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Addio al tema di storia? Bussetti spiega perché non sarà così

Per la maturità 2019 si è detto addio al tema di storia. Ma è veramente così? Bussetti ha espresso la sua opinione in seguito alle critiche degli storici.

Chiara Ridolfi
Chiara Ridolfi Pubblicato il 12-10-2018

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Addio al tema di storia? Bussetti spiega perché non sarà così

Il ministro dell’Istruzione Bussetti, intervenendo a Sky insieme a Fulvio Cammarano (presidente della Società per lo studio della storia contemporanea), ha parlato dell’insegnamento della storia e della geografia nelle scuole, non trascurando di intervenire anche in merito alla prima prova scritta dell’esame di maturità che conclude il secondo ciclo di istruzione.

Che cosa ha detto il ministro dell’Istruzione in merito alla decisione di escludere il tema di storia dalle tracce che verranno presentate agli studenti? Come si è espresso sull’insegnamento di storia e geografia nelle scuole italiane?
In merito a come le due materie vengono insegnate in classe Bussetti si è solamente detto pronto a “rivedere le modalità con cui vengono impartite le lezioni di storia“, non specificando però né come né quando ha intenzione di occuparsi di questa questione. E sulla prima prova della maturità 2019 il ministro ha chiarito che ci saranno dei chiari riferimenti alla storia.

Bussetti: la prima prova della maturità 2019 avrà dei riferimenti a storia

Il ministro Bussetti ha parlato a Sky della questione relativa al ruolo della storia nell’esame di Stato. In merito ha dichiarato che la storia non è stata messa da parte nella maniera più assoluta e che le competenze e le conoscenze di questa materia saranno fondamentali per affrontare la maturità. Ci saranno quindi sicuramente dei riferimenti precisi alla storia nell’esame di maturità, ha chiarito Bussetti.
A tutti coloro che hanno criticato questa scelte e alle richieste che gli storici (e non solo loro) hanno avanzato in merito alla scomparsa della classica traccia di storia, Bussetti ha risposto anche dal suo profilo Facebook precisando che:

La storia è una disciplina importantissima, che attraversa tutte le altre. È alla base della cittadinanza. Con il nuovo esame non si vuole assolutamente mortificarla o ridurne l’importanza.

Il ministro ha anche precisato che questa revisione del ruolo della storia nell’Esame di Stato “ha evitato di relegare la storia, come accadeva prima, a un’unica tipologia di prova”. L’idea del Miur guidato da Bussetti è che “ognuna delle tre tipologie previste potrà interessare, e interesserà, anche l’ambito storico, come previsto dai documenti che regolano la maturità 2019“.

In merito a questo argomento si sono espressi anche i senatori del M5S in VII Commissione Istruzione facendo sapere che la storia non scomparirà affatto dal primo scritto di italiano.

La tipologia B, che va sviluppata sotto forma di testo argomentativo, ovvero saggio breve, prevede anche la trattazione di un argomento storico all’interno delle 7 tracce. La differenza tra un saggio breve e un tema tradizionale di tipo storico è minima ma strutturale. A vantaggio del saggio breve, rispetto al tema tradizionale, c’è infatti l’impossibilità di “copiare”, sarà più facile quindi valorizzare e premiare l’originalità, la solidità delle conoscenze, la competenza ed il rigore del ragionamento di ciascuno studente.

Secondo i senatori del M5S, quindi, il saggio breve con riferimenti storici dimostrerà ancor di più le capacità e l’originalità rispetto alla materia degli studenti, togliendo loro ogni possibilità di copiare.
Per concludere, hanno dichiarato anche che rispetto al tema tradizionale, che può essere valutato con un margine di discrezionalità più ampio, il saggio breve è più semplice da esaminare in maniera oggettiva e rigorosa da parte della commissione (questo, probabilmente, anche nell’ottica delle griglie di valutazione oggettiva che dovranno essere rispettate per dare giudizi agli elaborati). Stabilito ciò, i senatori hanno quindi definito la scelta del Miur opportuna e "decisamente riuscita".

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