Dpcm o Dcpm: come si scrive questo acronimo e che significa? In un periodo così particolare questo termine ricorre molto spesso ed è quindi importante conoscere le lettere che lo compongono per evitare di commettere errori. Senza dubbio la proroga dello stato di emergenza farà sì che saranno ancora molti i decreti firmati da Giuseppe Conte e quindi parleremo ancora per molto tempo di Dpcm.
Dpcm o Dcpm: come si scrive correttamente?
Prima di tutto però dobbiamo capire come si scrive correttamente questo acronimo. Qual è la formula giusta, Dpcm o Dcpm?
Spesso capita di sentire questa parola pronunciata nel modo sbagliato, forse perché le lettere che la compongono sono molto simili o forse perché non tutti sanno che cosa significa.
Ad ogni modo l’acronimo corretto è Dpcm. Andiamo ora a scoprire il significato questo termine e a cosa corrispondono le lettere che lo compongono.
DPCM: cosa significa?
I decreti ministeriali sono sempre esisti, anche se non c’era così tanta attenzione e non era uno strumento così utilizzato.
Il dpcm non è altro che un atto amministrativo dal Presidente del Consiglio dei ministri e prende quindi la denominazione di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ossia Giuseppe Conte, e non dall’intero Consiglio dei Ministri. Dal punto di vista formale, un dpcm è un atto di secondo grado: significa quindi che è meno importante rispetto alla legge, ai decreti legge e ai decreti legislativi delegati.
Ovviamente l’importanza dei Dpcm è dovuta alla particolare situazione che stiamo vivendo, perché mai questo strumento aveva goduto di una rilevanza nazionale così grande.
In questo momento il governo ha scelto come strumento i Dpcm invece dei Dm perché hanno il merito di essere di rapida emanazione, dato che dipendono esclusivamente dalla volontà del premier. I decreti legge, al contrario, dovendo essere approvati da più organi hanno tempi molto più lunghi, non compatibili con la situazione di emergenza che stiamo vivendo.
Infatti sebbene entrambi entrino immediatamente in vigore, tuttavia i decreti legge la necessitano di un passaggio ulteriore in Parlamento: senza il confronto con le Camere non possono essere ritenuti validi. Da un punto di vista legislativo dunque, essi sono considerati più democratici perché assicurano un dialogo tra maggioranza e opposizione e quindi un equilibrio maggiore rispetto al Dpcm.
Conte giustifica però la sua scelta con una necessità di intervento immediato e con la tempestività che solo questo strumento, considerato da molti anti democratico, può però garantire.
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