

Filosofo, giurista ed economista Jean Bodin è un autore essenziale per comprendere i capisaldi dell’Assolutismo, il regime politico che si diffuse soprattutto in Francia, nel Seicento.
Nella filosofia di Jean Bodin, che ebbe vastissima diffusione tra la fine del Cinquecento e il secolo successivo, si riflettono le ansie dell’età della controriforma e delle guerre di religione, si afferma l’ideale della tolleranza e si consuma il tramonto della visione politica medievale, che legittimava il re sulla base del diritto divino.
Con I sei libri dello Stato Bodin elabora una visione nuova e moderna, dove trovano posto concetti come quelli di stato, governo e sovranità, ancora oggi fondamentali per le teorie politiche contemporanee.
La vita e le opere di Jean Bodin
Di famiglia borghese, Jean Bodin (1529-1596) nacque ad Angers, nella regione francese della Loira. Educato dai carmelitani, prese i voti e si trasferì a Parigi per studiare filosofia; qui si dedicò anche alla logica, all’ebraico e al greco antico.
Dopo un periodo trascorso a Tolosa, dove fu prima studente e poi professore di diritto romano, rientrò a Parigi. Qui svolse dapprima la professione di avvocato, con scarso successo, per poi mettersi al servizio del re come procuratore. Divenne così consigliere dei monarchi francesi, ebbe incarichi diplomatici, viaggiò al seguito dei nobili e si occupò di affari amministrativi e demaniali; nella questione religiosa difese sempre la tolleranza e si oppose alla persecuzione degli ugonotti.
Uomo di erudizione sterminata, formatosi in ambienti vicini alla scolastica medievale e all’umanesimo rinascimentale, Jean Bodin ebbe interessi molteplici che andavano dal diritto alla stregoneria, dalla pedagogia alla storia universale.
Scrisse varie opere di carattere politico, economico e giuridico tra le quali è opportuno ricordare almeno il Methodus ad facilem historiarum cognitionem (1562), dove suggerisce di ricorrere alla storia per apprendere il diritto in modo più semplice ed efficace. L’opera per la quale è, però, ancora oggi famoso e studiato sono I sei libri dello Stato (1576), “la più ampia e sistematica opera di teoria politica dopo la Politica di Aristotele”, secondo Norberto Bobbio.
Jean Bodin e il Giusnaturalismo
Tra la fine del Cinquecento e il Seicento, in filosofia politica, si afferma il Giusnaturalismo una corrente di pensiero che ritiene che accanto ai diritti positivi, ovvero a quei diritti che sono posti, scritti, enunciati in una carta costituzionale o nelle singole leggi, esistano anche dei diritti naturali. Questi ultimi sono diritti che spettano all’uomo per natura, ossia in virtù del fatto che egli è un essere umano. Tali diritti sono più importanti e più fondamentali di quelli positivi perché travalicano qualsiasi ordinamento, qualsiasi momento storico e qualsiasi legislazione. Ancora oggi, ad esempio, il diritto alla vita viene considerato un diritto naturale o, con gergo più moderno, un diritto fondamentale e inalienabile, spettante all’uomo in quanto uomo e non in quanto cittadino di questo o quello stato.
Tale posizione, che nell’antichità era stata già difesa dal sofista Ippia, è rivalutata in età moderna perché in questa fase storica entra in crisi la visione politica medievale in base alla quale il sovrano governa per diritto divino. Il re sarebbe un discendente di dio e a lui dio avrebbe affidato il compito di guidare uno stato, per questo, poi, il sovrano non sarebbe soggetto alle leggi che lui stesso formula e impone e sarebbe inamovibile, quanto meno dagli uomini che sono sui sudditi. La storia, però, dimostra ora il contrario: con la riforma protestante molti sudditi iniziarono a professare una religione diversa da quella del principe e in Inghilterra, Carlo I Stuart fu messo in stato d’accusa dal Parlamento e poi, legittimamente, decapitato dal popolo.
