“Un bel tacer non fu mai scritto” è un’espressione che forse hai sentito dire da una persona un po’ più anziana, oppure che hai ritrovato in qualche libro. Questo modo di dire è gentile ed evita le incomprensioni senza prendersela troppo con l’interlocutore. Infatti, invece di dire a una persona che non è proprio un genio di un argomento di cui sta parlando e che farebbe meglio a stare zitto, si può girare la frittata e non fare allusioni usando questa frase come elegante modo di dire.
Vediamo significato di questa frase, come usarla e chi l’ha detta.
“Un bel tacer non fu mai scritto”: significato e quando usarla
Cosa significa l’espressione “Un bel tacer non fu mai scritto”? Potremmo tradurla con una frase inequivocabile: "l’importanza di stare zitti in alcune occasioni non è mai stata messa in evidenza abbastanza".
Ci sono due modi per usare l’espressione "Un bel tacer non fu mai scritto". Il primo serve per commentare qualcuno per affermazioni ritenute sbagliate, stupide, inopportune, sconsiderate o impulsive. Il secondo è un invito a non prendere decisioni affrettate e a non parlare se non è il caso. Ecco due esempi:
"Un bel tacer non fu mai scritto, ma evidentemente Tizio lo ha dimenticato". Qui si riferisce a qualcosa di detto da Tizio che appare sbagliata, inopportuna o anche solo avventata a chi parla.
"Non gli rispondere. Un bel tacer non fu mai scritto". Qui si invita qualcuno alla prudenza nel parlare, a non prendere posizione o a non esprimere pensieri incauti o sventati senza aver riflettuto bene.
“Un bel tacer non fu mai scritto”: chi l’ha detto?
L’espressione è talmente bella e delicata che in tanti pensano che si tratti di qualche verso di Dante Alighieri. In realtà, il riferimento è successivo e arriva da un modo di dire comune che si è evoluto da una frase del poeta del XVII secolo, Iacopo Badoer, che lavorava anche come librettista.
Anche in questo caso parliamo di un autore italiano, anche se non noto a tanti. Il librettista è una persona che scrive i testi delle opere liriche, che vengono poi dati al pubblico per seguire meglio i cantanti, dato che non sempre le parole sono chiaramente comprensibili quando cantate in modo lirico. Dato che questi testi si chiamano "libretti" per via delle loro dimensioni, chi li scrive è definito "librettista".
Nato da una nobile famiglia veneziana nel 1602, Badoer è stato un membro dell’Accademia degli Incogniti che diffondevano il libero pensiero nel Veneto e non solo. Tra le sue opere ci sono anche testi in vernacolo.
I suoi libretti che hanno ottenuto maggior successo sono Il ritorno d’Ulisse in patria, scritto nel 1640 per Claudio Monteverdi e che contiene il famoso modo di dire e Le nozze d’Enea in Lavinia del 1641.
In Il ritorno d’Ulisse in patria, atto V, scena VIII infatti leggiamo:
Un bel tacer mai scritto fu.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Un bel tacer non fu mai scritto”: significato e chi l’ha detto
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