Tutt’altro che rassicurante, il Leviatano è una figura biblica che ritroviamo anche nel libro di Thomas Hobbes, il filosofo britannico che lo ha immaginato come una vera e propria salvezza per l’umanità e i sudditi - cittadini.
La storia del Leviatano inizia, però, nell’Antico Testamento: proprio qui, infatti, troviamo questo mostro marino del quale non si ha una vera e propria descrizione ricca di dettagli. Nonostante questo ciò che è in nostro possesso è sufficiente per lasciare che l’immaginazione prenda il sopravvento insieme ad una buona dose di timore.
Ad aiutarci è senza dubbio il senso etimologico del termine: Leviatano deriva dall’ebraico e dal verbo liwjah, ovvero circondare, e significa letteralmente "tortuoso", "attorcigliato".
Non è quindi difficile arrivare a pensare al nostro Leviatano come un serpente dalle dimensioni imponenti, una specie di Re di tutte le bestie, testimonianza del grande potere divino. Una figura suggestiva che è stata spesso paragonata a behemoth o allo ziz, gli omologhi di terra e di aria.
Non manca, inoltre, chi ritiene che la figura del Leviatano sia in realtà mutuata da Tiamat, la primogenita della dea delle acque salate della mitologia babilonese, o Sobek, il dio-coccodrillo egizio.
Un’importanza che ha presto travalicato anche i confini biblici arrivando fino al mondo della filosofia e incontrando, così, il pensiero di Thomas Hobbes. Proprio quest’ultimo, infatti, ha dedicato alla figura del Leviatano un libro del quale vediamo in seguito i dettagli.
"Leviatano", il libro di Thomas Hobbes
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Perché un libro dedicato alla figura mostruosa del Leviatano? A dargli vita è il filosofo Thomas Hobbes che affida al suo scritto un pensiero filosofico di profonda riflessione. Se da una parte, infatti, l’essere umano ha conosciuto i temi quali la fiducia, la convivenza pacifica, il rispetto reciproco, dall’altra c’è chi proprio come Hobbes afferma che non sempre tutto questo è possibile.
Leviatano, il libro di Hobbes mette in luce come nella vita sia facile incontrare persone incapaci di rispettare le regole che normano la società ed è proprio allora che diviene fondamentale l’esistenza di una figura "super partes" in grado di applicare la sanzione ove necessaria.
L’impegno del singolo non sempre basta: secondo Hobbes l’uomo ha bisogno di chi vigila su di lui, a costo di vedersi osservato dall’alto. A questo controllore Hobbes ha dato il nome della creatura biblica, Leviatano, alla quale spetta il compito di incutere timore negli individui costringendoli al rispetto delle regole.
Emerge, così, il tratto più caratteristico del pensiero del filosofo britannico il quale, per vie traverse, afferma che l’unico modo per assicurare il rispetto delle regole è il regime assolutistico.
Infine la punizione inflitta in caso di disobbedienza deve essere superiore ai benefici che da una atto di rivolta potrebbero scaturire: una fotografia senza dubbio meno positiva della società umana in cui l’accento è posto sull’incapacità dell’uomo di autoregolamentarsi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Leviatano: dalla figura biblica al libro di Hobbes
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