L’amaro in bocca di Paola Gula

Paola Gula torna in libreria, a deliziare il suo affezionato pubblico, con il suo quarto libro, intitolato L’amaro in bocca. Dopo Favola imbandita, La cantina dei tre lumi spenti e Caffè corretto, la nota giornalista enogastronomica scrive un romanzo di ottima potenza narrativa, facendo propri, come lei stessa afferma:

La passione per la letteratura, l’enogastronomia, la scrittura, l’analisi sensoriale e le lingue sono gli ingredienti del mio lavoro degli ultimi anni.

L’amaro in bocca racconta la storia di vita di una donna, Greta Mattioli, vicedirettore della rivista di enogastronomia “Armonie di gusto” che ha la sua sede a Torino. Greta ha affrontato, con coraggio, molte difficoltà, ma ora si sente stanca. Il suo lavoro, cui ha dedicato molte energie, non è più lo stesso da quando ha iniziato la sua carriera e lei ne mal sopporta le conseguenze. Ne emerge con prepotenza, una dualità caratteriale che la caratterizza:

È come se da una parte ci sia una donna fredda, disincantata e dura, molto diversa da quella che conoscevo. Però, ogni tanto, pare abbia negli occhi una luce direi quasi tenera.

L’unica luce all’orizzonte è suo figlio Giovanni, di cui pochissimi conoscono l’esistenza. Infatti Greta lavora a Torino, ma vive a Ceva sotto i portici, qui narrati con perizia e metodo.
Riuscirà Greta a convivere e a superare i suoi demoni? Di chi è figlio Giovanni? Il rapporto con il figlio la spingerà verso scelte tanto difficili e dolorose? Che accadrà?

Una lettura appassionante, che abbraccia, con perigliosità, vari generi letterari: dal giallo al romanzo rosa, come solo una scrittrice, come Paola Gula, sa fare così bene. Le ambientazioni, nella maggior parte nella città di Ceva , con il suo forte, e nelle Langhe sono rese con conoscenza:

Non c’era da stupirsi se tra quei boschi, i ruscelli, le colline imprvie e i calanchi di arenaria fossero nate tante leggende legate alle creature magiche che, secondo i vecchi racconti, le abitavano. Si chiamavano Masche, le streghe che in passato avevano popolato le colline faticose dell’Alta Langa , e di sera, quando calava la nebbia tra le rocce a picco e i boschi fitti, non si faceva fatica a lasciarsi suggestionare dai racconti di magia che aveva sentito.

Nel complesso una lettura avvincente, che pone in evidenza quelli che sono i temi cari a un’autrice come Paola Gula, ovvero l’amore per il proprio territorio di appartenenza, per la cucina e l’enogastronomia, e per la scrittura.
Così, come un novello Pollicino, l’autrice, distribuisce piccole chicche letterarie ed enogastronomiche che conquistano il lettore con sapienza e maestria.