Curioso destino quello di Goliarda Sapienza. La scrittrice, che nasceva a Catania cento anni fa, il 10 maggio 1924, oggi è ritenuta un modello di emancipazione femminile ante litteram e il suo romanzo capolavoro pubblicato postumo, L’arte della gioia, è considerato il “grande libro del Novecento”.
In vita Goliarda Sapienza non godette di molta fortuna come romanziera. Nacque innanzitutto come “poeta” trovando nell’espressione lirica una via di fuga dal dolore, dalla depressione fortissima che la assalì dopo la morte della madre Maria. Sopraffatta dall’angoscia, dallo scoramento, da una tristezza violenta capace di accecare, la futura scrittrice scorse nelle parole un barlume di luce e di salvezza. Scrisse così, attanagliata dal suo male divorante, la silloge Ancestrale che divenne la prima affermazione della sua voce autoriale, un balbettio nato dallo smarrimento che definitivamente consacrava la sua vita alla scrittura.
Una volta trovata la propria voce Goliarda abbandonò la carriera di attrice e scrisse il primo romanzo Lettera aperta (Garzanti, 1967), un libro autobiografico che raccontava la sua infanzia catanese, seguito da Il filo di mezzogiorno (Garzanti, 1969) resoconto delle sedute di psicanalisi tenute con il dottor Ignazio Majore dopo i suoi tentativi di suicidio. Autobiografico è anche L’università di Rebibbia (1983), in cui narra la sua esperienza carceraria quando fu detenuta per un furto di oggetti.
Il suo libro-capolavoro L’arte della gioia, però, fu pubblicato postumo. La scrittura autobiografica divenne per lei una forma di cura, di riordino mentale, ma anche un utile strumento per prendere coscienza di sé e, soprattutto, un atto politico.
Cosa ci ha lasciato Goliarda Sapienza?
Il libro capolavoro di Goliarda L’arte della gioia, scritto nel 1976, fu rifiutato da tutti gli editori che lo giudicarono “troppo lungo”, “scandaloso”, “immorale”. Giacque in una cassapanca per più di vent’anni prima di essere riscoperto nel 1998 e pubblicato in un numero ridotto di pochi esemplari da una casa editrice chiamata Stampa Alternativa con la curatela di Angelo Maria Pellegrino.
La fortuna di un’autrice spesso segue vie impervie e imperscrutabili: Goliarda Sapienza fu scoperta e apprezzata all’estero, prima che in Italia. L’arte della gioia fu pubblicato da Einaudi nel 2008, quando ormai erano trascorsi due decenni dalla morte della scrittrice. Lei, proprio lei, che aveva trascorso diciotto anni della sua vita alla ricerca di un editore per quel libro nelle cui pagine aveva riversato tutta sé stessa. Un destino beffardo, non c’è che dire. Oggi c’è molto rumore attorno al nome di Goliarda: le sono state dedicate vie, monumenti, piazze, viene celebrata anche in pellicole cinematografiche, osannata e, soprattutto, citata ovunque; ma durante la sua esistenza su di lei calò un lungo silenzio.
Morì perfino, nel silenzio, il 30 agosto 1996, sul pianerottolo della sua casa di Gaeta, fu ritrovata soltanto giorni dopo.
Ma cosa ci ha lasciato Goliarda Sapienza? Sicuramente una visione lucida e straordinariamente moderna della condizione femminile, ma non solo: la rivendicazione totale di una libertà identitaria, l’invito a non catalogare mai né le persone né i loro sentimenti, la voce pulsante di un Io capace di superare ogni barriera, la narrazione della Realtà in tutte le sue incoerenze, contraddizioni e storture, l’arte della ribellione a una morale ipocrita, infine persino l’affermazione estrema del “diritto alla morte”.
Sono morta perché ho vissuto, scrive con semplicità Goliarda. E con ciò sembra dire tutto quel che rimane da dire: sono stata un essere umano, sono stata autentica, sono stata me. La coerenza che sfuggiva alla trama irregolare della vita, lei la trovò nella scrittura.
In occasione del centenario della nascita, riscopriamo il lascito di Goliarda Sapienza attraverso le sue frasi più celebri, che sono state scritte e dunque rimangono, scritte indelebili nero su bianco, ci sono state tramandate come il segno di un’identità che non si cancella ma è destinata a lasciare una traccia.
