Mosaico raffigurante Esiodo, Rheinisches Landesmuseum Trier, CC-BY-2.0, via Wikimedia Commons
Se nell’insolita vita di Esiodo incontriamo un acuto poeta che amava la vita rurale e possedeva terre e bestiame, nelle sue opere principali, la Teogonia e le Opere e i giorni, affiorano i primi enigmi della letteratura mondiale e vengono formulate domande fondamentali che avrebbero trovato risposte esaustive solo nella filosofia, e che di quest’ultima costituiscono un indispensabile precedente.
Fonte privilegiata, insieme a Omero, di gran parte dei miti che hanno incantato il mondo classico e che risuonano ancora oggi nella letteratura e nella riflessione occidentale, Esiodo scrive poemi nei quali, pur non argomentando razionalmente, pone interrogativi e questioni già genuinamente filosofiche.
L’originalità dei temi trattati, l’intonazione etica che connota i suoi scritti ma soprattutto la presenza di un’autobiografia che pone l’io del poeta in primo piano e che, allo stesso tempo, ha valore di insegnamento esemplare che trascende la vicenda del singolo, rendono Esiodo un grande innovatore al quale si ispireranno molti dei massimi poeti successivi, dagli alessandrini a Leopardi.
La vita di Esiodo
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Sono soprattutto le Opere e i giorni a fornirci degli interessanti materiali autobiografici che ci consentono di ricostruire almeno alcuni degli eventi fondamentali di vita di Esiodo.
È possibile affermare, con buona approssimazione, che Esiodo sia vissuto all’inizio del VII secolo a. C. mentre sono da rifiutare le ipotesi che lo collocano nel secolo precedente e lo rendono, quindi, anteriore rispetto a Omero.
Egli stesso racconta di avere un fratello, Perse, al quale suggerisce di dedicarsi al lavoro della terra, unica strada per sfuggire alla miseria, e di abbandonare le cause giudiziarie con le quali avrebbe voluto estromettere i familiari dal loro diritto all’eredità paterna.
Esiodo proviene dunque dal mondo rurale e contadino e, secondo una tradizione credibile, sarebbe emigrato insieme a suo padre da Cuma Eolica, in Asia Minore, per scampare alla miseria, e sarebbe giunto nell’infausto villaggio di Ascra, ai piedi del monte Elicona, nella regione della Beozia, a nord-ovest di Atene. Per questo altre fonti affermano che sarebbe nato ad Ascra.
Egli stesso rivelò di aver fatto un solo viaggio per mare, da Aulide a Calcide, in Eubea, perché non amava navigare. Si sarebbe recato lì per partecipare ai festeggiamenti in onore dell’eroe Amfidamante e in questa occasione avrebbe cantato parti della Teogonia, vincendo una competizione poetica e ottenendo un tripode come premio. Proprio questa vicenda, consentirebbe di collocare Esiodo nel VII secolo a.C.
Tutto il discorso sulla vita nei campi, ammantato da una severa concezione della giustizia, e i precetti agricoli che Esiodo dispensa, insieme ad altri dettagli presenti nelle Opere e i giorni fanno ritenere non solo che egli appartenesse al contesto contadino ma che avesse una proprietà terriera di discrete dimensioni, dove erano presenti schiavi e bestiame. Mettendo a fattor comune questi elementi con la posizione geografica e il clima della Beozia, alcuni studiosi hanno ritenuto che la vita di Esiodo non dovesse essere poi così dura e che l’enfasi posta sulla fatica del lavoro dei campi fosse un espediente retorico funzionale a sottolineare la convinzione, di natura etica e religiosa, che
“sulla via della virtù gli dèi hanno posto il sudore”.
La Teogonia di Esiodo
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Comunemente ritenuta cronologicamente precedente rispetto alle Opere e i giorni, la Teogonia di Esiodo è un’opera in versi di argomento religioso, composta da 1022 esametri che ancora oggi possiamo leggere per intero.
Come le opere epiche, alle quali è accomunata non solo dalla forma metrica ma anche dalla tematica (seppure più orientata alla genealogia) e dalla forma compositiva, che prevede un inno iniziale e una narrazione successiva, la Teogonia era stata scritta per essere recitata in pubblico.
Il titolo potrebbe essere reso in italiano con l’espressione: generazione degli dei; ciò, però, non ne fa un trattato teologico nel senso moderno del termine, un testo che voglia spiegare perché gli dei esistano o quale rapporto intrattengano con il mondo.
Gli dei per Esiodo sono un dato di fatto: il poeta si propone di cantare come sono nati: anche se sono presenti delle similitudini con quello degli eroi, cantato da Omero, qui il racconto genealogico diviene l’elemento centrale del poema stesso.
