Nella Giornata del 25 novembre i versi della poetessa e scrittrice cilena Teresa Wilms Montt parlano a tutte le donne. Peccato che Teresa, colei che li scrisse, morì a soli 28 anni.
Inizia presentandosi, ma sembra parlare dall’aldilà come un fantasma: Sono Teresa Wilms Montt/e anche se sono nata cento anni prima di te e richiama subito una vicinanza, una forma di sorellanza quando, in un sussurro, aggiunge “la mia vita non è tanto diversa dalla tua”. L’immediatezza della sua morte è già tangibile in questi versi: il lettore sa che, nel momento stesso in cui li sta leggendo, lei, Teresa, non è più viva, perché i verbi sono coniugati al passato e la voce pare provenire da ineludibili lontananze, da un luogo ormai irraggiungibile.
“Autodefinizione”, la poesia di Teresa Wilms Montt
Il titolo originale della poesia è Autodefinición, resa in italiano come Autodefinizione ed è una sorta di autoritratto che ci restituisce, in parole, la descrizione perfetta di Teresa Wilms Montt. Un ritratto a tinte forti, non edulcorate che inizia piano, come una melodia, e poi acquisisce un ritmo scandito, basato su contrapposizioni forti; accostando termini tra loro opposti Teresa formula il suo grido di libertà che non si è ancora spento. Non è più viva, ma in questi versi sembra ancora urlare, battere i pugni, respirare intensamente e infine, stringerci le mani, dicendo “io lo so, ti vedo, sei uguale a me”.
Teresa Willms Montt fu una ribelle, una scrittrice, ma prima di ogni altra cosa una donna in un secolo in cui alle donne non era concesso né essere ribelli né essere scrittrici. Ciononostante lei dice “ho avuto il privilegio di essere donna” e non c’è verso in questa poesia che non sia un atto di ribellione contro il patriarcato e contro la società stessa che l’ha crocifissa immolandola all’altare del pregiudizio, uccisa e, infine, sepolta. Sembra un uccellino chiuso in gabbia che si dibatte per volare; ma attraverso la sua voce ha trovato la sua libertà, si è librata in alto al di sopra delle convenzioni, dei giudizi, delle imposizioni ed è attraverso quella voce che adesso ancora ci parla. Autodefinizione appare come una poesia-testamento, scritta in forma di lettera.
Si potrebbero leggere le azioni compiute da Teresa in vita separandole dal resto del testo, ne otterremmo così una sequela di atti molto incisivi che tutte noi potremmo compiere: “io ci ho messo la faccia”; “ho dato compagnia”; “ho dato la vita”; “ho cercato la libertà”; “ho dato ancora più amore”; “ho urlato”; “ho risposto” sino a quel “sepolta” che non è più un’azione che le appartiene.
Ecco, tutto questo è Teresa Wilms Montt; è davvero necessario dire altro?
“Autodefinizione” di Teresa Wilms Montt: testo
Sono Teresa Wilms Montt
e anche se sono nata cento anni prima di te,
la mia vita non è stata tanto diversa dalla tua.
Anche io ho avuto il privilegio d’essere donna.
È difficile essere donne in questo mondo.
Tu lo sai meglio di tutti.
Ho vissuto intensamente ogni respiro e ogni istante della mia vita.
Ho distillato una donna.
Hanno cercato di reprimermi ma non ci sono riusciti con me.
Quando mi hanno voltato le spalle, io ci ho messo la faccia.
Quando mi hanno lasciato sola, ho dato compagnia
Quando hanno voluto uccidermi, ho dato vita.
Quando hanno voluto rinchiudermi, ho cercato la libertà.
Quando mi amavano senza amore, ho dato ancora più amore.
Quando hanno cercato di zittirmi, ho urlato.
Quando mi hanno picchiato, ho risposto.
Sono stata crocefissa, morta e sepolta,
dalla mia famiglia e la società.
