Foto tratta dal sito ufficiale del cortometraggio Oltreilbuio.eu
Il cortometraggio Oltre il buio, prodotto da EPStudios di CineAlpi e presentato all’ultimo Salone del Libro di Torino, è una pellicola realizzata da un gruppo indipendente nell’ambito delle produzioni ispirate al cinema di impegno sociale, tra cui spiccano i temi legati alla disabilità. Il corto nasce da un’idea della giornalista e scrittrice Anna Gioria, la sceneggiatura è di Alessandro Chiello e la regia di Enrico Pietrobon.
Secondo gli autori,
la finalità della pellicola è sensibilizzare l’opinione pubblica e, in particolare, i giovani sul fatto che la disabilità non sia qualcosa di totalmente estraneo a noi, ma, come è successo alla protagonista, possa colpire e cambiare radicalmente la vita di ognuno in qualsiasi momento della propria esistenza.
“Oltre il buio”: la trama del cortometraggio
La storia si svolge in una cittadina di cui non si conosce il nome, situata tra un lago e le montagne, come molte altre ce ne sono nella nostra Italia. L’anonimato è stata una scelta originale degli autori per universalizzare una storia comune di disabilità.
Sappiamo solo che una giovane donna, dopo un grave incidente d’auto, si ritrova seduta per sempre su una carrozzina. Era una persona normale che si divertiva con gli amici, con una vita probabilmente felice e, data la giovane età, con molti progetti per il futuro. Gli autori hanno scelto una sceneggiatura senza alcun dialogo, senza alcuna battuta. Gli attori non parlano, pertanto è un film muto che utilizza il linguaggio delle emozioni e, nei momenti cruciali, la coinvolgente musica del gruppo Pentagrami.
La protagonista, nei 28 minuti del cortometraggio, affronterà dopo l’incidente un lungo e faticoso, se non tormentato, percorso esistenziale. Accetterà la sua nuova condizione fino a trovare un equilibrio emotivo. Rinascerà, perché comprende che nella sua condizione di persona con disabilità può fare tante cose, anche se non potrà più camminare.
L’incontro con la scrittrice Anna Gioria
Ho incontrato Anna Gioria, redattrice del blog settimanale Invisibili del “Corriere della sera”, sulle rive del lago d’Orta, uno dei luoghi dove sono state effettuate le riprese cinematografiche di Oltre il buio. Prima di questo lavoro Anna Gioria, tetraspastica dalla nascita e due lauree, ha avuto l’attenzione dei media per aver posato quasi senza veli per il calendario "Angeli nudi". Nel 1998 era stata in Kosovo, durante la guerra, a portare aiuti alimentari alla popolazione. Dopodiché è stata diverse volte testimonial in uno dei programmi televisivi di Irene Bignardi, è stata ospite di Greggio e Iacchetti a Striscia la notizia, poi molto lavoro di comunicazione in ambito sociale, relatrice in convegni per l’Europa.
Link affiliato
Nel 2010 Anna ha pubblicato l’autobiografia Una storia che non sta in piedi. Nella prefazione, Manuela Di Centa ha scritto che
Questa di Anna è una storia unica che racconta come il coraggio e la voglia di vivere possono vincere sulla infermità, sul dolore, sulla paura.
L’allora ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna commentò che
Anna, donna forte, caparbia, decisa, riesce a vivere la sua diversa abilità come una condizione speciale.
L’incipit del libro, che si può pure leggere come un romanzo, è drammatico:
Non dovevo nascere quella notte. Non dovevo nascere. In quel modo. Ma come avanzare pretese?
Rispetto alla protagonista del cortometraggio che diventa disabile a causa di un incidente d’auto, il guaio di Anna è dovuto a un medico che ha ritardato il parto della madre per andare ad una festa.
Mia madre è stata male, le hanno preso le doglie e il medico doveva essere lì e farmi nascere con un parto cesareo. Invece io soffocavo nel ventre di mia madre. [...] Si ricorse al forcipe. Fui estratta come un dente [...] L’asfissia patita al momento del parto aveva colpito in modo irreversibile i miei centri motori.
L’intervista ad Anna Gioria
Abbiamo fatto l’intervista seduti su una panchina osservando l’isolotto di San Giulio sul lago d’Orta, dove la leggenda dice che il santo sconfisse i draghi e i serpenti che la popolavano e poi diede inizio all’edificazione della Basilica, nel tempo diventato luogo monastico.
- Anna, sulla base della tua esperienza e dall’osservatorio del blog Invisibili, dopo anni di pregiudizi, stereotipi se non indifferenza, come è percepita dai cosiddetti normali la persona con disabilità?
Rispetto al passato, la persona con disabilità ha sicuramente acquisito una rilevanza maggiore. Se pensiamo agli anni Settanta, vedere per strada una persona in carrozzina o con problemi motori o cognitivi faceva un certo effetto; oggi fa parte della “normalità”.
