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Intervista a Eleonora Antonioni in libreria con “Trame libere. Cinque storie su Lee Miller”

A Più Libri Più Liberi abbiamo intervistato Eleonora Antonioni, che arriva in libreria con il suo “Trame libere. Cinque storie su Lee Miller”.

Chiara Ridolfi
Chiara Ridolfi Pubblicato il 05-12-2019

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Intervista a Eleonora Antonioni in libreria con “Trame libere. Cinque storie su Lee Miller”

Lee Miller è un personaggio poliedrico: modella, fotografa, reporter di guerra e tanto altro ancora, una figura che ci racconta Eleonora Antonioni con il suo Trame libere. Cinque storie su Lee Miller .
Durante la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, Più Libri Più Liberi, abbiamo incontrato Eleonora allo stand della casa editrice Sinnos e le abbiamo posto alcune domande sul suo libro. Ecco cosa ci ha risposto!

  • Come è nata l’idea di scrivere un libro su un personaggio così particolare come Lee Miller?

La scelta di trattare un personaggio come Lee Miller è venuta insieme alla casa editrice, abbiamo pensato ad un personaggio femminile e abbiamo così fatto una lista. In redazione era venuta in mente di trattare Lee Miller, all’inizio ero un po’ titubante, perché è un personaggio poco conosciuto in Italia. Anche andando in libreria e chiedendo testi su Lee Miller, tutti mi rispondevano “Henry Miller forse?”. Mi ero resa conto che Lee Miller era molto di nicchia in Italia e io personalmente la conoscevo solo come musa di Man Ray, l’immagine che avevo impressa nella memoria era il suo sguardo di ghiaccio con i suoi capelli biondi.
Quindi ho cominciato a studiare tutto quello che c’era fondamentalmente e ho scoperto una vita complessa e da che pensavamo di fare un libro semplice è venuto fuori un libro molto intricato, così com’è intricata la sua vita.

  • Mi hai detto che era un personaggio che non conoscevi su cui ti sei documentata molto e sicuramente dopo hai avuto una visione più completa. Cosa ti ha colpito della Miller dopo questo intenso studio?

Tantissime cose mi hanno colpito del suo personaggio, da un lato prendersi quello che voleva e allo stesso tempo anche il fatto che comunque abbia lavorato tanto per ottenere i suoi obiettivi e che questi obiettivi non fossero dettati dalla velleità di fare la fotografa, ma proprio dall’esigenza e la spinta di vitale di farlo. Ad esempio un passaggio in cui mi sono identificata, anche se si tratta di un personaggio con cui non ho nulla in comune sotto tanti aspetti, è stata la scelta di scrivere i suoi reportage nel periodo di guerra. Lei trovava molto difficile questo passaggio, dal momento che era una fotografa e le risultava difficile scrivere. Quello è un aspetto che mi ha toccato molto che ha rivelato una sua parte molto insicura e fragile, che da un personaggio così non ti immagini.

  • Sfogliando il libro sono rimasta colpita dalla scelta di usare come colore il giallo, il giallo della chioma della protagonista che si propaga in tutto il testo. Il secondo capitolo invece punta ai toni del nero, come mai questa scelta?

Ogni capitolo ha delle caratteristiche diverse dagli altri, ogni capitolo ha un codice diciamo. Il giallo è stato usato per la luminosità che irradiava, come i suoi capelli. Ogni capitolo ha un suo codice come dicevo e il secondo l’ho visto nero, raccontando il surrealismo, mi piaceva che sembrasse un tableau, quasi da cinema muto, tanto è vero che i dialoghi tra la Miller e Man Ray avvengono su vignette. Mi piaceva restituire quest’aria sospesa.

  • Inizi come illustratrice e poi hai cominciato a scrivere anche la storia, come sei passata dall’illustrazione a completarla con la scrittura?

Il mio ambito di origine è comunque il fumetto e quindi già mi ero un po’ cimentata nelle autoproduzioni con delle piccole vignette e dialoghi, non era una cosa del tutto nuova. Questo è il primo racconto lungo che ho scritto totalmente da sola, senza l’ausilio di nessuno, anche se la storia di base già c’era. Era una cosa che volevo fare da tempo, dato che emanciparsi e riuscire a scrivere da soli tutto quello che si vuole è una grande conquista. Ho avuto però molte difficoltà, anche perché le biografie, secondo me sono anche molto asettiche, anche se la vita di Lee Miller era così ricca di aneddoti che ho dovuto decidere cosa salvare e cosa no.

  • Quanto tempo hai impiegato per scrivere e illustrare questo lavoro?

Con la casa editrice ne abbiamo parlato la prima volta a Più Libri Più Liberi di due anni fa, ma ci ho lavorato nel 2019. Ho iniziato verso febbraio e ho concluso il lavoro a ottobre, è stato un vero e proprio tour de force.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Eleonora Antonioni in libreria con “Trame libere. Cinque storie su Lee Miller”

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