Goliarda Sapienza: frasi tratte da “L’arte della gioia”
Link affiliato
-
Non c’è niente da fare, come diceva mia madre, ogni dieci anni bisogna rileggere i libri che ci hanno formato se si vuol venire a capo di qualcosa.
-
All’opposizione si deve stare, ci ho pensato. Nina ha ragione. Soprattutto noi donne: all’opposizione sempre.
-
Gaia non era pazza, né lo era stata mai. Ormai cominciavo a conoscere la belva-uomo e sapevo che a noi appare pazzia ogni volontà negli altri a noi contraria, e ragionevolezza quelli che ci è favorevole e ci lascia comodi nel nostro modo di pensare.
-
Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali... E poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.
-
In un lampo capii che cosa era quello che chiamano destino: una volontà inconsapevole di continuare quella che per anni ci hanno insinuato, imposto, ripetuto essere la sola giusta strada da seguire.
-
Siamo pochi, nonna, pochi!
È sempre stato così.
E quei pochi, a Milano, a Londra, a Parigi, che ho conosciuto sono tristi.
È sempre stato così, Carlo.
Io non voglio essere triste come loro.
Ma nella coscienza di essere diversi c’è anche gioia, Carluzzu, se la si sa scovare.
È vero, è questo che non vogliono capire! Come se si vergognassero d’essere felici, come se la felicità comportasse per forza essere come gli altri: superficiali, vanesi.
-
Ma le promesse di libertà che le onde e il vento andavano ripetendo, si frantumavano lungo i muri dei palazzi fioriti di rose e pampini di lava tagliente. Non c’era libertà in quelle strade, e vicoli, e piazze ambigue, traboccanti di soli uomini con pagliette e bastoni arroganti, spiati da ombre femminili nascoste fra le tendine delle finestre o nel buio dei bassi sempre socchiusi.
-
Si casca stando coi piedi sulla terra, ragionando troppo, non come me che ho gli occhi pieni di nuvole e comete.
-
Le persone che posseggono una grande tensione morale invecchiano sì, ma integre come i marmi immortali dei templi.
-
E vedo il mio cuore. Occhio e centro, orologio e valvola del mio spazio carnale.
Recensione del libro
L’arte della gioia
di Goliarda Sapienza
Goliarda Sapienza: frasi tratte da “L’università di Rebibbia”
Link affiliato
-*
Una piccola collettività dove le tue azioni sono seguite, approvate se sei nel giusto, insomma riconosciute. Tutte capiscono perfettamente chi sei - e tu lo senti - in poche parole non sei sola come fuori…Non c’è vita senza collettività, è cosa risaputa: qui ne hai la controprova, non c’è vita senza lo specchio degli altri…
-
Né tu ti sentirai mai più una di fuori, né loro - quelli di prima - ti riterranno mai più una di loro. Vedrai: quando uscirai ti porteranno magari dei fiori, ti diranno benvenuta, ti abbracceranno, ma il loro sguardo sarà cambiato per sempre quando si poserà su di te.
-
Come allora, nel primo giorno di scuola, sto cadendo in preda alla sensazione panica di dover entrare in un luogo misterioso e potente del quale non so niente, e dove niente ormai dipenderà più dalla mia volontà.
-
Quei camminamenti sotterranei parlano di morte e conducono a tombe. Infatti, per la legge dell’uomo un tuo modo di essere è stato cassato, la fedina penale macchiata, le mani insozzate dall’inchiostro per le impronte digitali: quella che eri prima è morta civilmente per sempre.
-
Ecco un’altra tentazione da vincere: il piacere masochistico di sguazzare nell’orgoglio di essere teppa e divenire bersaglio dei loro sfoghi. Perché è noto che ci può essere soddisfazione autolesiva nel sentirsi perduta completamente.
-
Qui il reale è così possente, i dolori di tutti così al limite della resistenza, che basta un atteggiamento di eccessiva serenità per farti apparire fuori posto e sospettabile.
-
Anche qui dentro l’essere incinta è un momento di rivalsa per la donna: nel suo corpo, gonfio e tranquillo, nelle mascelle sicure c’è la decisione di trarre tutti i vantaggi che la sua condizione le offre.
