Si tratta forse di uno dei versi più citati della Divina Commedia di Dante, ma cosa significa "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa"? Scopriamo insieme il significato del verso di Dante. Come sempre, prima di lanciarci nell’analisi, collochiamo il verso all’interno dell’opera del Sommo Poeta pubblicata nel 1472 e diventata uno dei capolavori della letteratura universale. La frase che ci interessa analizzare oggi è il verso 51 della diciassettesima terzina del Canto III dell’Inferno. Sono davvero numerose le citazioni dall’Inferno di Dante che ancora oggi usiamo: "Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate", per esempio.
Molti dei versi di Dante sono infatti diventati dei modi di dire comuni, usati spesso anche con una nota sarcastica o ironica. Basti pensare ancora al verso "Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse", di cui ancora oggi usiamo la parola "galeotto" o l’espressione intera per indicare, generalmente in tono scherzoso, un «intermediario amoroso».
Anche "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa" è oggi un modo di dire, ma attenzione alla forma corretta e originale del verso: ne esistono infatti numerose varianti che mantengono lo stesso significato ma che sono imprecise nel riportare le parole del poeta: non si dice infatti "non ti curar di loro", che è forse la versione più comune e che come leggiamo su Treccani.it è una "alterazione popolare del verso dantesco". Se vogliamo citare bene Dante dunque, le parole giuste sono "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa". Ma scopriamo ora il significato del verso di Dante.
"Non ragioniam di lor, ma guarda e passa": cosa significa questo verso?
La terzina dalla quale è tratto il verso è la seguente:
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Siamo nell’Antinferno, Virgilio sta descrivendo i cosiddetti ignavi, tutti coloro che nella vita non si sono mai esposti in prima persona, non hanno mai preso decisioni o affrontato responsabilità: i vili, i vigliacchi, gli indifferenti, coloro che hanno vissuto "sanza ’nfamia e sanza lodo". Gli ignavi sono stati in vita meri spettatori, hanno osservato gli eventi accadere, non si sono mai schierati.
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Chi sono gli ignavi?
Per Dante è impossibile concepire un impegno intellettuale senza un impegno civile e politico: una vita nell’indifferenza totale è inconcepibile.
Gli ignavi sono indegni addirittura di meritare l’Inferno vero e proprio, dove le anime dannate sono appartenute in vita a persone che hanno scelto di peccare: essi abitano eternamente l’Antinferno, quello spazio fra la porta d’ingresso e la riva dell’Acheronte. Si affannano e gemono mentre, punti e morsi da insetti vari, rincorrono un misero straccio, loro che nella vita non hanno mai perseguito nessun ideale. Il poeta, forte difensore delle sue idee politiche che gli sono costate l’esilio, disprezza fortemente gli ignavi e ritiene che non debbano esser degni di attenzione: tanto anonimi e insignificanti sono stati in vita, altrettanto resteranno nell’eternità. Lo sprezzo del poeta passa attraverso le parole di Virgilio in questa terzina.
Dal verso di Dante al modo di dire
Dunque questa frase viene usata per invitare qualcuno a non perdere tempo con persone meschine: non ne vale la pena. Ancora oggi usiamo questa frase come modo di dire, per dare un consiglio: quello di non sprecare tempo con persone che non meritano la nostra attenzione e, appunto, il nostro tempo.
Allo stesso modo inutile preoccuparsi delle calunnie o delle malignità altrui, occorre essere superiori, ignorare, andare avanti.
Conoscevate questo verso della Divina Commedia? Quali sono i vostri versi preferiti di Dante? Fatecelo sapere nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Non ragioniam di lor, ma guarda e passa: significato del verso di Dante
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