Sono nata cento anni prima di te
comunque ti vedo uguale a me.Sono Teresa Wilms Montt,
e non sono adatta per le signorine.
Chi era Teresa Wilms Montt, la vita di una donna libera
Il significato di questa poesia-autoritratto è da rintracciare nella vita della sua autrice. Teresa Wilms Montt era nata a Viña del Mar, in Cile, nel 1893. Crebbe in una nobile famiglia aristocratica che la educò sin da bambina allo studio della letteratura e del pianoforte. Teresa, però, aveva un carattere ribelle e solitario, che rivelò sin da piccola opponendosi alle tradizioni familiari e alle imposizioni delle governanti.
La sua ribellione, come accadeva per molte donne all’epoca, culminò nel matrimonio: la sua unica via di fuga.
Nel 1910, all’età di 16 anni, Teresa Wilms Montt sposò Gustavo Balmaceda Valdés (1885-1924), un impiegato del servizio fiscale dello Stato, che aveva dieci anni in più di lei. La coppia ebbe due figlie: la prima, Eliza, Teresa la portava già in grembo prima del matrimonio, mentre la seconda, Sylvia Luz, venne al mondo dopo un travaglio sofferto che Teresa patì da sola, senza il sostegno del marito.
Dopo il matrimonio marito e moglie conducevano un’esistenza bohémienne e Teresa iniziò a dedicarsi alla scrittura pubblicando articoli e alcune raccolte di poesie. Poi tutto precipitò. Nel 1915 Teresa iniziò a intrecciare una relazione clandestina con Vicente Balmaceda, cugino del marito. Quando Gustavo venne a conoscenza dei fatti la trascinò davanti a un tribunale, incolpandola di adulterio.
Dopo diversi giorni di custodia cautelare, in cui fu tenuta rinchiusa in una stanza, il verdetto del tribunale dispose che Teresa fosse rinchiusa nel Convento del Preziosissimo Sangue, dove la scrittrice rimase per otto mesi. In quelle mura, sola e separata dalle sue adorate figlie, Teresa compì il primo tentativo di suicidio.
Quello che il verdetto del Tribunale non aveva detto era che anche Gustavo aveva un’amante, una giovane donna di nome Nubia. Ma l’amore e la libertà sono colpe che una donna - all’epoca, forse anche oggi - pagava care: Teresa aveva chiesto il divorzio, ma non le fu mai concesso, perché era un affronto che ledeva l’onore della famiglia Balmaceda.
Grazie alla complicità dell’amante, Vicente, riuscì a fuggire dal convento e si trasferì a Buenos Aires dove, nel 1917, pubblicò le sue prime opere dal titolo Inquietudes sentimentales e Los tres cantos, entrambi i volumi andarono esauriti in breve tempo.
Nel 1919 avrebbe pubblicato quello che sarebbe stato il suo ultimo libro, una raccolta di otto storie Cuentos para los hombres que son todavía niño (letteralmente Racconti per gli uomini che sono ancora bambini).
Nel frattempo anche Gustavo Balmaceda pubblicò un libro autobiografico che voleva essere una sorta di “vendetta” contro la moglie. L’uomo continuava a impedirle di vedere le figlie che Teresa riuscì ad abbracciare di nuovo a Parigi grazie all’intervento del nonno, José Balmaceda. Poco tempo dopo le vennero di nuovo sottratte e lei sprofondò in una terribile depressione. Una notte assunse una grande quantità di Veronal, il barbiturico che di solito utilizzava per dormire. Era il 22 dicembre 1921, poco prima di Natale. Due giorni dopo morì nell’ospedale di Läennec.
Il referto medico riportava una scritta inequivocabile: “per cause sconosciute”.
Questa la breve vita di Teresa Wilms Montt, una donna libera. La sua esistenza è tutta racchiusa in una poesia Autodefinizione, dalla quale ancora la sua voce racconta la propria lacerante verità.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 25 novembre: la poesia di Teresa Wilms Montt contro la violenza
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