Ma per una vera inclusione e per una vera partecipazione attiva alla vita sociale delle persone con disabilità, diritto ribadito dall’art. 10 della Convenzione Onu del 2006, occorre un cambiamento di paradigma. Questo consiste nel passare da una concezione prettamente assistenzialistica a una che pone la “persona al centro”, facendo emergere quelle che sono le inclinazioni e i desideri personali e prestando una particolare attenzione ai bisogni individuali.
- Nel tuo libro autobiografico Una storia che non sta in piedi hai scritto che la tua vita è una vita al quadrato. La tua vita oggi, mi hai confidato, è un grande puzzle. Cosa intendi?
L’esistenza di ognuno di noi, se pensate, è formata da molteplici aspetti, proprio come i tasselli di un puzzle. La mia, essendo il risultato di svariate terapie e delle conseguenti esperienze in varie parti del mondo, è costituita da una miriade di piccolissimi pezzi. Ogni incastro è stato alquanto difficile e ha richiesto moltissimo tempo. Se, però, dovessi esprimere che cosa il mio puzzle raffiguri, direi un’alba di una giornata di sole splendente, perché ogni giorno “si rinasce” con una nuova speranza.
- Nella prima parte del cortometraggio, la protagonista è arrabbiata con il destino che l’ha costretta a vivere su una carrozzina e con il mondo percepito come ostile. Tu hai accettato la tua condizione di persona con disabilità, ma quante volte ti sei arrabbiata? Per quale motivo e con chi?
Sicuramente posso affermare di avere accettato abbastanza bene la mia condizione di disabilità e, pertanto, mi ritengo una persona contenta. Dall’altro canto, non è assolutamente facile, per non dire impossibile, perdonare chi, oltretutto un medico, per un comportamento di leggerezza e di puro egoismo ti ha causato una disabilità. Sono pertanto giunta alla consapevolezza che il mio arrabbiarmi facilmente, spesso per motivi futili e in modo “smisurato” e ingiusto, dipenda dalla rabbia repressa nei confronti del medico che ha posticipato la mia nascita per partecipare a una festa, causandomi un’asfissia che mi ha reso una persona disabile.
- Amore e disabilità non sempre vanno d’accordo ma, come accade alla protagonista di Oltre il buio, a volte la storia affettiva tra due persone, di cui una con disabilità, ha un presente e un futuro. Nel tuo blog del “Corriere della sera” hai affrontato il tema della sessualità?
Me ne sono occupata diverse volte, in particolare in relazione alla doppia discriminazione a cui le donne con disabilità sono soggette, quella di genere e quella in quanto persone disabili. A causa di questa grave forma di ghettizzazione, alle donne con disabilità viene negato ogni tipo di ruolo, come donna, lavoratrice/professionista, madre e partner, pertanto non vengono viste come oggetto della libido o oggetto di desiderio. Ciò significa che la sessualità non fa parte della loro vita; la cosa assurda è che ai nostri giorni persistano ancora questi pregiudizi.
- Sei stata la protagonista, con le fotografie di "Angeli nudi", del calendario dedicato all’anno 2000, simile a quello delle pose audaci delle dive e delle starlette, dove la didascalia di una tua posa sexy dice "Io sono normale. Sono tetraspastica". Nel 2024 hai ideato e promosso il cortometraggio Oltre il buio. Svelaci cosa hai in cantiere per il futuro.
Sicuramente il 2025 sarà dedicato alla promozione del cortometraggio. Parallelamente ci sarà uno sviluppo di Oltre il Buio, ma per scaramanzia non anticipiamo nulla. Quello che spero è di continuare a comunicare il più e il meglio possibile una visione positiva della disabilità, perché, senza superbia, ritengo che chi ha provato sulla propria pelle ha una marcia in più.
- Per concludere l’intervista, mi dici chi sono i tuoi scrittori e scrittrici preferiti e se c’è un romanzo speciale che ti ha emozionato?
Devo, e soprattutto voglio, essere onesta, non mi piace leggere e sono veramente pochissimi i libri che ho letto fino in fondo. Sono pienamente convinta che questo rappresenti un grande limite, soprattutto per la mia professione, ma la mia resistenza alla lettura dipende da una causa ben precisa. Tra le infauste diagnosi che mi fecero a sei mesi, quando pronosticarono che non avrei mai parlato, oggi a distanza di più di cinquant’anni, per ironia della sorte, chi mi conosce bene mi dice che parlo troppo. Ciò non è stato sicuramente frutto di un miracolo ma di molta riabilitazione.
Un esercizio molto utile è stato “ideato” da mia mamma che, alle scuole elementari, mi faceva leggere la lezione che dovevo studiare a voce alta; ogni frase me la faceva rileggere innumerevoli volte, finché non pronunciavo bene ogni singola parola. Questo metodo mi ha aiutata molto nella mia abilità linguistica, ma mi ha fatto perdere completamente la passione per la lettura.
Comunque uno dei libri che ho nel cuore è Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry e tra le scrittrici italiane leggo volentieri i romanzi di Sveva Casati Modignani.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Oltre il buio”, il cortometraggio che fa luce sulla disabilità: intervista all’autrice Anna Gioria
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Ti presento i miei... libri
Lascia il tuo commento