La scrittrice Laura Corsini ci parla in quest’intervista del suo libro “Malasorte” (Eretica Edizioni, 2017), un romanzo nato da tradizione orale, per la prima volta affidata alla parola scritta, una storia leggendaria con un fondo di verità.
Una storia straordinaria e commovente, una leggenda cupa che racconta dell’incontro, avvenuto in uno stazzo campestre, tra Gesuina e Mariù. Lei, pastorella dedita alla campagna e alle greggi nella dimensione ancestrale della Sardegna contadina, lui orfanello spaventato, venuto da chissà dove. Tra i due ragazzini è subito affetto profondo, la solitudine cementa un rapporto sincero, un amore puro, immerso nella quotidianità di gesti semplici che, però, sarà presto messo alla prova dalla malasorte del titolo contro la quale i due giovani protagonisti dovranno lottare per restare uniti.
Mario Gregu è autore di numerosi libri tra cui “Nato all’inferno”, “Fuga dall’inferno”, “Tormento e castigo”, “Il mendicante e il bambino”, “Picchio”, “Uccello geniale”, “Vite spezzate”, “Il principe di Fiumara”, “Il conte maledetto”, “Amintore e Priscilla”.
Laura Corsini, scrittrice ed editor, ha pubblicato diverse opere tra cui “Tutti gli incontri possibili” (2013), “Il cuore a volte cammina all’indietro (come i gamberi)” (2013), “Il fantastico Hoppy” (2013), “Non si dispensano tartase” (2014), “Kitty ad ogni costo” (2014), “Ritorno a Canossa” (2015) e “Non ho imparato a nuotare” (2016).
- Di cosa parla “Malasorte”?
“Malasorte” è essenzialmente la storia di una donna gallurese, Gesuina, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Una donna dai lineamenti marcati, bruna, pelle olivastra e profondi occhi neri. Il breve romanzo abbraccia quasi tutta la sua esistenza, la segue nelle vicende travagliate della vita, dalla morte della madre all’uccisione del padre, alla condanna del fratellastro Mariù per quell’omicidio che non ha commesso. Attorno a lei ruotano tanti personaggi, figure di una Sardegna che oggi si chiama Costa Smeralda e non è neppure una pallida parvenza di ciò che, selvaggia e austera, quella terra, chiamata Ichnusa, l’impronta di sandalo dei greci, era non più di settant’anni fa.
- Da dove deriva la storia narrata nel libro?
Il libro nasce da narrazione orale, come gran parte delle opere di Mario Gregu. I suoi lavori si possono infatti dividere in due macrocategorie, quelli autobiografici (tra cui “Nato all’inferno”, uscito con Salani, che ha ottenuto un grande successo) e quelli scaturiti dai racconti di alcuni vecchi pastori che da giovane ascoltò e diligentemente annotò su un suo quadernetto. Solo oggi, a distanza di numerosi lustri, diverse di quelle storie, che appartengono alla sua Sardegna battuta dai pirati, da predoni e sanguinari razziatori, vengono affidate alla parola scritta.
- Come può il racconto orale di un pastore raccolto dalla penna e dal taccuino di Mario Gregu diventare il romanzo di Laura Corsini?
Fin dai miei studi classici l’oralità mi ha affascinato. Quel modo così precario e vacillante e al contempo solido di affidare alla memoria storie meravigliose, allo stesso tempo leggendarie e dotate di un fondo di verità, è un mistero bello che fino a poco tempo fa credevo appartenesse a un passato lontano. Poi ho conosciuto Mario Gregu, già maturo scrittore con alle spalle pubblicazioni di rilievo, e mi sono proposta di aiutarlo a pubblicare alcuni testi da far uscire col suo nome, come “Amintore e Priscilla”, “Il principe di Fiumara” e “Il conte maledetto”. Mi ha girato, tra le altre, anche una storia abbastanza breve e stringata, appena una ventina di pagine dattiloscritte, l’abbozzo della vicenda di Gesuina Pasciutu e leggendola mi ha affascinato a tal punto che ho pensato di farne un romanzo.
- Quali sono state le difficoltà maggiori nel trasformare una novella orale in un romanzo?
La cosa più difficile è stata ricostruire la cronologia delle vicende che, nel passaggio di bocca in bocca, a tratti risultava incongruente e confusa. Per il resto ho trovato facile dipingere quel mondo e quei personaggi, forse perché in ogni modo assomigliano a quelli che appartengono a un bagaglio culturale che avevo, quello dei romanzi veristi e della tragedia greca e un siffatto sapore ho cercato di dare alle mie pagine. E poi Mario è stato molto bravo a mostrarmi, durante una visita nei luoghi del libro, gli stazzi galluresi, i boschi di sughere, il lentischio e le rocce, intervallate da striature di terra rossa.
- Gesuina in qualche modo ti somiglia? Che messaggio vuole dare la lettura delle sue vicende?
Gesuina è una donna di molti anni fa e pertanto intrisa di una realtà sparita per sempre. Ma moderno è attuale è il suo modo di non mollare mai, di non abbattersi, a differenza del fratello, Mariù, che emerge dalle pagine del romanzo come una persona fragile, che lascia la presa con facilità. Il messaggio del libro, che mantiene il sapore antico dei cantori che hanno per la prima volta narrato la storia, è proprio questo: resistere alla malasorte è possibile e, se non ci si dà per vinti, alla fine si può anche prevalere su di essa.
- Chi vorresti che leggesse questo libro?
È un libro per tutti, una sorta di classico, di quei romanzi che non fanno forse grande scalpore ma che restano per sempre, una storia immortale, come tutte le storie belle; mi piacerebbe vedere “Malasorte” tra le mani di qualche ragazzo, alle prese con un mondo a lui del tutto ignoto, con sentimenti, usi e costumi, persone svanite dalla realtà attuale. In fondo è questo lo scopo di un libro, conservare, o meglio preservare, le storie dall’oblio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Malasorte”: Laura Corsini racconta in un’intervista il suo ultimo libro scritto con Mario Gregu
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