Dario Galimberti pubblica su Libro/mania La ruggine del tempo (2021, pp. 288), “Un’indagine del delegato di polizia Ezechiele Beretta”, come recita il sottotitolo del testo.
L’architetto e scrittore Dario Galimberti vive in Svizzera a Lugano ed è responsabile del corso di laurea in Architettura della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) e professore in progettazione architettonica. Nel 1991 l’architetto ha ricevuto per la sua attività il prestigioso Premio internazionale Andrea Palladio e nel 2010 il premio Credit Suisse Award For Best Teaching. Oltre ad aver pubblicato scritti specialistici su riviste di settore e alcuni testi professionali, nel 2014 è uscito il suo romanzo d’esordio, Il bosco del Grande Olmo, e nel 2015 Lo chiameremo Argo e Il calice proibito. Il romanzo Un’ombra sul lago (2019), è stato finalista del Premio Giallo Ceresio 2020 e vincitore del Premio “Fai Viaggiare la tua Storia” nel 2019 e del Premio Laghi nel 2020.
Il nuovo e coinvolgente romanzo dell’architetto/scrittore è una storia che viaggia nel tempo, inizia nel passato e si conclude nel presente. Ecco spiegata la scelta della frase di esergo del libro tratta dal capolavoro di Erich Maria Remarque Niente di nuovo sul fronte occidentale:
“E il silenzio è il motivo per cui le immagini del passato non suscitano desideri ma tristezza, una enorme sconsolata malinconia”.
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Ospedale Civico di Lugano. Capodanno 1931. Il delegato di polizia Ezechiele Beretta si stava recando a visitare l’anziana Liside, ricoverata nel Reparto di Geriatria dell’Ospedale. Il delegato conosceva da sempre quella donna, amica di famiglia, madrina e, soprattutto, in assenza della mamma, figura di riferimento per i momenti in solitudine.
“Ti devo informare di un crimine efferato, così che tu possa arrestare il colpevole e imprigionarlo”, aveva rivelato Liside al suo figlioccio.
Cinquant’anni prima, nel 1881, Vera, la figlia del barone von Derwies proprietario del castello di Trevano, non era caduta da cavallo come tutti credevano, ma era stata disarcionata apposta con l’intento di ucciderla. Liside aveva lavorato per anni nelle cucine del barone Pavel von Derwies, quindi si era affezionata alla nobile famiglia e a quella giovane donna, morta in modo così tragico. Inoltre Liside sosteneva di avere le prove dell’assassinio di Vera, un cucchiaino d’argento. Il tempo pareva non avesse sopito l’affetto di Liside per i von Derwies e il loro desiderio di giustizia, considerato che il giorno dopo la morte di Vera il Barone era stato trovato morto nel lago.
Ora, forse perché sentiva vicina la sua fine, l’anziana voleva passare quest’informazione a qualcuno, che ne facesse buon uso.
“Ezechiele, promettimi che scoprirai l’assassino”.
Il delegato aveva promesso a Liside che si sarebbe occupato del caso per fare giustizia.
“Scacciati i risentimenti, decise di dar subito seguito alla promessa. L’incontro con la Liside gli aveva suscitato parecchie curiosità”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La ruggine del tempo” di Dario Galimberti, il nuovo giallo dell’architetto scrittore
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