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Fabio Lubrano

Fabio Lubrano nasce a Ravenna nel 1973. Nel 1995 ha pubblicato “L’amore è una brutta cosa con un bel nome” nei Millelire di Stampa Alternativa. Il suo primo romanzo, “Malinverno”, rimane per alcuni anni inedito nonostante i molti apprezzamenti dagli addetti ai lavori. E' da poco in libreria con “Volare sott’acqua”, raccolta di racconti tragicomici appena pubblicati da LiberAria.

Matteo Grimaldi, scrittore
Matteo Grimaldi, scrittore Pubblicato il 09-09-2013

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Fabio Lubrano

Fabio Lubrano nasce a Ravenna nel 1973.
Nel 1995 ha pubblicato “L’amore è una brutta cosa con un bel nome” nei Millelire di Stampa Alternativa. Suoi racconti sono apparsi nelle riviste Tina, Fernandel e Linus e in alcune antologie fra cui “Scontrini”, pubblicata da Baldini Castoldi Dalai Editori.
Il suo primo romanzo, “Malinverno”, rimane per alcuni anni inedito nonostante i molti apprezzamenti dagli addetti ai lavori, fra tutti quello dello scrittore Matteo B. Bianchi

Photo credit: Umberto Lopez

che nel 2008 lo segnala a Marianna Martino, editrice di Zandegù, che decide di pubblicarlo.
La collaborazione con Zandegù continua con la pubblicazione dell’ebook “Ok, panico! Guida alle crisi di panico: come procurarsele per vivere sereni” in cui la scrittura di Fabio Lubrano si carica di quel misto di ironia e verità malinconica che trova la massima esplosione nell’ultimo libro “Volare sott’acqua”, raccolta di racconti tragicomici appena pubblicati da LiberAria.
Potete seguirlo sul suo sito: http://www.fabiolubrano.it/

Fabio, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.

  • Prima chiacchiera: Tu sei uno di quegli autori che può dire di aver fatto la gavetta vecchia maniera e faticato parecchio. Quando sembrava davvero impossibile pubblicare “Malinverno” hai anche deciso di smettere di provarci. Di smettere di scrivere proprio. Ci racconti quel periodo? Poi come sono cambiate le cose? Ti sono stati utili quegli anni lontano dall’editoria, oppure col senno di poi avresti ricominciato a scrivere prima?

Penso che gli anni passati lontano dalla scrittura siano stati utilissimi. Ovviamente non ne ero consapevole, la lontananza era dovuta ad una sorta di nausea per il mondo dell’editoria e di tutto ciò che vi gravitava intorno che mi ha portato a smettere di scrivere. Ma col senno di poi, quando ho ricominciato a scrivere per il gusto di farlo, mi sono accorto che tutti quegli anni avevano fatto sedimentare e consolidare quello che avevo imparato. E paradossalmente quando ho ricominciato a scrivere era molto più facile e spontaneo di prima.
Quanto alla gavetta sì, ho fatto la gavetta vecchio stile. E’ molto importante farla, non si può pensare di scrivere qualcosa e di pubblicarla subito perché è già pronta e matura. Il percorso dei concorsi letterari (quelli seri, non quelli dove vinci e poi ti propongono contratti con acquisto anticipato di ottocentomila copie), della pubblicazione per riviste letterarie (cartacee e online) e anche i rifiuti delle case editrici è un percorso difficile ma che ti mette in contatto con tante persone competenti che ti arricchiscono e ti migliorano.

  • Seconda chiacchiera: Le storie di “Volare sott’acqua” dimostrano che si può raccontare la malinconia pur strappando qualche risata, amara o di cuore che sia. Hai dovuto lavorare molto sulla tua scrittura per individuare uno stile letterario personale che ti rendesse riconoscibile?

In realtà no, io come persona sono come la mia scrittura. Ci sono arrivato per gradi, lavorando tanto sulla tecnica nella fase iniziale e soprattutto eliminando tutte le sovrastrutture stilistiche che anziché potenziare la scrittura di fatto la filtravano. Uno degli aspetti più difficili dello scrivere è proprio riuscire a essere spontanei, a essere se stessi. Quando chi mi conosce mi dice: ‘questo libro sei tu’ penso di essere riuscito nell’obiettivo.

  • Terza chiacchiera: Sembra che l’amore, nei tuoi racconti, finisca per entrarci sempre: qualche volta è causa, qualcun’altra soluzione, altre ancora spettatore della scena in prima fila. Qual è secondo te oggi, se c’è, un modo originale, nuovo, per raccontare il sentimento più vecchio del mondo? E qual è il tuo modo?

In Volare sott’acqua (ma anche in Malinverno) ho raccontato l’amore in tantissimi modi, in forme completamente diverse che vanno da quella tradizionale di un uomo e una donna che si sfiorano senza mai trovarsi davvero a quello di una storia d’amore tra un inquilino e il fantasma della donna che abitava la casa prima di lui. Credo che parlare di amore sia come scrivere un libro giallo: alla fine è solo un pretesto narrativo per parlare di tutto il resto. L’amore mette in evidenza chi è davvero una persona, nel bene e nel male. Ora vorrei raccontare forme ancora diverse, l’amore dell’uomo per l’umanità, episodi di piccoli (ma enormi) gesti eroici come quello di un extracomunitario senza permesso di soggiorno che ha accompagnato un bambino bergamasco scappato di casa in questura perché lo riaccompagnassero dai genitori. Quell’uomo sapeva che sarebbe stato espulso perché clandestino, eppure lo ha fatto.

  • Quarta chiacchiera: Mi hanno molto divertito i racconti “derby” di “Volare sott’acqua”, veri e propri duelli verbali all’ultimo colpo, in un crescendo di surrealismo, finché uno dei due protagonisti si arrende decretando di fatto il successo dell’altro. Come ti è venuta l’idea? Ci racconti qualche aneddoto? Ne hai qualcuno breve ancora inedito che ci puoi regalare o improvvisare solo per i lettori di SoloLibri?

L’idea è nata un giorno al supermercato quando in coda alla cassa ho trovato due signore anziane che si raccontavano le rispettive disgrazie. All’inizio ne parlavano con compassione reciproca, poi a un certo punto ho avvertito con nettezza che stavano facendo a gara, pur di vincere tiravano in ballo disgrazie di parenti sempre più lontani, vicini di casa, conoscenti, finché ho visualizzato l’immagine di una delle due vecchiette che estraeva una pistola e si sparava, per vincere per sempre. I derby sono nati così.
Un derby in cantiere è il derby dei depressi, dove si gareggia sullo psicofarmaco più formidabile. Improvviso al volo un passaggio:

“Io prendo 30 mg del mio psicofarmaco tutti i giorni”

“Io 60, due volte al giorno”

“Io vivo attaccato a una flebo di psicofarmaco e non me ne distacco mai”

“Il mio psicofarmaco agisce sulla serotonina”

“Il mio sulla serotonina e sulla noradrenalina”

“Il mio sulla serotonina, sulla noradrenalina, sui globuli bianchi e previene le carie”

“Il mio sulla serotonina, sulla noradrenalina, sui globuli bianchi, previene le carie e spalmato con delicatezza guarisce dalle emorroidi”

Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Ci lasci un tuo messaggio per i lettori?

Il messaggio nasce dal titolo del libro, volare sott’acqua. Non bisogna pensare che si possa volare solo in cielo. I pinguini lo fanno sott’acqua. Ognuno deve trovare il proprio modo di volare. Ce ne sono tantissimi, tanti quanti sono le persone.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fabio Lubrano

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