24 volte la verità
- Autore: Raphaël Meltz
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2024
Ventiquattro fotogrammi al secondo: è questo lo standard del cinema sonoro, pensato per sincronizzare immagine e suono. In seguito è arrivata la televisione e quei fotogrammi sono diventati venticinque, poiché si doveva trovare un sottomultiplo della frequenza standard, cinquanta hertz. I veri appassionati, però, sono sempre legati a quelle ventiquattro immagini, ventiquattro frammenti di realtà che l’occhio guarda attraverso l’obiettivo, per poi riportarli a chi li riceve proiettati su di un grande schermo: non a caso questa cifra è riportata nel titolo del romanzo di Raphaël Meltz 24 volte la verità, edito nel 2024 da Prehistorica Editore nell’ottima traduzione di Alice Laverda.
Il lavoro del cineoperatore non si sceglie per caso: è una passione che brucia dentro e che bisogna seguire, volenti o nolenti. Lo sa bene Gabriel, che ha iniziato a maneggiare la cinepresa di suo padre fin da bambino, sotto la supervisione della sorella Hélène, di poco più grande di lui. Presto la vita gli fa un regalo poco gradito: un immenso dolore destinato a tormentarlo per il resto dei suoi giorni, quando Hélène lascia questo mondo giovanissima per colpa di una banale caduta durante il gioco. Disperato, ma costretto a ingoiare l’angoscia e la mancanza, Gabriel si attacca alla macchina da presa come a un’ancora di salvezza e a una possibilità di resurrezione, cominciando quella che sarà la sua carriera. Ma non solo: Gabriel inizierà a guardare la vita dall’esterno, come un infinito documentario, una ripresa attraverso i decenni, una soggettiva senza interruzione, sentendosi sempre “staccato” dalla realtà anche quando incontrerà l’amore della sua vita, Lila, che amerà e rispetterà anche una volta che il destino gliela strapperà.
Davanti agli occhi e all’obiettivo di Gabriel passano attori e attrici, ma anche la guerra con tutto il suo bagaglio di sofferenza, miseria e atrocità, fino a che, in un terribile 11 settembre, si rende conto di essere ormai passato dalla parte dello spettatore.
La vita di Gabriel si riflette in quella del nipote Adrien, giornalista in questo mondo ormai irreversibilmente digitale, single incallito senza alcuna prospettiva di creare una famiglia, eternamente alle prese con le teorie dell’amico Antonio, che si è messo in testa di definire la data precisa in cui il cinema è morto. Adrien si fa trascinare nei suoi ragionamenti assecondandolo, ma proprio nel momento in cui lo segue fino in fondo Antonio cambia strada, allentando la presa e lasciando Adrien senza un appiglio. Fino a che la vita non tira una sferzata a entrambi, mostrando tutta la vacuità dell’essere.
In fondo vi è un filo rosso che unisce Adrien a suo nonno Gabriel, e non è solo un legame di sangue: malgrado i loro percorsi fortemente differenti, entrambi sono solo due “spettatori” della vita, due osservatori esterni che la riportano ma non la vivono completamente, presi come sono dalla loro missione di testimoniarla. Forse, però, è più corretto dire che proprio questo è il loro vivere, la loro autentica dimensione; è lì, infatti, che le loro esistenze troveranno un punto d’incontro, davanti a una vecchia pellicola ingiallita dal tempo, testimonianza di un dolore che non può sbiadire.
24 volte la verità di Raphaël Meltz è un racconto tenue e malinconico come nella migliore tradizione degli autori francesi: ci sembra quasi di costruire nella nostra mente un film girato da un regista della Nouvelle Vague. Anche lo stile di scrittura è quasi volatile, le frasi sono lunghe e spesso non rispettano la sintassi, a trasmettere un senso di inquietudine e, allo stesso tempo, di “laissez faire”. Le storie di Gabriel e Adrien vengono quasi accarezzate, immerse in un’atmosfera ovattata, come se anche noi le guardassimo attraverso un obiettivo.
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