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Pietro De Sarlo presenta “L’Ammerikano” in un’intervista

Pietro De Sarlo racconta la sua nuova vita di scrittore, dopo molti anni passati tra aziende e politica, illustrando in quest'intervista la nascita e i motivi principali del suo nuovo libro, “L’Ammerikano”.

 Redazione
Redazione Pubblicato il 09-12-2016

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Pietro De Sarlo presenta “L'Ammerikano” in un'intervista

Pietro De Sarlo, ingegnere lucano con una vasta e importante esperienza manageriale alle spalle, ora è anche scrittore. È appena uscito per Europa Edizioni il suo primo romanzo “L’Ammerikano”. Ce lo presenta in questa intervista.

  • Come e perché ha deciso di scrivere un romanzo?

In realtà scrivo da molti anni articoli sulla situazione politica, economica e sociale del nostro Paese e in particolare del Sud e della mia terra di origine: la Lucania. Ho anche pubblicato nel 2010 un saggio con un piano di sviluppo economico per la Lucania (“Si può fare!”) e nel 2009 ho fondato una associazione politico culturale, Pinguini Lucani, di cui rimane una pagina Facebook molto attiva con oltre 27000 fan.

  • Pinguini Lucani? Nome insolito…

Trae origine da un racconto di John Kotter, uno dei massimi studiosi e teorici del cambiamento necessario, “Il nostro iceberg si sta sciogliendo”. È la storia di una colonia di pinguini che scopre come il proprio iceberg, la casa dove vivono, si stia sciogliendo e quindi di come, per sopravvivere, debbano necessariamente cambiare la propria cultura e il proprio modo di vivere. Mi sembrava la metafora giusta per la Lucania, una bellissima terra ricca di risorse che è invece in povertà, si sta spopolando e in cui, in aggiunta, si sta degradando l’ambiente, uno dei più belli al mondo. Ho anche avuto delle brevi esperienze e tentazioni politiche.

  • A quanto pare la Lucania è un elemento centrale dei suoi pensieri. Anche “L’Ammerikano” è ambientato in Lucania?

Le origini sono un fattore importante per me e, credo, per tutti. Questa però non è una storia lucana, o per meglio dire non solo lucana. È la storia dei piccoli borghi montani che stanno scomparendo e che sono un pezzo importante della cultura italiana e della nostra formazione. È la storia di un popolo di emigranti che ha abbandonato le proprie terre di origine e dove chi ancora è rimasto in questi borghi si adatta in modo passivo ad un lento e inesorabile declino. Quando la gente di Monte Saraceno, nome di fantasia di un piccolo paese all’ombra dei pozzi petroliferi della Val D’Agri, entra in contatto con un uomo dal passato oscuro ed inquietante, “L’Ammerikano”, l’equilibrio della comunità si rompe e la farsa, come spesso accade, si trasforma in tragedia.

  • Quindi un romanzo corale?

Per metà. È un romanzo corale quando si narrano le vicissitudini della comunità di Monte Saraceno e dei suoi personaggi, in particolare quelle della famiglia Ametrano e del pirandelliano Vincenzo, antagonista de “L’Ammerikano”. Per l’altra metà è invece un romanzo di formazione, il doloroso percorso di vita di Wilber Boscom, “L’Ammerikano”, che in fuga da un passato tragico è alla ricerca di una sua identità nelle proprie remote origini e va incontro al suo destino. Un personaggio post moderno, che, al contrario di Vincenzo che vive in simbiosi con la sua comunità essendone soffocato e sopravvivendo colpevolmente apatico e rassegnato, affronta in assoluta e dolente solitudine la sua tragedia.

  • Cosa lega le due parti del romanzo?

Il fitto intreccio. Una vicenda che parte da Monte Saraceno ai primi del Novecento, si sdoppia tra il nuovo e il vecchio continente e si riunifica ai giorni nostri nel luogo dove tutto ebbe origine. Sullo sfondo i legami tra la mafia e il mondo della finanza internazionale, il mondo della vela e soprattutto questa nostra Italia dagli incorreggibili difetti. Alternando commedia e tragedia, noir e rosa ma essendo sempre rigorosi e documentati nelle ambientazioni storiche e attuali.

  • È un giallo?

No, anche se non mancano i misteri da svelare e ho mantenuto la tensione narrativa costantemente elevata, cercando di coinvolgere in continuo le emozioni del lettore.

  • Torniamo al tema iniziale. Come ha vissuto la sua nuova esperienza di scrittore?

A dire il vero ho iniziato quasi per gioco, spinto dalla mia compagna. Ho quindi immaginato un abbozzo di trama ed ho iniziato a scrivere. A quel punto è arrivata la vera sorpresa. Dopo le prime battute i personaggi hanno iniziato a dettarmi la loro storia, le loro parole e le loro emozioni. Sembra incredibile ma sarei quasi portato a dire che ho scritto solo le prime dieci pagine il resto del libro lo hanno scritto loro.

  • Quali sono le sue letture preferite e da quali ne è rimasto influenzato?

Scritto il libro mi sono chiesto se valeva la pena pubblicarlo. Il nostro è un Paese di tanti scrittori e di pochi lettori. Poi ho visto le due stanze di casa con le pareti fitte di libri e ho pensato a tutti i testi letti e mi sono detto che forse mi ero guadagnato il diritto di pubblicare. Ha pesato anche l’incoraggiamento di Monica, la mia compagna a cui ho dedicato il libro, che è una lettrice, come dire, compulsiva. Sono un lettore curioso. Amo la storia, la narrativa contemporanea, ma non disdegno la fantascienza i gialli e i saggi di politica e economia. Se devo dire cosa mi ha influenzato nello scrivere direi sicuramente Edoardo Scarpetta e tutta la commedia napoletana in alcuni dialoghi. Melville, per la puntigliosità nella verifica dei fatti storici e degli aspetti normativi e tecnici che rendono possibili i fatti narrati nel libro. Joyce, per l’apparente casualità degli incontri che determina il destino degli uomini, e poi Verga e Pirandello. Qualcuno dei miei lettori dice anche Camilleri, che a dire il vero non è tra i miei autori preferiti. Ma sono cose che riconosco ex post, come il rotolamento iniziale nella memoria collettiva di Monte Saraceno che parte dal “Vincè tu’ si’ fess’” e mi ricorda un po’ Proust e il suo biscotto, non sono volute. Ognuno di noi è la propria storia, le proprie esperienze e le proprie letture.

  • Scrittore, manager, opinionista, politico. C’è altro?

A parte la passione per le moto, lo sci e la vela intende?

  • Come mai ha abbandonato la politica?

Si. L’ho trovata troppo difficile per me.

  • C’è anche quella nel suo libro?

In un certo senso sì. Quando ho fatto la mia esperienza politica pensavo che la soluzione dei nostri problemi fosse quella di cambiare il politici. Le esperienze avute mi hanno portato a pensarla un po’ come il protagonista di questo mio romanzo quando dice:

“non sono i politici che devono cambiare, siete voi!”.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pietro De Sarlo presenta “L’Ammerikano” in un’intervista

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