Cantautori e cantautrici del nuovo millennio. Il dizionario di Michele Neri

Innanzitutto i numeri: 1966 biografie, 10.000 (all’incirca) dischi citati, sei anni di gestazione.
Cantautori e cantautrici del nuovo millennio. Il dizionario (Iacobelli Editore, 2023) è un lavoro imponente. Che non si nasconde dietro alcuna distinzione, di genere o di fama acquisita: il rap, la trap, il jazz, il rock d’autore, il pop in ogni rispettiva variante; artisti conosciutissimi, altri molto meno, album e canzoni di successo, oppure di culto, sconosciuti ai più, ascoltati da quattro gatti.
Il tutto condensato in volume di 537 pagine, che parte dalla A di “Aba” e arriva alla zeta di “Tonino Zurlo”. Nel mezzo tutto il resto: Vinicio Capossela, Carmen Consoli, ma anche Jake the Smoker, Non Giovanni, Marrone Quando Fugge, Inkenzamente, tanto per citare gli pseudonimi più “esotici”.

Un volume curato da Michele Neri, giornalista, storico della canzone, collaboratore Rai, direttore editoriale del trimestrale Vinile, con la fondamentale collaborazione di un fidato gruppo di colleghi, bravi a fare il surf tra una miriade di informazioni, a condensarle, a catalogarle in schede il più possibile precise e oggettive.

Il criterio seguito?
Occuparsi di tutte le cantautrici e cantautori che hanno iniziato la loro carriera artistica entro la prima metà degli anni Novanta dello scorso secolo, a patto di aver prodotto almeno un EP.
Lo scopo?
Scattare un’istantanea su di un movimento dotato di una forza spaventosa, storicizzarlo, renderlo visibile. Un movimento policromo, che non si è mai fermato, nemmeno di fronte alla carenza di mezzi economici o a etichette discografiche (o quel che ne rimane) poco o per nulla intenzionate a rischiare.
Anche se c’è una ragione di fondo che lo stesso Michele Neri spiega tra le pagine introduttive dell’opera:

Canzoni belle e bellissime se ne fanno anche oggi ma (…) è difficile intercettarle, (…) la produzione è sterminata e frenetica, (…) la massa di dischi che escono quotidianamente rendono difficilissima l’individuazione di titoli che probabilmente ci farebbero innamorare.

Vero: siamo di fronte a un libro che ci invita a scoprire, a non fermarci di fronte ai soliti (sia pur rispettabili) nomi, ad accorgerci che i nostri cantautori hanno prodotto musica di qualità anche dopo gli anni Ottanta.
Certo, gli autori si saranno imbattuti in qualche dimenticanza, è fisiologico, ma è il caso di ricordarlo: un libro simile non si era mai visto prima dalle nostre parti.
È quanto basta a renderlo imprescindibile.
Buona lettura, dunque. Anzi, buon ascolto.