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Storia della letteratura

L’amore felice di Wislawa Szymborska: una poesia anticonvenzionale

Il 1° febbraio 2012 la poetessa premio Nobel Wislawa Szymborska si spegneva nel sonno nella sua casa di Cracovia. La ricordiamo con una delle sue poesie più belle, un inno all'amore felice.

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 01-02-2023
L'amore felice di Wislawa Szymborska: una poesia anticonvenzionale

Undici anni fa ci lasciava Wislawa Szymborska. Il 1° febbraio 2012 la poetessa polacca, premio Nobel per la Letteratura nel 1996, moriva serenamente nel sonno nella sua casa di Cracovia.
La ricordiamo oggi con una delle sue poesie più belle: L’amore felice.

Nella lirica una voce fuori dal coro analizza con benevola ironia la ricaduta sociale di un amore felice.
È un’anomalia un amore felice, ricambiato, esibito con gioia in una società regolata da rigide leggi morali? È uno scandalo in un mondo dominato dal caso? Ma soprattutto l’amore felice è necessario per funzionamento e benessere della società.

È questa l’ironica e amara provocazione della poesia, tratta dalla raccolta Ogni caso del 1972.

Scopriamone testo, analisi e commento.

Un amore felice di Wislawa Szymborska: testo

Un amore felice
Un amore felice. È normale?
È serio? È utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo –

Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.
Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po’,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono – è un insulto.
In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano –
sembra un complotto contro l’umanità!
È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

Un amore felice di Wislawa Szymborska: analisi e commento

Metrica: 33 versi liberi, in originale e in traduzione, raggruppati in strofe di varia lunghezza.

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Per comprendere appieno la densa originalità di questa lirica della Szymborska (1923-2012) occorre sottolineare che l’amore non risponde a un’urgenza biografica del soggetto, perché è presentato dall’esterno attraverso gli occhi parziali della collettività, estranea al suo dono. Ed è proprio l’anticonvenzionalità del punto di vista a rendere unica la poesia. Semplice il linguaggio, benevola l’ironia, colloquiale il piglio.

I versi incipitari si interrogano con tre domande su normalità, serietà, utilità di un amore felice. Poiché gli innamorati, chiusi nella bolla dell’autarchia emotiva, sono ciechi e indifferenti a ciò che li circonda, quindi inutili per la collettività. Segue un elenco di domande senza risposta sugli effetti sociali dell’amore felice, calibrati su quattro indicatori: invidia, meritocrazia, timore, necessità. Uno scandaglio psicologico coraggioso, quello della poetessa e saggista polacca. Perché in superficie fa affiorare senza ipocrisie di facciata i pensieri dominanti a fronte della felicità altrui, riconducibili all’invidia e al patimento dell’esclusione.

Sapevate che il 30% della popolazione mondiale è afflitta dall’invidia, benigna o maligna che sia?
Mentre, scavando in profondità con apparente leggerezza, riflette sulle radici psicologiche dell’ esigenza religiosa, dell’esperienza poetica e sul rapporto tra individuò e società.

  • Invidia e meritocrazia: gli innamorati non hanno fatto nulla per meritare il premio dell’amore. Avete osservato che nel sentire comune la logica meritocratica viene trapiantata dal piano professionale ed etico in quello affettivo? Con l’aggravante, agli occhi del mondo, che la coppia ‘miracolata’ si sente eletta e come tale si comporta. Poveri illusi: l’amore è generato da un insieme di circostanze, volontà superiore e destino non c’entrano.
  • Timore: in base alla prospettiva distorta di invidiosi ed esclusi, allegria, gioia, affettuosità, gentilezze, nomignoli, moine, smancerie, parole in codice vengono avvertiti come una minaccia escludente. Ma per quale motivo? Per la diversità, da sempre percepita in senso lato dal gruppo dominante come una minaccia. È la storia a insegnarcelo. Quanti gender fluid, coppie non binarie o LGBTQIA+ friendly, per esempio, vengono additati quando manifestano in pubblico i loro sentimenti?
  • Necessità: a riguardo la poetessa pone un interrogativo scomodo. Se l’umanità ottenesse lo stato di grazia della felicità collettiva, ci sarebbe ancora spazio per la religione e l’attività poetica oppure perderebbero seguaci e la loro stessa ragion d’essere? Inoltre l’amore non è necessario per la continuazione della specie frutto di accoppiamento.

I versi finali ci schiudono il pensiero di chi scrive con un ribaltamento da fulmen in clausola. Chi non lo ha conosciuto dichiara che l’amore felice non esiste, perché l’inganno della coscienza permette loro di vivere e morire con minore sofferenza.

La verità è che desideriamo tutti un amore felice.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’amore felice di Wislawa Szymborska: una poesia anticonvenzionale

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