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Storia della letteratura

Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo de’ Medici: testo, parafrasi e analisi

Scopriamo testo, analisi e commento del “Trionfo di Bacco e Arianna”, il più celebre dei cosiddetti Canti carnascialeschi, scritto da Lorenzo de' Medici, detto “Il Magnifico”, nel 1490.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 03-01-2023
Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo de' Medici: testo, parafrasi e analisi

“Chi vuol essere lieto sia, di doman non v’è certezza”, è questo probabilmente il verso più celebre e ripetuto del lungo canto Il trionfo di Bacco e Arianna scritto da Lorenzo de’ Medici, detto Il Magnifico nel 1490.
Il poema appartiene alla tradizione dei cosiddetti Canti Carnascialeschi, che nel Quattrocento accompagnavano le mascherate del Carnevale, e rappresenta la testimonianza scritta del membro più illustre della dinastia dei Medici.

Lorenzo de’ Medici, definito per antonomasia Il Magnifico, fu signore di Firenze dall’età di vent’anni sino alla sua morte avvenuta nel 1492. Abile e scaltro politico, fu anche un intellettuale, cultore d’arte, mecenate e grande umanista: la sua figura incarnava appieno l’ideale dell’uomo rinascimentale.
Il giovane rampollo della casata dei Medici fu un poeta estroso e capace, autore di diversi componimenti tra i quali ricordiamo la raccolta di sonetti Comento ad alcuni sonetti d’amore e il Corinto, un’opera bucolica di ispirazione virgiliana in cui narrava i tormenti di un pastorello vittima di un amore infelice.
Nonostante i numerosi canti, sonetti e poemi - anche di carattere religioso - scritti nel corso della sua vita, Lorenzo de’ Medici è ancora oggi ricordato per le strofe giocose di un canto popolare composto in sette strofe di versi ottonari, intitolato Trionfo di Bacco e Arianna ma noto anche come Canzone di Bacco (1490).

Il trionfo di Bacco e Arianna: dal poema al dipinto

Nel 1600 lo stesso tema fu ripreso nel celebre dipinto Trionfo di Bacco e Arianna realizzato da Annibale Carracci che oggi adorna il soffitto di Palazzo Farnese a Roma. Il dipinto, proprio come il poemetto, rappresenta l’atmosfera spensierata di un corteo nuziale: Bacco e Arianna, i due sposi, avanzano trainati da due carri diversi entrambi molto sontuosi, quello dello sposo è dorato e trainato da tigri, mentre quello della sposa è in argento e trainato da arieti. La rappresentazione mitologica, realizzata con la tecnica dell’affresco, sembra far risuonare le strofe beffarde e scanzonate del canto scritto da Lorenzo Il Magnifico “Chi vuol essere lieto sia!” in uno squillo di fanfare.
Il quadro di Carracci viene definito un “elogio all’amore coniugale”, e fu realizzato proprio per celebrare le nozze tra Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini. Guardando bene, però si può notare la presenza di Venere tra gli invitati al banchetto nuziale. La Dea dell’amore è nuda, ma parzialmente ravvolta in un telo. Si crede che attraverso la contrapposizione delle due donne il pittore volesse rendere manifesta la contrapposizione dell’amor sacro (spirituale) e dell’amor profano (carnale). L’immagine pittorica quindi riflette il tema cardine della poesia, ovvero l’appello a godere dei piaceri della vita e della lieta giovinezza prima che fuggano via.

Scopriamo testo, parafrasi e analisi de Il trionfo di Bacco e Arianna.

Il Trionfo di Bacco e Arianna: testo

Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Quest’è Bacco e Arianna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon, salton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia
di doman non c’è certezza.

Queste ninfe anche hanno caro
da lor essere ingannate:
non può fare a Amor riparo
se non gente rozze e ingrate:
ora, insieme mescolate,
suonon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Questa soma, che vien drieto
sopra l’asino, è Sileno:
così vecchio, è ebbro e lieto,
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s’altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi siam, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò c’ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Il Trionfo di Bacco e Arianna: parafrasi

Com’è bella la giovinezza, che fugge via continuamente!
Chi vuol essere felice lo sia oggi, poiché non ci sono certezze del domani.

Questi sono Bacco e Arianna (figlia di Minosse, Ndr), belli e innamorati l’uno dell’altra: poiché il tempo fugge ed è ingannevole, stanno sempre insieme felici. Queste ninfe e questi altri personaggi sono sempre allegri. Chi vuol essere felice, lo sia: non ci sono certezze del domani.

