Primo Sangue di Aldo Pecora

Primo Sangue, prima di essere un saggio, è una testimonianza scritta, vissuta e fortemente voluta da molti, per cercare di fare luce sull’omicidio del giudice calabrese, Antonino Scopelliti, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione impegnato nel Maxiprocesso, avvenuto il 9 agosto 1991 a Campo Calabro.

Da allora la vicenda della sua morte è stata sempre offuscata, contraddistinta da numerosi depistaggi e sconti di pena nei confronti degli imputati. Il giudice Scopelliti è una figura alquanto emblematica poiché ingiustamente dimenticato sia dalla sua terra sia da quello stesso Stato e dalle istituzioni che lui stesso aveva servito fino all’ultimo con lealtà e onestà.

Sono in molti a sostenere che il delitto Scopelliti siglò il patto definitivo fra Cosa Nostra e la ‘ndrangheta. E proprio grazie alle pagine di questo libro, si cerca di far rivivere la sua esperienza di magistrato impegnato in prima linea nella lotta alla criminalità ma anche la sua storia di uomo, grazie alle dichiarazioni rilasciate da amici e colleghi, ma soprattutto, grazie a quelle di Rosanna, la figlia del giudice. E’ sono proprio le parole di Rosanna a giocare un ruolo fondamentale nell’ opera e a scuotere prepotentemente l’anima e la coscienza nel lettore, poiché è proprio tramite le sue riflessioni che si percepisce tutta la rabbia e l’amarezza di una giovane donna costretta a superare non solo il dolore per la morte del padre ma anche le calunnie e le dimenticanze di alcune istituzioni un po’ troppo “sbadate”.

L’opera è decisamente più interessante dal punto di vista umano che “cronistico”, poiché ci permette di scoprire un uomo semplice, coraggioso e valoroso che ha servito fino all’ultimo uno Stato che però lo ha ben presto dimenticato. La sua figura colpisce proprio per la profonda normalità di uomo comune che svolgeva onestamente il proprio lavoro senza lasciarsi corrompere ed è proprio in seguito alla sua integrità civile e morale che egli trova la morte.