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Significato di parole, proverbi e modi di dire

Panettone e pandoro: perché si chiamano così?

L'eterna lotta tra panettone e pandoro ogni anni raccoglie nuovi accoliti: ma da dove nascono i nomi dei due dolci natalizi più famosi d'Italia? Scopriamolo insieme.

Eleonora Daniel
Eleonora Daniel Pubblicato il 16-12-2020

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Panettone e pandoro: perché si chiamano così?

Più si avvicina il Natale più si rianima l’eterno conflitto delle tavole imbandite: pandoro o panettone? C’è chi scansa uvetta e canditi ma preferisce l’impasto del primo, chi non ammette repliche e sostiene che il pandoro sia notevolmente più buono, o ancora chi, neutrale, non disdegna né il primo né il secondo, in purezza o con abbondanti palate di mascarpone (e a gennaio tutti a dieta!).
Ma avete mai pensato a cosa significhino le parole “panettone” e “pandoro”? Perché, insomma, i due dolci combattenti si chiamano così?
Se siete curiosi di scoprirlo, abbiamo una risposta per voi.

Panettone: perché si chiama così

Il nome del dolce natalizio meneghino è ancorato alle sue origini leggendarie e, per questo motivo, non esiste una risposta definitiva al perché il panettone si chiami così.
Una delle due leggende che godono di maggior credito sulla sua origine è la seguente: un cuoco al servizio di Ludovico il Moro (XV secolo) fu incaricato di preparare un pranzo di Natale per tutti i nobili della corte, ma il dolce, dimenticato in forno, si carbonizzò. In soccorso del cuoco giunse Toni, un piccolo sguattero, che propose al cuoco di portare in tavola il dolce che egli stesso aveva preparato in giornata con quanto rimasto in dispensa. Inutile dirlo, i commensali rimasero entusiasti, e il cuoco fu sollevato di poter rivelare che si trattava del "pane di Toni" ("L’è ’l pan del Toni", in dialetto milanese, significa appunto “È il pane di Toni”).

Esiste una seconda ipotesi riguardo all’origine del nome, decisamente meno leggendaria ma ugualmente interessante. Nel XV secolo, i fornai delle botteghe di Milano si dividevano tra quelli che impastavano il pane per i poveri (il pane di miglio, detto “pan de mej”) e il pane destinato ai ricchi (la “micca”). A questa norma c’era un’unica eccezione: il giorno di Natale poveri e ricchi potevano consumare lo stesso pane, regalato dai fornai ai loro clienti. Si trattava del “pan di scior” o "pan de ton", cioè “pane dei signori” o “pane di lusso”. Da questo secondo “pan de ton” sarebbe derivata la parola panettone.

Pandoro: perché si chiama così

Il dolce tipico veronese, tipicamente innevato di zucchero a velo, deve il suo nome alla sua origine nobile: la sua antichissima ricetta, che sembra risalire addirittura al I secolo d.C., è attestata con maggiore certezza intorno al XIII secolo, quando sulle tavole dei nobili veneziani veniva servito il tradizionale "pan de oro".

Anche in questo caso, però, non tutti ricollegano a questo l’origine del nome del dolce. C’è chi preferisce spostarla a un’epoca più recente, quando, nel 1884, il pasticciere Domenico Melegatti ottenne da parte del Ministero di Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia il brevetto per realizzare un dolce natalizio. Una volta tirato fuori dal forno il dolce, un garzone rimase sorpreso dal suo colore dorato: da qui, si decise di chiamarlo "Pan d’oro".

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Panettone e pandoro: perché si chiamano così?

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