Di particolare interesse risulta il Proemio, dove è l’individuo Esiodo a parlare e a narrare la sua personale investitura poetica da parte delle Muse: l’autorità individuale del poeta, a differenza dei poemi omerici, emerge prepotentemente ed Esiodo afferma di essere stato ispirato affinché cantasse “ciò che sarà e ciò che è”, l’esigenza della verità, dunque, inizia ad essere contemplata tra i doveri del poeta.
Nei versi successivi, ossia nella narrazione vera e propria, l’opera si configura, in molti suoi passaggi, come un elenco diversificato di nomi, intervallato da frequenti digressioni mitiche, lodi agli dei, descrizioni degli scontri tra gli dei per il potere. Rispetto ad Omero gli dei di cui si raccontano le nascite, le vicende e le gesta sono, grossomodo gli stessi, sebbene vari la coppia originaria: mentre Omero indica Oceano e Teti, due divinità marine, Esiodo indica Gaia e Urano, ovvero la terra e il cielo:
Questo cantatemi, o Muse, che abitate le olimpie dimore,
fin dal principio, e ditemi quale per prima nacque di loro.
Dunque per primo fu Caos, e poi
Gaia/Gea dall’ampio petto, sede per sempre di tutti
gli immortali che abitano la vetta nevosa d’Olimpo,
e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,
poi Eros, il più bello fra gli immortali,
che rompe le membra, e di tutti gli dei e gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio. […]
Gaia per primo generò, simile a sé, Urano stellato,
che l’avvolgesse tutta d’intorno,
che fosse ai beati sede sicura per sempre. […]
Le Opere e i giorni: l’opera più enigmatica di Esiodo
Lavoro di grande fascino e dalla natura enigmatica, Opere e i giorni sono il secondo grande poema di Esiodo (828 esametri) che, come la Teogonia, possiamo ancora oggi leggere integralmente.
È la presenza di elementi contrastanti ad aver suscitato grande curiosità e ampi dibattiti intorno alle Opere e i giorni: lo scritto si avvale forma metrica del poema epico e, pur rientrando in questo genere letterario, tratta della giustizia, del lavoro, dell’agricoltura e racconta la vita quotidiana. Sono questi ultimi elementi ad averlo reso una novità audace nel panorama della letteratura greca arcaica e ad averlo, poi, fatto diventare un esempio per quei poeti, come Arato o Virgilio, che scelsero di cimentarsi nella poesia didascalica (ovvero in opere poetiche che avevano la funzione di dispensare insegnamenti).
La tematica astratta del componimento, elaborata attraverso molteplici riflessioni e icastiche sentenze, non viene tuttavia sviluppata attraverso la coordinazione sistematica e la rigida subordinazione dei pensieri: Esiodo sceglie piuttosto una tecnica associativa che affianca ai concetti dei precetti di natura più pratica.
Anche in questo caso emerge la dimensione individuale o, meglio, familiare: il personaggio di Perse, fratello del poeta, a cui quest’ultimo si contrappone è funzionale a mostrare una opposizione presente nella società greca in cui viveva Esiodo, dove gruppi sociali diversi erano animati da principi etici divergenti.
Come nella Teogonia, trovano posto in quest’opera alcuni famosi miti come quelli di Prometeo, di Pandora e quello delle età dove viene delineato per la prima volta un sostanziale regresso nell’evoluzione umana, dalla luminosa età dell’oro all’infelice età del ferro.
Altrettanto originale appare la presenza della favola dello sparviero e dell’usignolo, la prima favola della letteratura, utile a illustrare il tema della giustizia umana di cui il mondo animale è privo.
Le sezioni che hanno destato maggiore interesse, e sulle quali la critica si è esercitata con più solerzia, sono però quelle dedicate al fratello Perse e all’agricoltura. In esse emerge il contrasto tra dyke (giustizia) e hybris (tracotanza) e l’esortazione, rivolta al fratello, di dedicarsi al lavoro dei campi per una vita degna.
Proprio le attività agricole vengono poi descritte trattando del calendario dei lavori e del suo rapporto con l’astronomia, dell’amministrazione della casa, del bestiame e dei servi, del taglio del legame, dell’aratura, dei modi per trascorrere l’inverno, della potatura delle viti, del raccolto, del riposo estivo, della trebbiatura e della vendemmia.
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Lo sguardo attento di Esiodo si volge non solo all’attività antropica ma anche agli eventi naturali e il poeta non dimentica neanche le indicazioni riguardanti le opere: egli indica in modo dettagliato in quali giorni del mese, e in quali momenti della giornata, svolgere talune attività.
Oltre che della Teogonia e delle Opere e i giorni, Esiodo è considerato, almeno da alcuni critici, il probabile autore di altre opere in versi – come il Catalogo delle donne, dove narra le genealogie di donne mortali che erano unite agli dei, e lo Scudo di Eracle, dove celebra Alcmena e narra la lotta tra Eracle e Cicno – di cui rimangono oggi solo alcuni frammenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Esiodo, il poeta greco che narrò la nascita degli dei
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