Le lacrime hanno il suono della pioggia? “Piange nel mio cuore, come piove sulla città”, questa splendida similitudine dà inizio alla celebre poesia di Paul Verlaine dal titolo Piange nel mio cuore (1870) che ben presto si trasforma in melodia, ha il suono tintinnante di campanelli, di un battito di timpani, di un flauto dolce. I contorni della città sembrano sfumare sullo sfondo, si fanno incerti e sfocati come se li osservassimo con gli occhi appannati di lacrime.
Attraverso la metamorfosi musicale della parola, ripresa tramite assonanze e allitterazioni, Verlaine dà corpo a una sensazione di malinconia che avvolge il lettore e lo imbriglia in una tristezza ineludibile.
Se questa poesia avesse un colore sarebbe sicuramente il “blu”, blu come la malinconia che in lingua inglese si traduce nell’espressione “feeling blue”. Utilizzando le parole che si susseguono come note musicali, Paul Verlaine dà voce al sentimento tipicamente francese dello spleen, coniato da Baudelaire, una perfetta sintesi tra malinconia e angoscia esistenziale. Talvolta la malinconia può essere sottile e infida come la pioggia, uno stato d’animo che ci assale senza motivo e poi non se ne va più via, ci rimane incollato addosso come un cielo grigio in una giornata tempestosa.
In questi versi il poeta francese ci mostra come la pioggia possa influenzare lo stato d’animo o, addirittura, esserne una proiezione.
Scopriamo testo, analisi e traduzione di Piange nel mio cuore di Verlaine, contenuta nella raccolta Romanze senza parole (Romances sans paroles, 1874, Ndr), edita in Italia da Feltrinelli nel 2016 con l’ottima traduzione di Cesare Viviani.
Nell’originale francese la poesia presenta l’epigrafe: “Il pleut doucement sur la ville (Arthur Rimbaud)” (Piove dolcemente sulla città, Ndr), che già introduce il peculiare ritmo della metafora.
“Piange nel mio cuore” di Paul Verlaine: testo
Piange nel mio cuore
Come piove sulla città.
Cos’è questo languore
Che penetra il mio cuore?O dolce brusio della pioggia
A terra e sopra i tetti!
Per un cuore che si annoia
Oh il canto della pioggia!Piange senza ragione
In questo cuore che si accora.
Cosa! Nessun tradimento?
Questo dolore è senza ragione.È certo la peggiore pena
Di non sapere perché
Senza amore e senza odio
Il mio cuore ha tanta pena.
“Piange nel mio cuore” di Paul Verlaine: testo originale francese
Il pleure dans mon coeur
Comme il pleut sur la ville.
Quelle est cette languer
Qui pénètre mon coeurO bruit doux de la pluie
Par terre et sur les toits!
Pour un couer qui s’ennuie
O le chant de la pluie!Il pleure sans raison
Dans ce coeur qui s’écoeure.
Quoi! Nulle trahison?
Ce deuil est sans raisonC’est bien la pire peine
De ne savoir pourquoi
Sans amour et sans haine
Mon coeur a tant peine.
“Piange nel mio cuore” di Paul Verlaine: analisi e commento
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Il senso della poesia Piange nel mio cuore ce lo restituisce la similitudine che la introduce che ridotta nei minimi termini sarebbe: “piange/come piove”.
Verlaine crea una stretta analogia tra il proprio stato d’animo, la cui natura gli sfugge, e il paesaggio circostante: la pioggia che scende sulla città si fa specchio e proiezione di un languore profondo, inesprimibile.
Nella prima strofa, giocando su assonanze e rime, Verlaine mostra questa stretta analogia tra la propria tristezza e il paesaggio circostante; mentre nella seconda strofa si concentra sul rumore dell’acqua, il “dolce brusio”, che è divenuto una melodia, addirittura “un canto” come se la pioggia avesse una propria voce.
Nella strofa centrale il poeta si concentra invece sul proprio stato d’animo interiore, cercando di descrivere la tristezza che si è impadronita di lui. A un certo punto prorompe nell’esclamazione: “Quoi!”, letteralmente “Cosa?” e sembra strapparsi, attraverso un vivo sforzo di volontà, alla propria malinconia, al proprio intorpidimento esistenziale.
Nel finale, Verlaine sembra tentare di fornire delle risposte alle domande implicite che ha precedentemente enunciato: l’intensità della sua tristezza, conclude, è dovuta proprio all’assenza di una causa apparente che l’ha provocata.
In questo possiamo individuare una stretta analogia tra la tristezza evocata da Verlaine e lo spleen baudelairiano: non è uno stato d’animo fatto d’angoscia, ma in cui domina una sorta di dolcezza che si abbandona al languore, non poi molto diverso dal suono ticchettante e monotono della pioggia in un giorno di inizio inverno.
La similitudine geniale di Paul Verlaine è inoltre rafforzata dalle strette assonanze tra le parole in lingua francese: piove si dice il pleut , mentre la terza persona singolare del verbo piangere è il pleure. La stessa conformazione semantica sembra dunque suggerire la metafora che appare così naturale, insita nella conformazione della lingua, come se la parola stessa si facesse simbolo, immagine e idea di una verità custodita e già scritta nella grammatica invisibile del mondo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Piange nel mio cuore” di Paul Verlaine: una poesia di corrispondenze
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