L’espressione inglese gay pride, che letteralmente tradotto significa orgoglio gay, fa riferimento in italiano a due distinti concetti, ovvero la fierezza gay e la pride parade, parata dell’orgoglio, che è a marcia dell’orgoglio gay che ricorda a tutti i moti di Stonewall del 1969. Proprio in questi moti e scontri tra il movimento gay statunitense e i poliziotti va ricercata l’origine e il momento di nascita del movimento di liberazione gay moderno in tutto il mondo.
Vediamo insieme l’origine del gay pride e la sua storia, come si è diffuso nel mondo intero e che cosa significa, oggi, partecipare a una di queste parate organizzate sempre nello stesso periodo dell’anno.
Gay pride: storia e origini
Quando e come nasce il gay pride? Fino agli anni Sessanta negli Stati Uniti erano comuni le retate notturne della polizia nei locali gay e nei night club. Verso la fine di questo decennio, però, le spedizioni cominciarono a divenire meno frequenti nelle città principali. A cosa si deve il declino dei blitz notturni? Si pensa a una serie di azioni legali e alla resistenza da parte del “movimento omofilo”, che è andata aumentando.
Prima del 1965 si poteva essere accusati per il solo fatto di trovarsi dentro uno di quei locali e puniti per legge, venendo accusati di indecenza, per un bacio, una mano tenuta nella propria o per il fatto di indossare abiti del sesso opposto. Spesso i poliziotti segnavano anche le generalità dei presenti per poi diffonderle tramite mezzo stampa.
Mano a mano, col passare del tempo, le retate per adescare i gay e metterli in prigione divennero sempre meno frequenti, fino a che i baci tra due uomini non furono più considerati un atto indecente. A partire dal 1966 il numero di bar gay della Grande Mela crebbe in maniera stabile, cosa fino a quel momento impedita dal fatto che anche solo servire da bere a tre o più uomini omosessuali fosse considerato un reato che comportava il ritiro della licenza per vendere alcolici.
La data cruciale che ha segnato il cambiamento è stata il 28 giugno del 1969: prima di quella data, nonostante la tolleranza fosse aumentata, i locali gay venivano regolarmente controllati dai poliziotti, che assumevano atteggiamenti violenti e prevaricatori nei confronti di chi li frequentava. La notte del 28 giugno 1969 un gruppo di poliziotti ha fatto irruzione nel club gay Stonewall Inn a New York. Questa è stata la prima volta in cui la comunità gay non è rimasta a guardare ma ha reagito con altrettanta veemenza, ragion per cui è passata alla storia; all’atto di uscire con gli arrestati di quella serata i poliziotti vennero fermati dalla folla attorno e si creò una vera e propria mischia che costrinse gli agenti a ritirarsi dal bar.
Quella notte furono diversi i gay isolati e picchiati dalla polizia ma altrettanti furono i poliziotti presi a sassate e bottigliate al grido "Gay Power!". Il bilancio della nottata furono 13 manifestanti arrestati più 4 agenti e un imprecisato numero di manifestanti feriti.
A partire da quel momento la comunità gay prese una decisione: ogni anno, in quella particolare data, sarebbero scesi in strada mostrando alla città intera che loro esistevano e che non avevano ragione alcuna per nascondersi. Tutti decisero di manifestare sotto un unico slogan: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud”, ovvero “Dillo chiaramente, dillo ad alta voce. Essere gay è giusto, essere gay è motivo di orgoglio”. In termini di numeri quella notte si parla di 2.000 manifestanti che presero posizione contro ben 400 poliziotti, che vennero anche raggiunti da una squadra anti-sommossa originariamente addestrata per contrastare i dimostranti contro la Guerra del Vietnam.
Famoso è rimasto il coro di una fila di drag queen che, cantando contro i poliziotti, li prendevano in giro con queste parole: “Siamo le ragazze dello Stonewall, abbiamo i capelli a boccoli, non indossiamo mutande, mostriamo il pelo pubico e portiamo i nostri jeans sopra i nostri ginocchi da checche!”.
La notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 fu solo la prima delle tre notti di rivolta: la notte successiva a questa la folla ricomparve e i contrasti con la polizia durarono fino alle 4 del mattino. La terza e ultima notte fu cinque giorni dopo la retata allo Stonewall Inn, un’esplosione di quella rabbia repressa per decenni generata dal modo in cui la polizia aveva sempre trattato le persone lgbtq. In quell’occasione vennero anche distribuiti volantini con la dicitura: "Via la mafia e gli sbirri dai bar gay!". Il primo gay pride di New York è stato organizzato esattamente un anno dopo i fatti di Stonewall Inn.
Gay Pride: significato e quando si festeggia
Qual è, quindi, il significato del gay pride? Si tratta di marciare per celebrare l’orgoglio di essere gay che va a contrapporsi allo stigma sociale e alla vergogna che, per decenni, la società ha voluto far sentire alle persone lgbtq.
L’orgoglio di essere gay altro non è che la piena accettazione di se stessi, della propria sessualità, del proprio orientamento e della propria identità di genere a prescindere da tutto ciò che è esterno poiché si tratta di un sentire privato che non può e non deve essere in alcun modo influenzato da fattori esterni alla persona.
Scendere in piazza per il gay pride significa manifestare contro la discriminazione e la violenza che ancora oggi, nonostante siamo nel 2019, troppe persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer devono subire.
Tramite i gay pride e le parate nel mondo si vuole promuovere l’autoaffermazione, la dignità, il diritto ad avere diritti e la visibilità della comunità lgbtq nel mondo; tramite i gay pride si vuole creare un pianeta in cui la diversità sessuale non dovrà più essere condannata, malvista, giudicata, repressa, punita, proibita - come purtroppo avviene in moltissimi luoghi del mondo - ma venga vista semplicemente per ciò che è: un modo di essere e di vivere che fa parte della natura umana tanto quanto l’eterosessualità e tutto quello che le sta attorno, tendenzialmente individuato come la “norma”.
Chi siamo noi per stabilire ciò che è normale, se un normale esiste davvero, e chi ha il potere di farlo? Nessuno al mondo.
Il simbolo dell’orgoglio gay è la bandiera arcobaleno, diversa da quella della pace perché i colori sono disposti in maniera speculare. Oggi si parla di gay pride anche solo come pride e si preferisce utilizzare questa forma perché l’evento ha carattere inclusivo. Tutti possono manifestare per l’orgoglio di essere diversi e questa è proprio la direzione giusta per far sì che, un giorno affermare di essere gay, bisessuali, lesbiche, trasngender e queer venga percepito e diventi come dire di essere essere alti, bassi, magri, grassi, biondi e eterosessuali.
Il gay pride si festeggia ufficialmente il 28 giugno ma, considerato che esistono migliaia di parate in tutto il mondo, i festeggiamenti vengono fatti a partire dal mese di maggio fino al mese di luglio. Nel 2019 anche in Italia, come nei precedenti anni e a partire dal 2013 con l’onda pride, si terranno una serie di parate organizzate in sinergia tra tutti i Pride del territorio nazionale. Le città italiane che avranno il loro gay pride nel 2019 sono: Alessandria, Ancona, Asti, Avellino, Bergamo, Bologna, Brescia, Brindisi, Cagliari, Campobasso, Catania, Frosinone, Gallipoli, Genova, Latina, Lecce, Messina, Milano, Modena, Monza, Napoli, Novara, Ostia, Padova, Palermo, Pavia, Perugia, Pisa, Rimini, Roma, Salerno, Siracusa, Sorrento, Taranto, Torino, Trieste, Varese, Vercelli, Verona, Vicenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gay pride: cos’è e cosa si celebra
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