La vita di ognuno è un film personale. Il regista tedesco Wim Wenders ne dà una prova esemplare con il suo ultimo film Perfect days, in sala dal 4 gennaio 2024. Il successo riscosso è tanto da avergli fatto superare, al botteghino, Il ragazzo e l’airone di Miyazaki.
La storia è semplice: Hirayama si sveglia ogni mattina allo stesso orario, innaffia con premura i germogli degli alberi che conserva in delle piccole ciotole, si prepara con pochi gesti essenziali, indossa la sua divisa da netturbino dei bagni pubblici di Tokyo e, acceso il motore del suo furgoncino e sfamato lo stereo con una delle sue preziose cassette, percorre le strade cittadine sulle note delle sue canzoni preferite.
La città è da poco sveglia e Hirayama assiste all’inizio delle cose. Una volta giunto al suo luogo di lavoro, l’impegno che riserva alla pulizia è stupefacente.
Grazie a specchietti e piccole spazzole da lui create si assicura che nessuna macchia rimanga a sminuire il suo operato. Durante la pausa pranzo si reca al solito parco, sotto la stessa quercia e guarda verso l’alto. Punta lo sguardo verso le sue fronde e, una volta estratta la fotocamera analogica, scatta una foto. Ogni singolo giorno. Prima di coricarsi e abbandonarsi a lenti sogni in bianco e nero, legge poche pagine di un libro comprato nella solita libreria, steso sul futon.
Hirayama non è uomo loquace. Preferisce ascoltare e osservare.
Le lettura e la musica, perciò, si assumono il compito di trasmettere qualche significato nascosto agli spettatori più attenti. Tra le canzoni piccano Perfect Day di Lou Reed, Pale Blue Eyes dei The Velvet Undergound, House of the rising sun dei The Animals e Redondo Beach di Patti Smith.
Per quanto riguarda la letteratura, invece, analizzeremo le cose un po’ più a fondo.
Ecco quali sono i libri nascosti nel nuovo film di Wenders.
“Le palme selvagge” di William Faulkner
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Il libro di William Faulkner, pubblicato nel 1939, sembra essere composto da due racconti attorno ai quali aleggia un significato nascosto: si tratta di due storie collegate o a sé stanti? La critica sembra non essere mai riuscita a venirne a capo. La prima racconta di una coppia innamorata che decide di vivere la propria vita lontana dalla società, ritirandosi nella solitudine e nell’amore. La seconda, invece, vede come protagonista un ex detenuto che, durante l’inondazione del Mississippi, viene incaricato di trovare una donna che sta per partorire. Egli la trova, aggrappata a un albero.
Forse anche Wim Wenders tenta di risolvere il mistero legato al libro o, più verosimilmente, vuole aiutare il pubblico a far luce su quello legato alla vita di Hirayama. Una prima interpretazione deriva dalla simbologia legata all’albero: dalle sue radici, svetta verso l’alto. Così un umile detenuto, o netturbino dei bagni pubblici, può alzare lo sguardo. A lui non è precluso il cielo.
“Gli alberi” di Aya Kōda
L’autrice giapponese scrive questo libro nel 1993 e il titolo, Gli alberi, è di per sé esplicativo. Di nuovo tornano gli alberi che, oltre alla loro resilienza e costanza nello spingersi verso l’alto, sono pregni di vitalità. Essi sono l’essenza della vita dell’uomo. Ciò che la crea e ciò che la dona. Il protagonista è l’unico nella storia ad averlo compreso, riservando alle piante una rara gratitudine.
Non solo ne fotografa ogni giorno la bellezza, ma, alla fine di ogni pausa pranzo, le ringrazia con un cenno del capo per avergli donato la loro meraviglia. Quando Hirayama si reca in libreria per acquistare il libro, la gentile libraia, felice che abbia scelto proprio quello, dice dell’autrice:
“Usa le nostre stesse parole, ma lo fa in modo differente”
Sì, proprio come il regista Wim Wenders.
“Urla d’amore” di Patricia Highsmith
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Anche in questo caso si tratta di racconti, scritti stavolta nel 1968 dall’autrice americana Patricia Highsmith.
A essere nominato è soprattutto quello intitolato La tartaruga, presente nella raccolta Urla d’amore (La nave di Teseo, 2020, trad. di Sergio Claudio Perroni).
Anche in questo caso, la scelta non è casuale. Arrivati a questo punto, ci si inizia a chiedere come mai la scelta di tanti racconti. Forse la risposta è nel senso stesso di ciò che vediamo: “frammenti”.
La vita stessa del protagonista è un frammento.
È dotata di unicità rispetto a tutti gli altri frammenti di vita che incontra: dal barbone che imita gli alberi al parco al ricco uomo malato di un cancro che lo sta consumando. Ogni storia è un racconto semplice, meraviglioso e vitale. Non importa la condizione sociale alla quale si appartiene: la terra sulla quale piantiamo le nostre radici ci spinge, inesorabilmente, verso lo stesso cielo.
Saper ascoltare, essere grati e raggiungere la serenità nella propria vita. Che sia proprio questo il segreto?
“Perfect Days” di Wenders: il trailer del film
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Perfect Days”: i libri citati nel nuovo film di Wenders
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