Uno degli argomenti che hanno maggiormente infiammato il dibattito politico delle scorse settimane è lo ius soli : per capire cos’è è opportuno guardare all’origine e alla storia del termine ma, soprattutto, alla riforma di legge che prende questo nome e che, arenata al Senato, è diventata uno dei principali terreni di scontro tra maggioranza e opposizioni.
È impossibile capire perché la riforma di legge sullo ius soli sia diventata così importante nel dibattito politico degli ultimi anni senza ricordare lo stretto legame di questo disegno di legge con la questione dell’immigrazione: lo ius soli, infatti, è un provvedimento che, almeno ad una parte politica, pare necessario per assegnare la cittadinanza ai tanti stranieri che, arrivati in Italia negli scorsi anni e, più in generale, negli ultimi due decenni, sono divenuti nella loro permanenza nel nostro Paese una parte sempre più integrante e integrata nel tessuto sociale.
Ius Soli: che cos’è
In prima approssimazione il termine ius soli può essere compreso ricorrendo all’etimologia latina dell’espressione. Il dizionario Treccani, tra i Neologismi 2017, dà conto non solo del significato dell’espressione ius soli ma anche delle espressioni correlate ius sanguinis, ius soli temperato e ius culturae. Vediamo brevemente cosa siginificano:
- ius sanguinis = è un principio del diritto romano, mutuato anche dal diritto italiano, in base al quale un individuo ha la cittadinanza di uno Stato se uno o entrambi i genitori sono in possesso della cittadinanza di quello stesso stato.
Lo ius sanguinis è il principio che attualmente regola il diritto alla cittadinanza nello stato italiano, il principio fatto proprio dalla Legge n. 91 del 5 febbraio 1992, la norma in base alla quale, ad esempio, anche gli stranieri figli di italiani possono godere della cittadinanza (doppia o plurima); - ius soli = questo altro principio del diritto romano prevede che talune norme vengano applicate in base all’appartenenza a uno specifico territorio. Lo ius soli o diritto al suolo, nella sua versione pura, fa sì che un cittadino ottenga automaticamente la cittadinanza dello stato nel territorio del quale è nato. Questo principio è attualmente in vigore negli Stati Uniti.
- ius soli temperato = una versione edulcorata dello ius soli puro è lo ius soli temperato, principio del diritto in base al quale la cittadinanza di uno stato si acquisisce se si è nati sul territorio di quello stesso stato e se almeno uno dei genitori è residente in quello stesso stato, in forma legale, da un numero di anni determinato (e variabile) in base alla specifica normativa. È di questa versione dello ius soli che il disegno di legge attualmente in discussione al Senato, propone l’approvazione.
- ius culturae = ultimo e meno stringente principio in base al quale la cittadinanza può essere assegnata è lo ius culturae (diritto fondato sulla cultura, sull’istruzione), criterio secondo il quale la cittadinanza di uno stato spetta ai cittadini che sono nati e vivono sul territorio di quello stesso stato, a patto che abbiano frequentato almeno un ciclo scolastico o formativo, per un determinato numero di anni.
Prima di comprendere cosa prevede il disegno di legge sullo Ius Soli vi è però un ultimo concetto da chiarire: quello di cittadinanza. Affermare che un individuo ha diritto alla cittadinanza di uno stato, ovvero che ne è a pieno titolo cittadino, significa che quello stesso individuo gode pienamente dei diritti civili e politici garantiti da quello stesso stato o, meglio dalla sua Costituzione. L’individuo che gode dei diritti civili e politici, in altri termini, ha diritto al voto, al lavoro, alla tutela della salute, all’istruzione e ad associarsi; al contempo ha anche tutti i doveri esplicitamente previsti dalla Costituzione, ovvero il dovere di pagare le tasse, di difendere la patria e di osservare le leggi di quello stesso stato.
