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Storia della letteratura

“Il vaso rotto”: il racconto del trauma nella poesia di Sully Prudhomme

Ricordiamo il primo vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, Sully Prudhomme, attraverso la sua poesia più celebre “Le vase brisé”, tratta dalla raccolta poetica Stances et poèmes (1865). Una lirica che narra la vulnerabilità umana con consapevolezza struggente.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 16-03-2023
“Il vaso rotto”: il racconto del trauma nella poesia di Sully Prudhomme

Il nome di Sully Proudhomme oggi è forse poco noto, eppure ci sono mille ragioni per le quali meriterebbe di essere ricordato. Il poeta francese nel 1901 fu il primo vincitore del Premio Nobel per la Letteratura. Il più prestigioso riconoscimento letterario gli fu conferito in virtù della perfezione artistica della sua composizione poetica, capace di combinare “cuore” e “intelletto” secondo il giudizio illustre dell’Accademia di Svezia.

Per dare testimonianza di questa rara combinazione di opposti vi proponiamo la lettura della poesia più celebre di Sully Proudhomme: si intitola Le vase brisé (Il vaso rotto, Ndr) e fu pubblicata nella sua prima raccolta poetica Stances et poèmes (1865) elogiata dal noto critico francese Saint-Beuve che lanciò la sua carriera letteraria.

Si tratta di una lirica delicata e profonda, interamente costruita sul significato metaforico. “Il vaso rotto” diventa la rappresentazione perfetta del cuore umano ferito da un dolore, forse da un “chagrin d’amour” come suggeriscono alcuni critici, espressione, del resto, particolarmente calzante perché rimanda alla celebre romanza francese Plaisir d’amour composta nel 1785 da Jean-Paul-Égide Martini che, leggenda narra, fosse la preferita della regina Maria Antonietta.

Leggere Le vase brisé ascoltando in sottofondo Plaisir d’amour aiuta a entrare in connessione profonda con il significato della poesia di Proudhomme, che racconta la narrazione di un trauma.
Un trauma, tuttavia, invisibile come lo sono spesso i mutamenti che incrinano il cuore in maniera irrevocabile, formando una crepa sulla sua superficie destinata a rimanervi incisa per sempre. Il paragone è decisamente calzante: nel “vase brisé” possiamo vedere, per analogia, il “cuore ferito” che tuttavia appare sempre pulsante e intatto agli occhi del mondo.

Quanti cuori continuano a battere, perfettamente funzionanti, nonostante le crepe che i dolori nel tempo vi hanno inciso? Nel vaso di cristallo incrinato da una crepa quasi invisibile possiamo ritrovare un riflesso commovente del mondo sommerso delle emozioni e dei sentimenti umani. In quel “vaso rotto” cantato da Proudhomme è custodita l’immagine speculare del dolore, della sofferenza che spesso si insinua nella vita come una sottile incrinatura sul vetro lucido del Reale e non trova parole per esprimersi - non ha voce, ma diventa parte di noi.

Scopriamo testo, analisi e commento de Il vaso rotto di Sully Proudhomme.

“Le vase brisé” di Sully Prudhomme: testo originale francese

Le vase où meurt cette verveine
D’un coup d’éventail fut fêlé ;
Le coup dut l’effleurer à peine :
Aucun bruit ne l’a révélé.

Mais la légère meurtrissure,
Mordant le cristal chaque jour,
D’une marche invisible et sûre
En a fait lentement le tour.

Son eau fraîche a fui goutte à goutte,
Le suc des fleurs s’est épuisé ;
Personne encore ne s’en doute ;
N’y touchez pas, il est brisé.

Souvent aussi la main qu’on aime,
Effleurant le coeur, le meurtrit ;
Puis le coeur se fend de lui-même,
La fleur de son amour périt ;

Toujours intact aux yeux du monde,
Il sent croître et pleurer tout bas
Sa blessure fine et profonde ;
Il est brisé, n’y touchez pas.

Il vaso rotto di Sully Prudhomme: testo

Il vaso dov’è morta questa verbena
Per un colpo di ventaglio s’è incrinato;
Il colpo l’ha scalfito appena,
E nessun suono lo ha rivelato.

Ma il taglio pur se poco inciso,
Mordendo il cristallo ogni giorno,
Con moto invisibile e deciso
L’ha percorso tutto intorno.

La sua fresca acqua è colata via,
Il succhio dei fiori è interrotto;
Nessun dubbio ha più chicchessia,
Non toccarlo, perché è rotto.

Spesso anche la mano amata
Sfiorando il cuore lo ferisce;
Poi dal cuore la ferita è ampliata,
Il fiore del suo amore perisce;

Sempre intatto agli occhi del mondo,
Sente crescere e piangere a dirotto
La sua ferita sottile e profonda:
Non toccarlo, perché è rotto.

