Come parole sussurrate al vento di Serena McLeen

La Antonio Vallardi Editore pubblica Come parole sussurrate al vento (2025) di Serena McLeen, pseudonimo di una scrittrice italiana, appassionata di cinema e lettrice onnivora, che ha esordito come autrice self-published nel 2017, conquistando con i suoi romanzi il cuore di migliaia di lettrici e lettori. Con Vallardi ha già pubblicato Il peso della vergogna (2024).

Caro diario, stasera fa un freddo insopportabile…

Per comprendere il presente occorre conoscere il passato, è una regola di vita indispensabile che riguarda ciascuno di noi, anzi una bussola, perfetta per indirizzare l’esistenza. È quello che accade a Elena, brava e talentuosa restauratrice, quando scopre i diari della nonna Anna, dove c’è tutto un mondo sconosciuto alla nipote. Una giovane donna, che scopre il proprio coraggio mentre infuria la Seconda Guerra mondiale con il suo carico di dolore, lutti e devastazioni. Ed Elena capisce insieme al lettore che le parole sussurrate al vento, non si disperdono ma continuano ad abitare nell’anima e nella memoria, per non essere mai dimenticate. Appassionante il nuovo romanzo di questa misteriosa autrice italiana, che si cela dietro uno pseudonimo e dimostra la grande forza d’animo delle donne.
Emozionante la vicenda, che si dipana raccontando una storia di finzione, che la scrittrice ha abilmente intrecciato ad alcuni eventi realmente accaduti in Veneto, in particolare nel padovano, durante la Seconda Guerra Mondiale. Prima di iniziare a scrivere, Serena McLeen è stata a Este e mentre passeggiava per le sue vie ha compreso dove collocare la casa dei protagonisti. Il fascino senza tempo di Este, con le sue strade silenziose e i suoi angoli ricchi di storia, hanno permesso all’autrice di costruire un legame più vivo con i personaggi del libro, ed ecco come la trama prendeva forma sotto i suoi occhi. Serena McLeen, inoltre, ha svolto ricerche approfondite su quella zona durante il periodo in cui ha ambientato la vicenda di Anna Gallo, venendo a conoscenza di molti eventi e dichiarazioni reali. Infine, ha visitato la Villa Contarini Givanelli-Venier, a Vo’ Vecchio, dove una guida ha illustrato alla scrittrice la storia della dimora, dalla sua costruzione fino agli anni Quaranta, quando l’edificio fu utilizzato come luogo di detenzione per gli ebrei.

Mi auguro solo che non si tratti di uno di quei campi di lavoro per gli ebrei.