Mi’ padre me diceva è una poesia spesso attribuita sul web ad Aldo Fabrizi, eppure non è la sua. Aldo Fabrizi scrisse in vita diverse poesie e sonetti in dialetto romanesco diventati noti, declamati anche durante trasmissioni televisive, come nel caso di “La notte di Natale”.
Eppure cercando più nel dettaglio qualche fonte certa che attestasse la paternità del sonetto romanesco Mi’ padre me diceva all’attore romano abbiamo scoperto come non fosse una sua opera, eppure a lui fosse in qualche modo dedicata.
Lo rivela la nipote Laura Fabbrizi (Aldo aveva scelto di utilizzare il cognome con una sola b) in un’intervista apparsa sul blog teatro.it, in cui parla del suo rapporto con il padre, Massimo Fabrizi, e del nonno Aldo. Parlando dell’attività artistica del padre, anch’egli poeta romanesco e musicista, morto nel 2016, cita anche la poesia Mi padre me diceva, rivelandone la provenienza:
Papà era musicista, compositore, pittore e scultore. Un artista a 360 gradi. Il sonetto ‘Mi padre me diceva’ che sul web gira con firma di mio nonno in realtà è stato composto da papà, che di sonetti ne ha composti oltre 6.500 dopo la morte di nonno, esattamente a partire dal 1992.
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La poesia in questione vede quindi protagonista Aldo Fabrizi nel ruolo di padre. L’attore romano è noto per aver interpretato ruoli versatili, dal comico al drammatico, riuscendo sempre a rimanere nella mente degli spettatori per la sua natura bonaria e affettuosa. Ha partecipato a film di grande valore, uno fra tutti Roma città aperta, il capolavoro di Roberto Rossellini, dove interpretò il ruolo più significativo e intenso della sua carriera, quello del sacerdote partigiano, dimostrando le sue grandi capacità drammatiche. In tutte le sue produzioni è chiara l’importanza della romanità nella sua formazione, sia caratteriale che artistica. La comicità ruvida e la saggezza popolare dei detti romani lo accompagna per tutta la vita. Ciò è evidente nella poesia Mi’ padre me diceva in cui Massimo Fabrizi ricorda ciò che gli diceva il padre Aldo, mettendo per iscritto con puntualità gli insegnamenti che gli ha trasmesso. La poesia rappresenta un esempio iconico di saggezza popolare romana, caratterizzata da un lessico romanesco che esprime i concetti in modo informale mantenendo una forma poetica. Vediamo quali sono gli insegnamenti dettati da Aldo Fabrizi al figlio leggendo il testo della poesia e con l’analisi delle parole.
Mi’ padre me diceva: testo della poesia
Mi’ padre me diceva: fa’ attenzione
a chi chiacchiera troppo; a chi promette
a chi dopo èsse entrato, fa: “permette?”;
a chi aribbarta spesso l’opinione
e a quello, co’ la testa da cojone,
che nu’ la cambia mai; a chi scommette;
a chi le mano nu’ le strigne strette;
a quello che pìa ar volo ogni occasione
pe’ di’ de sì e offrisse come amico;
a chi te dice sempre “so’ d’accordo”;
a chi s’atteggia come er più ber fico;
a chi parla e se move sottotraccia;
ma soprattutto a quello – er più balordo -
che, quanno parla, nun te guarda in faccia.
Mi’ padre me diceva di Massimo Fabrizi: analisi del contenuto
La poesia Mi padre me diceva dedicata ad Aldo Fabrizi è un componimento in dialetto romanesco che riporta le parole del padre dell’autore. I versi della poesia ricostruiscono una situazione vissuta da tutti, un padre che condivide le proprie opinioni al figlio partendo dalla propria esperienza. In questo caso il figlio viene avvisato sui comportamenti della gente e di cosa debba stare attento quando si relaziona con qualcuno. L’autore, attraverso versi brevi, descrive tante tipologie di persone, archetipi che esistono in tutte le realtà e che quindi risultano ancora familiari. Il tema comune sembra essere un inganno celato che con l’aiuto della figura più esperta del padre è possibile smascherare. Come nei versi:
a quello che pìa ar volo ogni occasione
pe’ di’ de sì e offrisse come amico
La figura apparentemente positiva di chi presta aiuto e si presenta subito come amico viene messa in dubbio perché probabilmente in cerca di qualcosa per sé stesso.
Consiglia di diffidare dalle persone che parlano molto, di chi promette, di chi scommette e poi
a chi aribbarta spesso l’opinione
e a quello, co’ la testa da cojone,
che nu’ la cambia mai
bisogna stare attenti a chi cambia sempre idea e non è fermo sulle proprie opinioni ma fare attenzione anche a quelli che non le cambiano mai.
Mi’ padre me diceva: la figura paterna nella poesia di Massimo Fabrizi
La lista continua ma il senso generale della poesia rimane invariato. Tutti gli avvertimenti del padre sono volti alla protezione del figlio e vengono messe in luce molte ambiguità dell’essere umano con un atteggiamento quasi cinico. Sebbene l’obiettivo principale dell’autore sia sottolineare gli atteggiamenti delle persone da cui stare all’erta, in secondo piano la poesia appare come un’ironica raffigurazione del padre di famiglia e della saggezza popolare. Con quelle affermazioni secche e lapidarie viene dipinta l’immagine di una persona che ha vissuto tanto da sviluppare un approccio cinico alla vita. Le persone che si prestano ad aiutare sono malintenzionate, chi promette non mantiene, chi chiacchiera troppo è inaffidabile.
Nella rappresentazione della figura del padre vive quindi una dualità: la persona saggia che con i propri insegnamenti spera di poter salvare il figlio da inganni e situazioni spiacevoli e la persona disillusa che si è irrigidita negli anni a causa dalle delusioni accusate.
Con questa poesia Massimo Fabrizi, volente o nolente, riesce nella duplice funzione di descrivere i comportamenti negativi delle persone da cui stare alla larga, condividendo con i lettori una serie di nozioni e di saggezza popolare, e di rappresentare una figura molto comune, il padre amorevole che si preoccupa per il figlio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Mi’ padre me diceva”: chi è il vero autore della poesia attribuita ad Aldo Fabrizi
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