-
Ma come sappiamo la vita concede raramente una vacanza anche se spesa in letture e meditazioni, la vita se ne fotte di profondità e sfizi culturali, e quando meno te l’aspetti ti tira giù a calci in culo a guadagnartela col famoso sudore della fronte.
-
Essendo stata una volta qua, Goliarda, non sperare più di uscire com’eri prima. Né tu ti sentirai mai più una di fuori, né loro – quelli di fuori – ti riterranno mai più una di loro. Vedrai: quando uscirai ti porteranno magari dei fiori, ti diranno benvenuta, ti abbracceranno, ma il loro sguardo sarà cambiato per sempre quando si poserà su di te.
-
Chi lo sa quando uno decide che è meglio morire che continuare a subire? Tu lo sai?
Recensione del libro
L’università di Rebibbia
di Goliarda Sapienza
Goliarda Sapienza: frasi tratte da “Lettera aperta”
Link affiliato
-
La felicità è l’unica cosa che andrebbe descritta, insegnata.
Non è per importunarvi con una nuova storia né per fare esercizio di calligrafia, come ho fatto anch’io per lungo tempo; né per bisogno di verità – non mi interessa affatto, – che mi decido a parlarvi di quello che non avendo capito mi pesa da quarant’anni sulle spalle.
-
Oggi, 10 maggio 1965, compio 41 anni ed ho quasi finito questo mio libro che se riuscirò ad impararlo a memoria – io non so improvvisare: ho fatto l’attrice e devo, per parlare, avere un copione – sarà il mio parlare a voi.
-
Come tutte le donne, essendo intelligente, dovevi esserlo più di un uomo; coraggiosa più di un uomo. Ma non si sfugge alla propria natura: puoi sì affamarla, costringerla al silenzio anche per molto tempo; ma prima o poi la sua fame la spinge fuori coi denti, le unghie affilate e ti dilania le carni e le vene.
-
Non si chiede scusa, chiedere scusa è il sistema che usano le donnette per rifare i loro sporchi peccatucci. Sei un individuo, e sei responsabile delle tue azioni. Non chiedere scusa ma cerca di riparare.
Goliarda Sapienza: frasi tratte da “Il filo di mezzogiorno”
Link affiliato
-
Non andare fra le viti nel filo di mezzogiorno: è l’ora che il corpo dei defunti, svuotati della carne, con la pelle fina come la cartavelina, appaiono fra la lava. È per questo che le cicale urlano impazzite dal terrore: i morti escono dalla lava, ti seguono e ti fanno smarrire il sentiero e: o morirai di sete fra gli sterpi disseccati dal sole − sterpo secco pure tu − o penserai sempre a loro smarrendo il senno.
-
Ogni individuo ha il suo segreto che porta chiuso in sé fin dalla nascita, segreto di profumo di tiglio, di rosa, di gelsomino, profumo segreto sempre diverso sempre nuovo unico irripetibile, segreto di impronte digitali graffito inesplicabile sempre nuovo diverso sempre unico irripetibile. Segreto di occhi azzurri, eco del segreto dello spazio segreto di occhi neri, eco del segreto della notte segreto di occhi grigi, eco di segreto di disegno di nuvole sempre dissimile, impensato segreto di occhi verdi, eco del segreto di profondità marine danzanti di alberi di corallo, alberi di sangue?
-
Ogni individuo ha il suo segreto, ogni individuo ha la sua morte in solitudine...morte per ferro, morte per dolcezza, morte per fuoco, morte per acqua, morte per sazietà unica e irripetibile. Ogni individuo ha il suo diritto al suo segreto ed alla sua morte.
-
In questo secolo di religiosità scientifico-tecnica, l’emozione, l’amore, la scelta morale, la fedeltà e finanche la memoria cadono in sospetto di malattia.
-
Non cercate di spiegarvi la mia morte, non la sezionate, non la catalogate per vostra tranquillità, per paura della vostra morte, ma al massimo pensate - non lo dite forte la parola tradisce - non lo dite forte ma pensate dentro di voi: è morta perchè ha vissuto.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Goliarda Sapienza: le frasi più celebri della scrittrice, a cento anni dalla nascita
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Aforismi e frasi celebri Goliarda Sapienza
Lascia il tuo commento