Questione di pelle di Kate Coscarelli

Due sorelle che non si conoscono. Mulatte.
Detta oggi, questa parola non fa certo effetto, anzi. Ma una volta…
Tra di loro anni di un passato sconosciuto, miglia di distanza e un uomo ambizioso e senza scrupoli. Un essere gretto, per usare un eufemismo.
Un uomo che sa quello che vuole e sa come prenderselo.
Se questo nel mondo reale vale poco o niente, nello scenario dorato di Hollywood ogni parola è pesata e misurata e può fare la differenza tra le luci della ribalta e quelle di una lampadina che penzola nuda dal soffitto, illuminando un corpo che dondola senza vita.

Lilah è la moglie di un dirigente e vive felice in un quartiere lussuoso di Chicago.
Rose è una cantante di successo.
Lilah è stata educata come una ragazza dalla pelle bianca, Rose totalmente l’opposto.
Lusso e soldi, quotidianità e semplicità.
Sembrano incompatibili, eppure quando Rose scopre della sorella decide di chiederle aiuto e Lilah non riesce davvero a tirarsi indietro.
Non lo vuole, desidera davvero fare qualcosa per quella sorella (ri)trovata.
Nella loro mente prenderà forma un piano che porterà le due sorelle a…

Kate Coscarelli ci parla d’amore e vendetta, di sentimenti nobili ma anche, purtroppo, di razzismo. Il purtroppo è riferito all’esistenza di questa “cosa”, non certo al fatto che Coscarelli abbia deciso di parlarcene così, a cuore aperto.
Quella di “Questione di pelle” (Sonzogno, 1989, pp. 398, collana Pietra di Luna, copertina a cura di Anthony Loew) è una storia che può servire per passare un pomeriggio piacevole ma che ha anche l’umiltà d’insegnarci qualcosa, qualcosa di meraviglioso che non dovremmo mai scordare.
E questo rende queste pagine ancor più speciali.