Ius soli e ius sanguinis: cosa prevede la normativa vigente
Come anticipato sopra il diritto alla cittadinanza è attualmente regolato dalla Legge 91/1992 che rende di fatto vigente in Italia lo ius sanguinis. Lo ius sanguinis si applica non solo ai figli di genitori italiani ma anche ai figli adottivi di genitori italiani.
Attualmente lo ius soli non è un principio previsto dall’ordinamento italiano per l’acquisizione della cittadinanza; le uniche eccezioni sono rappresentate dai figli di:
- genitori apolidi ovvero dai figli di persone senza alcuna cittadinanza;
- genitori ignoti;
- genitori che non possono trasmettere la loro cittadinanza al figlio in base alle leggi del rispettivo paese di origine;
I figli di genitori stranieri nati in Italia non acquisiscono automaticamente la cittadinanza italiana ma devono richiederla dopo aver compiuto i 18 anni di età; la status di cittadino italiano non viene concesso automaticamente: il o la richiedente devono aver risieduto legalmente e ininterrottamente nel nostro Paese fino a quel momento.
Gli altri stranieri, ovvero i tanti immigrati che sono giunti in Italia in tempi più o meno recenti possono richiedere la cittadinanza italiana se risiedono da almeno 10 anni nel nostro Paese e sono in possesso di determinati requisiti come un reddito minimo, sufficiente al sostentamento, e una fedina penale pulita, utile a dimostrare che, oltre a non aver commesso reati penali, non rappresentino un pericolo per la sicurezza dello stato.
Il matrimonio rappresenta un’altra, gettonatissima, possibilità per far diventare cittadini italiani uomini e donne stranieri.
Ius soli: cosa prevede la riforma di legge
Afferente al programma elettorale del Partito Democratico la riforma dello Ius Soli è stata portata in Parlamento dalla maggioranza di Governo e approvata alla Camera (A.S. 2092) il 13 ottobre 2015 con il sostegno dell’allora SEL, per poi arenarsi in Senato dove, oltre a una maggioranza più risicata, il voto degli astenuti (come il M5S) viene conteggiato come voto contrario e dove, soprattutto, si è assistito a un vero e proprio ostracismo della Lega Nord che ha messo in atto azioni di protesta e ha presentato innumerevoli emendamenti.
La riforma di legge, che il PD potrebbe tentare di far approvare in extremis prima delle elezioni ma che, più probabilmente, sarà accantonata per la prossima legislatura, prevede alcune sostanziali modifiche alla Legge vigente (descritta sopra), attraverso l’introduzione di due nuove modalità di acquisto della cittadinanza da parte dei minori stranieri.
- La prima possibilità è quella che si configura con il cosiddetto ius soli temperato: il minore nato in Italia da genitori stranieri acquista la cittadinanza italiana se almeno uno dei genitori è titolare di diritto di soggiorno permanente o in possesso di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo. In questo caso la cittadinanza viene acquisita dietro presentazione di una dichiarazione di volontà, espressa da uno dei genitori o da chi esercita la responsabilità genitoriale. La dichiarazione dovrebbe essere presentata a un ufficiale di stato civile del comune di residenza del minore, prima del compimento della maggiore età dell’interessato.
Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, il minore per il quale viene richiesta la cittadinanza può:- rinunciare alla cittadinanza acquisita, purchè sia in possesso di altra cittadinanza;
- oppure può richiedere la cittadinanza italiana a un ufficiale di stato civile, qualora, precedentemente, i genitori non abbiano espresso e presentato una esplicita dichiarazione di volontà;
- La seconda possibilità di acquisto della cittadinanza italiana da parte di un minore straniero, contemplata dalla riforma di legge sullo ius soli, per i giovani nati in Italia o che, comunque, siano giunti in Italia prima del compimento del dodicesimo anno di età è data dalla frequenza obbligatoria, sul territorio nazionale, di uno o più cicli formativi, della durata di almeno cinque anni, presso gli istituti di istruzione del sistema scolastico nazionale (o di percorsi di formazione professionale equivalenti). Nel caso in cui si tratti di corso di istruzione primaria, quest’ultimo deve essersi concluso positivamente (ius culturae).