(Traduzione di Paolo Statuti)

Il vaso rotto di Sully Prudhomme: analisi e commento

Nel vase brisé di Sully Proudhomme troviamo un’efficace, raffinata metafora che esemplifica la fragilità di tutte le cose viventi. L’esistenza scorre sempre in una direzione, eppure a tratti si incrina impercettibilmente. Per spiegare questo concetto così complesso il poeta francese si avvale di un paragone elementare: il vaso pieno d’acqua che sfiorato da un colpo di ventaglio si rovina e presenta una piccola incrinatura sul vetro. L’acqua contenuta nel vaso sembra essere l’emblema del tempo dell’esistenza che scorre inesorabile: il vaso lo contiene, ed è sempre intatto agli occhi di chi lo guarda, ma l’incrinatura sul vetro rappresenta l’inevitabile fragilità della vita umana, che è destinata a perire.

Sin dal primo verso Proudhomme ci avverte: la verbena custodita nell’elegante vaso è morta. Lo spettro della fine si allarga dunque sul componimento come una maledizione, più volte reiterata nel duplice avvertimento: N’y touchez pas, il est brisé, “Non toccatelo, è rotto” in cui non si capisce se il poeta voglia preservare l’integrità del vaso oppure salvare una vita.

Vita e morte si fondono nell’immagine perfetta di questo nobile vaso apparentemente intatto: “Il taglio” scrive Proudhomme “morde il suo cristallo ogni giorno” proprio come la morte lentamente si fa strada nell’esistenza sotto le sembianze del tempo che si accorcia portandoci verso la vecchiaia e la prospettiva della fine.

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L’aspetto tuttavia più interessante è che la rottura del vaso non è stata causata da un evento drammatico o da un incidente eclatante: niente e nessuno ha rivelato l’esistenza di quella crepa sottile nella sua superficie, eppure il poeta ci avverte “il vaso è rotto”. Così anche il trauma lavora invisibile sulla psiche umana: nessun altro può notarlo o intuirlo dall’esterno, è una ferita del cuore che si posa sulla mente come un’ombra leggera. Sully Proudhomme tramite la metafora del vaso riesce a trasmettere un messaggio etico servendosi di un’immagine puramente estetica e artistica: il “vaso rotto” rimanda all’intima vulnerabilità dell’essere umano.
Il primo autore premio Nobel per la Letteratura rende esplicito questo concetto servendosi quasi di un ritratto, una natura morta: l’immagine classica (e dolente) di un vaso di fiori appassiti.

Nella conclusione il poeta afferma una grande verità: le ferite maggiori spesso sono causate dalle persone più amate, che agiscono sul nostro cuore proprio come il delicato movimento di ventaglio sul vaso e così formano la crepa. Solo chi ci conosce più a fondo può davvero ferirci e raggiungere, appunto come suggerisce Proudhomme, la parte più intima e segreta di noi. Quella sottile e invisibile ferita - la crepa sul vetro - poi si allarga irrimediabilmente e avvelena l’intero rapporto. Non hanno vere spiegazioni queste ferite invisibili, queste “intermittenze del cuore”, sono proprio come un leggero colpo di ventaglio, un battito d’ali che cambia per sempre la percezione delle cose. Tutto questo indicibile, questo mondo sommerso delle emozioni, Sully Proudhomme riesce ad esprimerlo semplicemente parlando elegantemente di un vaso.

Possiamo trovare un punto d’accordo tra i versi de Le vase brisé e la celebre romanza Plaisir d’amour (composta nel 1765) proprio nei riferimenti all’amore e allo scorrere dell’acqua:

Tant que cette eau coulera doucement
vers ce ruisseau qui borde la prairie,

Je t’aimerai, me répétait Sylvie.
L’eau coule encore. Elle a changé pourtant.

Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
chagrin d’amour dure toute la vie.

Nel canto Sylvie giura che il suo amore durerà finché il ruscello scorrerà lungo il prato. “L’acqua scorre ancora/lei invece è cambiata”, dice la canzone, per poi concludere:

La gioia dell’amore non dura che un momento,
La pena d’amore dura tutta la vita.

Nel vaso rotto cantato da Proudhomme troviamo replicata la stessa immagine della sofferenza di Plaisir d’amour: il recipiente è colmo d’acqua ma lentamente i fiori avvizziscono, perché è rotto, e il liquido fuoriesce piano dalla crepa invisibile sulla sua superficie. Nessuno dall’esterno vede questo cambiamento né può osservarlo, eppure la ferita c’è, il trauma agisce invisibile, è una ferita “sottile e profonda”, che dura per tutta la vita.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il vaso rotto”: il racconto del trauma nella poesia di Sully Prudhomme

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