Si è spento a Poitiers, sua città natale, all’età di ottantasette anni l’antropologo ed etnologo francese Marc Augé. Attraverso i suoi studi e i suoi libri ci ha offerto un’attenta e strutturata analisi della società contemporanea: ponendo il nostro mondo occidentale in relazione con altre culture, soprattutto quella africana, ha dimostrato quanto le nostre pratiche sociali siano in realtà immerse in complessi sistemi e meccanismi simbolici.
Mente vulcanica e labirintica, Augé per poter esprimere verbalmente dei concetti che avevano una definizione chiara solo nella sua testa ha creato degli interessanti neologismi, tra cui ricordiamo idéo-logique, per definire la rappresentazione che una società fa di sé stessa, ma soprattutto la creazione dei non luoghi . Ancora oggi il lavoro di Marc Augé viene definito spesso attraverso questa formula di sua invenzione: il filosofo dei non luoghi.
Ma cosa intendeva l’antropologo con la definizione di non luoghi? Dobbiamo leggere questa definizione come una presa di coscienza progressiva delle trasformazioni in atto nella nostra società. Osservando da vicino le dinamiche della globalizzazione Augé realizzò che si stava verificando un processo di fluidità spaziale; non parliamo quindi solo della società liquida definita da Zygmunt Bauman, ma andiamo oltre definendo una nuova categoria spaziale che non è più identitaria, relazionale, storica e giunge a negare il concetto stesso di luogo.
Vediamo più nel dettaglio il significato di questo neologismo.
“I non luoghi” di Marc Augé: significato del termine
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Il termine originale francese è non-lieu. Marc Augé lo introdusse per la prima volta nel 1992 nel libro intitolato Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità (Elèuthera, Milano, 2005) e il termine entrò ufficialmente come neologismo nei dizionari a partire dal 2003.
In queste pagine l’antropologo cercava di delineare la fisionomia della “nuova modernità” del ventesimo secolo, da lui definita attraverso un altro neologismo surmodernità (surmodernité, Ndr)
I cosiddetti “non luoghi”, secondo Augé, sono un prodotto della surmodernità che definisce una società caratterizzata dall’eccesso. Oggi viviamo nell’eccesso di spazio, nell’eccesso di tempo e nell’eccesso di ego. L’uomo occidentale si considera un mondo a sé e vive immerso in un’individualizzazione senza uguali; la cosa sorprendente è che tutto questo Marc Augé lo scriveva più di trent’anni fa, nel 1992, ben prima dell’avvento della rivoluzione social che ne ha accelerato il processo portando a una comunicazione molto più ego-riferita.
Cosa sono “i non luoghi”?
I non luoghi definiti da Augé sono una conseguenza dell’eccesso di spazio del mondo contemporaneo in cui lo spazio fisico si sta restringendo, ma lo spazio viene dilatato dai mezzi di trasporto rapido o dei luoghi aperti (supermercati, sale d’attesa, )
in cui milioni di individui sono apparentemente a contatto, ma non entrano veramente in relazione tra loro. Per questa ragione secondo l’antropologo il luogo perde ogni connotato identitario, storico e sociale. Le concentrazioni urbane sono maggiori - in crescita esponenziale insieme alla popolazione - e gli esseri umani prediligono uno stile di vita stanziale, ma al contempo si moltiplicano le installazioni e i sistemi di trasporto accelerati che possano favorire il consumismo e gli spostamenti a tempo zero. Il mondo non conosce più confini da un punto di vista strutturale, sono svaniti, ormai i “non luoghi” proliferano da ogni parte del globo: si tratta di spazi anonimi, globalizzati, in cui le persone transitano senza incontrarsi davvero.
Questa definizione spaziale diventa lo specchio della società contemporanea e giunge a chiarire persino le relazioni dell’uomo moderno in cui tutto è momentaneo, fuggevole, transitorio. Sono luoghi in cui nessuno abita, deputati soltanto al transito, al passaggio che esasperano l’individualismo contemporaneo e la solitudine dell’uomo del ventunesimo secolo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio a Marc Augé, l’antropologo dei “non luoghi”: cosa sono? Storia e significato di un neologismo
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