Jean Bodin non è un giusnaturalista: egli teorizza e difende l’Assolutismo ma lo fa con argomenti nuovi che, seppur di segno opposto, aprono la strada al Giusnaturalismo. Bodin, ad esempio, afferma che la sovranità risiede e appartiene allo Stato, non a dio né al re; inoltre, anche se la sovranità è illimitata, il sovrano non può violare né il diritto alla libertà né il diritto alla proprietà. Tali diritti, in altri termini, sarebbero diritti naturali e quindi inalienabili da parte del potere politico.
Lo Stato Assoluto e la sovranità in Jean Bodin


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Cerchiamo, però, di fare chiarezza e capire che cos’è la sovranità per Jean Bodin. Egli scrive I sei libri dello Stato per definire i poteri dello Stato e per individuare una soluzione definitiva ai conflitti che insanguinavano l’Europa del Cinquecento. La causa di tali conflitti, a suo modo di vedere, risiedeva nella frammentazione del potere politico e nella presenza di molteplici autorità (l’Impero, gli stati nazionali, le diverse chiese, i poteri feudali che ancora sopravvivevano) che accampavano interessi opposti e credo diversi, nelle questioni religiose.
Bodin definisce lo Stato come
“il governo giusto, che si esercita con potere sovrano su diverse famiglie e in tutto ciò che queste hanno in comune fra loro. […] lo Stato non è più tale senza quel potere sovrano che tiene unite tutte le membra e le parti di esso, che fa di tutte le famiglie e di tutti i collegi un sol corpo. […] a formare lo Stato [è] l’unione di un popolo sotto una sola signoria sovrana […]. Insomma è la sovranità il vero fondamento, il cardine su cui poggia tutta la struttura dello Stato”
Lo stato, quindi, trova la sua giustificazione e la sua ragion d’essere in un potere sovrano, ossia, in altri termini, si fonda su quel principio di sovranità in base al quale è titolare della somma di tutti i poteri necessari per governare, ossia del potere legislativo, esecutivo, giudiziario, militare e fiscale; è per questo che lo Stato può anche, e legittimamente, esercitare la forza.
La sovranità, che Bodin definisce come il potere assoluto e perpetuo che è proprio dello Stato, è ciò che fonda il potere statale. Essa si esplica, innanzitutto, nel potere di dare leggi ai sudditi, anche senza il loro consenso.
Ora, la Francia nel Seicento, insieme all’Inghilterra e alla Spagna, è una delle grandi monarchie nazionali europee, ossia uno stato in cui si è affermata e consolidata, già da alcuni secoli, la monarchia come forma di governo. Ciò implica che lo Stato Assoluto teorizzato da Bodin si incarna nella figura del sovrano. Anche se lo Stato non è il monarca, e viceversa, di fatto la sovranità assoluta di cui è titolare lo Stato, è esercitata da un monarca altrettanto assoluto.
Proprio perché assoluto (da ab-solutus, sciolto, slegato, scollegato) il sovrano non è in alcun modo soggetto al comando altrui, non deve obbedienza a nessuno, emana le leggi ma, diversamente dai suoi sudditi, non è soggetto ad esse; non ha obblighi nei confronti del popolo o di altre istituzioni (come le chiese o i nobili), può derogare a leggi adottate in precedenza e revocare le autonomie e i privilegi di cui godevano alcune città o alcune corporazioni.
Il potere assoluto del sovrano trova un limite esterno in altri stati assoluti ed è soggetto anche a dei limiti di natura teorica: la giustizia, ossia i principi etici, ma anche le leggi divine e naturali. Anche se è soggetto a Dio, il sovrano risponde a lui solo in foro interiore e nessuno può punirlo durante la sua esistenza. Egli, però, pena la degenerazione dello stato in tirannide, è vincolato da alcune leggi di natura che gli impongono di rispettare la libertà personale dei sudditi e il loro diritto alla proprietà.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Jean Bodin: vita e pensiero del filosofo dello Stato Assoluto
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