Chi non ha memoria, nella sua infanzia, della celeberrima frase “ C’era una volta… c’era una volta, tanto tempo fa…”?
Ma da quando e perché si utilizza questo memorabile incipit?
“C’era una volta”: una formula passata dalla tradizione orale a quella scritta
La frase standard di apertura "c’era una volta" nelle fiabe affonda le radici nella tradizione orale; ne troviamo delle tracce nelle tradizioni mesopotamiche, egizie, indiane, arabe e latine. La frase di apertura serviva ai narratori per catturare l’attenzione e segnalare che stava iniziando una storia.
Dalla tradizione orale la frase è stata trascritta nelle fiabe e nei racconti epici e, sebbene non costituisca una funzione rituale obbligatoria, le storie continuano a iniziare a questo modo perché funziona: non vi è alcun dubbio che al suono di queste parole "magiche", tutti i bambini, anche se con gli occhi aperti, cominciano a volare con la fantasia, al galoppo di draghi, in terre lontane dove vivono creature misteriose.
Questo è il potere evocativo delle parole che colloca la storia in un passato indefinito (“una volta”) — non ci dice quando — creando una sospensione rispetto al tempo reale. Questo permette al racconto di uscire dal concreto e dal presente e di entrare nel regno del fantastico.
Tuttavia è corretto far notare che le storie raccontate non nascono per uno scopo ludico, bensì sono appartenute a rituali sacri celebrati in molte comunità: queste, come un contenitore di memoria, sono servite per tramandare i miti, la cosmogonia, le usanze e le tradizioni proprie della tribù.
Mircea Eliade e il tempo fuori dal tempo
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A partire dal concetto di mito e di tempo sacro in Il Sacro e il Profano di Mircea Eliade, antropologo e storico delle religioni,
per mezzo dei riti, l’uomo può "passare" dalla comune durata temporale al tempo sacro; il tempo sacro non trascorre, è ontologico per eccellenza, "parmenideo": sempre uguale a se stesso, non muta, non si esaurisce [...] il tempo sacro è un tempo mitico, un tempo primordiale, non identificabile con un passato storico, un tempo originale non preceduto da un altro tempo, poiché nessun tempo poteva esistere prima dell’apparizione della realtà raccontata dal mito.
è possibile affermare che ciò che legittima l’utilizzo di un tempo fuori dal tempo nelle narrazioni, quella caratteristica magica e simbolica della fiaba, è proprio della sfera del sacro e che evocare un tempo mitico è funzionale per gli esseri umani per riflettere e per aspirare a vivere seguendo i modelli degli dei.
C’era una volta... Pinocchio, un simbolo dei riti di passaggio
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Collodi in Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino scrive una fiaba che viene spesso letta ai bambini ma che in realtà rappresenta un complesso modello archetipico. Egli si serve del rito d’iniziazione di alcuni popoli primitivi per raccontare un rito di passaggio da uno status di entrata a uno status di uscita diverso, come dall’adolescenza all’età adulta.
C’era una volta…
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
– No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Inoltre, riprendendo le tesi di Mircea Eliade, il pezzo di legno animato è una ierofania, ovvero una manifestazione del sacro: un oggetto qualsiasi diventa un’altra cosa, senza cessare di essere se stesso:
Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. [...]
– Non mi picchiar tanto forte!
Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!
Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno!
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Recensione del libro
Le avventure di Pinocchio
di Carlo Collodi
Le fiabe: contenitori di memoria e codici morali
Le fiabe dunque nascono in tempi lontanissimi, come sopra detto sono state contenitore di memoria. Successivamente la necessità degli esseri umani di tramandare e conservare le proprie origini è stata fonte di ispirazione per tanti autori per creare fiabe che contengono spesso codici morali; da qui nasce il genere letterario della fiaba d’autore, di cui l’incipit, l’inizio di un racconto, è la cifra individuale del suo autore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “C’era una volta”: la formula di apertura più famosa del mondo
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