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Recensioni di libri

A Bologna danno l’acqua di Anna Patrizia Mongiardo

Damster, 2021 – Il secondo giallo di tutto rispetto dell’infermiera calabrese Anita, investigatrice di complemento a Bologna, scritto dalla calabrese Anna Patrizia, tecnico di radiologia medica dal 1984 nella città delle Due Torri.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 04-03-2022
A Bologna danno l'acqua

A Bologna danno l’acqua

  • Autore: Anna Patrizia Mongiardo
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2021

Hanno ucciso una prostituta in viale Silvani, a Bologna. L’hanno trovata di mattina, a poca distanza dalla casa dove abita Anita, l’infermiera dell’ospedale Bellaria che conduce indagini parallele per scrivere un giallo. Ha la passione per la scrittura, come Anna Patrizia Mongiardo, calabrese trapiantata sotto le torri, autrice di un poliziesco di tutto rispetto, A Bologna danno l’acqua, pubblicato a novembre 2021 nei Gialli Damster, marchio delle Edizioni del Loggione (228 pagine). Una crime story e non solo, visto che non manca qualche accenno di tecnica giornalistica e nemmeno siparietti sentimentali.

Vive da 38 anni nel capoluogo emiliano e da grande lettrice da una quindicina di anni fa ha avvertito l’esigenza di scrivere: è nata così l’opera prima nel 2017, il romanzo autobiografico Raggiungere Catanzaro non è facile, seguita nel 2019 da Bologna imperfetta, per Damster, giallo in cui si incontrano Anita Ferraro e i principali coprotagonisti anche di questo secondo titolo felsineo, che li rimette in azione.

Si fa presto a dire assassinata: la ragazza rumena, Roxana Delogu, 28 anni, è stata soffocata con un sacchetto di plastica infilato sulla testa e questo sarebbe il meno. Dopo averla uccisa, l’assassino ha infierito con calci e sputi sul cadavere a terra. Lo ha calcato col piede, come si pigia l’uva. Il corpo è stato incastrato con forza nello spazio angusto tra il marciapiede e un’auto parcheggiata. Un comportamento che dimostra un disprezzo assoluto. Odio totale.

Oltre alla curiosità per un delitto commesso nei pressi di casa, il caso Roxana fa colpo su Anita per un’altra combinazione. Le telecamere di sorveglianza in viale Silvani hanno inquadrato un medico del suo reparto di radioterapia al Bellaria. La Scientifica ha rinvenuto le sue, tra le cicche dei clienti sul luogo dell’omicidio. Sicché il cinquantenne Alessandro Papa frequenta prostitute, il dottor Bergoglio, come lo chiamano in corsia e, da giovane, Paolo VI o Wojtyla. Saranno pure fatti suoi, è in via di separazione dalla moglie, una collega. Hanno un figlio diciottenne. Però, se ha davvero ucciso una donna e infierito da psicopatico ci sarebbe poco da assolverlo. In clinica non gode della simpatia di nessuno. Manca di charme, veste in modo sciatto, non si cura. È un solitario e si lascia andare ad atteggiamenti scontrosi col personale e i pazienti.

È tra i sospettati dell’omicidio, insieme al protettore serbo della prostituta, a quattro-cinque clienti e alle altre due passeggiatrici sotto il controllo di Kusturica. Ma già il solo sospetto è pesante per un professionista: il direttore sanitario vuole cacciarlo, televisioni e stampa ne parlano come di un serio indiziato. Fa più notizia un potenziale camice assassino di un pappone omicida.

Nella raccolta di elementi utili alla personalissima indagine a futuro scopo narrativo, Anita si avvale della collaborazione di un amico giornalista del Resto del Carlino, il romagnolo Dario, compagno di una collega del Bellaria. Nel rapporto di mutuo scambio — l’infermiera si è impegnata a realizzare un dossier sulla radioterapia — il cronista la mette al corrente degli sviluppi delle indagini, appresi dai colleghi che seguono il caso. La Ferraro si avvantaggia inoltre delle conoscenze del barman del pub vicino casa, già “Bar delle Svelte”, un gigante tatuato che gli amici chiamano Work, perché lavora tanto e dal bancone raccoglie notizie, indiscrezioni, sussurri.

Il vero professionista, nell’inchiesta, è l’affascinante e maturo vicequestore Camillo Brunetti, amico di Dario e ora sempre più di Anita. Si conoscono da quattro anni, dal primo giallo di Anna Patrizia. Apre le porte del Commissariato di via Pietramellara all’infermiera detective per caso (e per scrivere un thriller). Vi opera il collega Garruto, vice ispettore titolare del caso della prostituta soffocata in viale Silvani. Brunetti, invece, è impegnato nella caccia a Igor il Russo, il mercenario sparatutti che ha messo a ferro e fuoco l’Emilia-Romagna. Al criminale ricercato ha dato ospitalità in un cascinale di Budrio proprio quel protettore, spacciatore e delinquente, Kusturica, sul quale convergono le attenzioni degli inquirenti e anche le indagini sulla morte di Roxana.

Questo vale la libertà per il dottor Papa, che torna a vivere dalla mamma, cosa che incide positivamente sull’abbigliamento ma non cancella il peso della sua vicenda. Al ritorno al lavoro tutti lo guardano, in ospedale.
Non si può immaginare, dice, cosa sia subire ore di interrogatori e avvertire addosso il sospetto di essere un assassino. È tuttora scosso, anche se in galera c’è già stato e a lungo, in casa, avendo vissuto con la moglie, un rapporto malato, pesantemente deteriorato, senza possibilità di guarigione. Sì, di notte andava in cerca di prostitute, libero di avere una donna, pagandola, che non gli parla con rabbia e non intima “Zitto tu!”. Alla fine è un pover’uomo, ora più chiacchierone che mai.
Ma che simpatico quel Brunetti-Callaghan e quanto sta simpatico ad Anita. Ai lettori maschietti piacerà invece Farisa, la collega italo eritrea del Bellaria, capelli ricci lunghi, bocca carnosa, sensualità acchiappa-uomini prorompente.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: A Bologna danno l’acqua

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