Anche in questo secondo caso, all’atto pratico, la cittadinanza si acquista mediante una dichiarazione di volontà espressa da un genitore che risiede legalmente in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale; la richiesta dovrebbe essere presentata a un ufficial dello stato civile del comune di residenza del minore entro il compimento della maggiore età di quest’ultimo.
Come nel caso dello ius soli temperato, entro due anni dal compimento della maggiore età l’interessato può rinunciare alla cittadinanza acquisita oppure presentare lui stesso una richiesta di acquisto della cittadinanza italiana qualora i genitori non l’abbiano fatto prima per lui.
Il disegno di riforma di legge sullo ius soli, attualmente bloccato al Senato, prevede anche un’ulteriore modalità di acquisto della cittadinanza italiana denominato naturalizzazione. In realtà piuttosto che una procedura di acquisto si tratta di un caso di concessione della cittadinanza che ha carattere discrezionale, e dovrebbe riguardare soprattutto i minori stranieri che hanno fatto il loro ingresso sul territorio italiano tra il dodicesimo e il diciottesimo anno di età. In questo caso potrebbero diventare cittadini italiani anche i minori che entrati in Italia prima del compimento della maggiore età e residenti sul territorio nazionale da almeno sei anni, abbiano regolarmente frequentato un ciclo scolastico (o di formazione professionale) e abbiano conseguito un titolo conclusivo presso un istituto del sistema scolastico nazionale.
La riforma di legge sullo ius soli prevede anche l’esonero dal pagamento del contributo attualmente previsto per le richieste di cittadinanza, per le dichiarazioni presentati per i minorenni e una disciplina transitoria in base alla quale coloro che abbiano maturato i requisiti previsti dal cosiddetto ius culturae prima dell’entrata in vigore della legge e che abbiano già compiuto i 20 anni di età (termine previsto dalla proposta di legge per la dichiarazione presentata dall’interessato stesso), possono fare richiesta di acquisto della cittadinanza entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, a condizione di risiedere in Italia da almeno 5 anni.
Come nella legge attualmente vigente l’acquisto della cittadinanza è precluso a soggetti che hanno già ricevuto provvedimenti di diniego della cittadinanza o di espulsione per motivi di sicurezza della Repubblica.
Questa stessa disciplina transitoria prevede che i diritti e le prerogative assegnati dalla proposta di legge, spettino anche ai giovani in possesso dei requisiti per lo ius soli o per lo ius culturae che non abbiano ancora compiuto i 20 anni di età.
Perché lo ius soli è una legge da approvare subito
L’avanzamento sul fronte dei diritti civili è senz’altro l’unica nota positiva di una legislatura per altri versi disastrosa. Una legislatura che, però, proprio tra tante regressioni, dovrebbe auspicabilmente essere chiusa anche con l’approvazione della riforma di legge sullo ius soli, ostracizzata dalle destre ma anche dal M5S, colpevole in questo caso di non saper prendere una posizione netta o, meglio, di ammiccare all’elettorato conservatore - per usare un eufemismo - su tema troppo caldo come quello dello statuto civile e politico dei cittadini stranieri in Italia.
La riforma di legge sullo ius soli non è, come ha ad esempio affermato Giorgia Meloni, una “sanatoria per gli immigrati”; è una proposta di legge giusta, da approvare subito, in questa stessa legislatura proprio perché ha poco a che vedere con l’immigrazione.
Per gli sbarchi in Italia e per gli stranieri che arrivano sulle nostre coste è stato già approvato il Decreto Minniti e altre e più lungimiranti misure servirebbero a livello europeo ed intercontinentale dove alcune azioni, pur tra tante manchevolezze e tante noncuranze, sono state messe in atto.