Questi allegri satiri, innamorati delle ninfe, hanno teso loro cento agguati per caverne e boschi; ora, riscaldati dal vino, ballano e saltano continuamente. Chi vuol essere lieto, lo sia: non ci sono certezze del domani.

Queste ninfe sono ben liete di subire gli agguati dei satiri: nessuno può respingere l’amore, se non persone rozze e sgraziate: ora, mescolate insieme, suonano e cantano continuamente. Chi vuol essere lieto, lo sia: non ci sono certezze del domani.

Questo corpo pesante, che viene dietro sopra l’asino, è Sileno (precettore di Bacco, Ndr): anche se vecchio e grasso, è ubriaco e felice; se non può stare dritto, almeno ride e gode continuamente. Chi vuol essere lieto, lo sia: non ci sono certezze del domani.

Re Mida (il mitologico Re della Frigia, Ndr) segue il giocoso corteo: quello che lui tocca diventa oro. E a cosa serve avere molti tesori, se poi uno non si accontenta? Che dolcezza vuoi possa sentire chi ha continuamente sete di ricchezza? Chi vuol essere felice, lo sia: non ci sono certezze del domani.

Ora ciascuno apra bene le orecchie: nessuno pensi al domani. Oggi siano tutti felici, giovani e vecchi, donne e uomini, ogni pensiero triste sia abbandonato. Facciamo festa tutto il giorno! Chi vuol essere felice, lo sia: non ci sono certezze del domani.

Donne e giovani amanti, viva Bacco e viva l’amore! Ciascuno suoni, balli e canti! Il cuore arda di dolcezza! Non vi siano più la fatica, né il dolore! Ciò che bisogna che accada, accada pure. Chi vuol essere lieto, lo sia: non ci sono certezze del domani.

Il Trionfo di Bacco e Arianna: analisi e commento

Il poema composto da Lorenzo Il Magnifico era una “canzone a ballo” in versi ottonari, realizzata proprio con l’intento di accompagnare i cosiddetti “trionfi”, ovvero i carri mascherati che sfilavano per le vie di Firenze durante il Carnevale.
Appartiene dunque alla tradizione dei Canti Carnascialeschi, molto in voga tra Quattrocento e Cinquecento. La fama del componimento ha fatto sì che fosse ben conservato in diverse raccolte e ha permesso la sua conservazione negli anni.

Il canto è dedicato a Bacco, il Dio del vino, che è rappresentazione del piacere e dell’ebbrezza. Lorenzo de’ Medici riprende un tema mitologico: secondo il mito infatti Arianna, la figlia di Minosse abbandonata da Teseo sull’isola dopo l’uccisione del Minotauro, fu consolata dal Dio Bacco che abbagliato dalla bellezza della giovane decise di prenderla in moglie. Bacco e Arianna vengono spesso raffigurati insieme felici e innamorati e De Medici, seguendo la tradizione, decise di renderli protagonisti del suo canto.

Nel corteo emergono però anche altri personaggi: come Sileno, il precettore di Bacco, che viene rappresentato come l’emblema della vecchiaia, è infatti descritto senza alcuna pietà come “grasso e vecchio”, tuttavia sa essere lieto e godere dei piaceri della vita. C’è poi Re Mida, colui che grazie al dono conferitogli da Zeus trasformava in oro ogni cosa con il suo tocco, che rappresenta l’allegoria dell’avidità. Entrambi i personaggi possiedono un alto valore simbolico, divenendo loro stessi emblema della fuggevolezza e transitorietà della vita. Il ritornello ripetuto “chi vuol essere lieto lo sia” scandisce le varie strofe ma ha anche un significato preciso, è un ammonimento ad afferrare il piacere prima che fugga via.

Il canto ha un ritmo giocoso e incalzante, adatto a essere musicato, tuttavia il suo contenuto non è effettivamente così lieto e allegro, ma nasconde un rivolgimento tragico. Elogiando l’istante in fuga Lorenzo de’ Medici narra anche lo scorrere inesorabile del tempo e la caducità del vivere. Questo getta sull’intero componimento un alone malinconico, un’ombra impossibile da nascondere. La giovinezza fugge e il futuro è incerto: l’inno alla gioia comprende un voltafaccia amaro.
Ma Lorenzo de’ Medici ci invita subito a negarlo con la gioia del canto, l’abbandono ai piaceri e l’ebbrezza del vino: del resto il poema è un’ode a Bacco e sulla sua figura è modellato. Chi vuol essere lieto, lo sia!

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo de’ Medici: testo, parafrasi e analisi

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