utensili per ogni evenienza, sperando di non dimenticare nulla. Avere con sè “un posto dove dormire”, sempre a disposizione: una tenda che tenga bene la pioggia e che sia soprattutto leggerissima, un sacco a pelo molto caldo e poco ingombrante, un fornellino e un pentolino da campeggio, una piccola ma ben fornita cassetta del pronto soccorso, non senza una previdente assicurazione sanitaria (augurandosi di non doverla usare mai).
Quanto all’abbigliamento, dovendo misurarsi con tanto molto freddo e tanto caldo e dovendosi difendere soprattutto dal primo, indumenti tecnici, poco ingombranti, caldi e che asciughino in fretta.
Particolare molto italiano, molto emiliano, la dotazione di Parmigiano Reggiano sotto forma di confezioni "mito", destinato a finire in tre giorni.
Un bilancio? Non è stata un’avventura fenomenale e nemmeno eccezionale, ma sono convinti d’essere riusciti a fare qualcosa di utile. E soddisfatti: al ritorno si sono ritrovati capaci di guardare le cose in modo diverso. Tanti Paesi, popoli e tradizioni li hanno arricchiti, hanno aiutati a riordinare le idee, a dare il senso alla vita, a svegliarsi ogni mattina contenti di affrontarla.

Pura bici. «An extension of our life»
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pura bici. An extension of our life
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