Il corpo odiato
- Autore: Nicola Lecca
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2009
“Il corpo odiato” è un bel libro del 2009, che concentra tutte le contraddizioni e i sentimenti di precarietà di un corpo giovane in giro per il mondo.
Nicola Lecca racconta di un percorso di formazione di un diciannovenne che dalle Marche si trasferisce a Parigi. Un lungo e diabolico monologo di grandissimo disamore verso se stesso.
Gabriele non si piace e non si dà pace, trova che il suo corpo sia brutto, non c’è modo di rimediare, tenendo come ossessione il corpo magro e muscoloso dell’uomo "perfetto". La prosa, che ha notevoli sbalzi sismici, ricerca il modo per dare un corpo anche se odiato a Gabriele:
“Vorrei dimenticarmi di me soprattutto di avere un corpo, considerarlo soltanto un guscio che protegge l’anima”.
Un corpo che possa piacere a un uomo bello, ecco. Ecco perché l’imperfezione permea tutto questo diario di bordo, Gabriele (l’arcangelo) riversa tutto l’odio di sé in pagine di cupa bellezza.
A Parigi cerca una camera in cui dormire e trova lavoro come commesso in una famosa gioielleria dell’avenue Montaigne. Ma mangia male, salta i pasti e Lecca ci fa partecipi di tutti gli accadimenti anche quelli più brutti e attraversati dalla vergogna di sé. Anche quando è felice, Gabriele continua a sentirsi in colpa, sarà anche per aver abbandonato la famiglia di un piccolo paese del marchigiano o semplicemente perché la serata al Théatre de la Princesse – la discoteca di place de la Bastille che Gabriele frequenta, è andata male. Lui aspetta lo sguardo di colui che lo farà vivere, che darà senso alle sue giornate.
Gabriele diventa anoressico, odia qualsiasi forma di cibo, il timore di ingrassare prende il sopravvento. Quello che rileviamo dall’autore è che non vuole lasciare messaggi sottotraccia nel testo, non è sconcertato dall’individualismo di Gabriele che pensa al suo corpo ma pare non avere interessi per la politica, lo sport, il lavoro, per tutto ciò che è estraneo nel suo corpo. Infatti ha anche una camera "iperbarica", una stanza dove rimugina sulle sue debolezze e delle poche ma ormai granitiche certezze.
Non ho mai capito la fine del libro: scivola così, non si capisce come mai sei o sette pagine rischiano di inficiare il suo cercare "un centro di gravità permanente".
Il corpo odiato
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