Riformare il diritto alla cittadinanza è un’azione legislativa che interessa quelli che di fatto sono già italiani, un’azione legislativa necessaria e urgente perché utile a normare situazioni che si configurano di fatto già da anni. Innumerevoli gli esempi che si potrebbero addurre oltre alle scuole, ormai sempre più multietniche e affollate di minori stranieri: dalle competizioni sportive, alle realtà imprenditoriali sono sempre maggiori i casi in cui gli stranieri, minori e non, oltre a non differire in nulla dagli italiani, assolvono a tutti i doveri previsti per essi (dalla frequenza dei cicli scolastici al pagamento delle tasse) senza ancora godere dei loro stessi diritti.
Limitare il diritto alla cittadinanza, come vorrebbero le destre non servirà a limitare i flussi migratori, prodotti da ben altre cause (macroeconomiche e climatiche in primis), né a preservare l’identità di un popolo che, come tutti gli altri della vecchia Europa, è destinato a un sempre maggiore meticciato. Né, tanto meno, ad evitare attacchi terroristici messi in atto da giovani che probabilmente, se di cicli formativi ne seguissero due o tre e potessero guardare con maggiore fiducia al loro futuro, sarebbero meno affascinati dalle lusinghe di un qualche predicatore esaltato.
Il diritto a una nazionalità, infine, è sancito anche dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sottoscritta anche dal nostro Paese (e approvata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948), che recita:
“ogni fanciullo, senza alcuna discriminazione sulla razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, l’origine nazionale o sociale, deve essere registrato immediatamente dopo la nascita e deve avere un nome. Ogni bambino ha il diritto di acquisire una cittadinanza” (art. 24)
“gli Stati firmatari della presente dichiarazione devono garantire l’applicazione di questi diritti in conformità della loro legislazione nazionale e dei loro obblighi ai sensi degli strumenti internazionali pertinenti in questo settore, in particolare quando il bambino risulterebbe altrimenti apolide” (art. 7).
I Paesi che hanno sottoscritto la Dichiarazione Universale hanno già assunto un impegno verso i minori costretti a nascere al di fuori del proprio Paese di origine e verso i figli di tanti lavoratori migranti. Un diritto che deve solo essere reso tale da una legge che non può più attendere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ius soli: cos’è e cosa prevede la riforma legge
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Purtroppo non avendo approvato la riforma della cittadinanza in questa legislatura, difficilmente accadrà nella nuova. L’elettorato di centro-destra è erede di quel “popolo” osannante il fascismo e che accettò senza remore le leggi razziali e precedentemente una legislazione coloniale radicalmente razzista.
La nomea di “italiani brava gente” era una leggenda, o nella migliore delle ipotesi è applicabile solo a un parte di italiani.
Di certo, ormai, sarà molto difficile che il disegno di legge sullo ius soli venga approvato nella prossima legislatura: se ne guarderanno bene le destre se usciranno vincitrici dalle consultazioni elettorali; glisserà il M5S, come ha fatto finora, anche se dovesse scendere a patti con Liberi e Uguali per formare un governo di scopo; lascerà correre Gentiloni, se gli dovesse toccare l’ingrato compito di tirare a campare qualche altro mese nel tentativo di formulare una legge elettorale decente.
Sulle ascendenze e le eredità dell’elettorato del centro destra sono meno d’accordo, invece. Chi vota a destra non ha il razzismo nel DNA. Chi vota a destra, come chi vota altrove e chi non vota, ha fame, è esasperato da una crisi che va avanti da un decennio e che non è soggetta a obsolescenza programmata (d’altra parte i salari possono essere mantenuti bassi solo se la disoccupazione è alta) è per questo che ha un giudizio annebbiato da pifferai magici e rancorosi che indicano lo straniero, l’uomo nero come il capro espiatori, in buona parte provocati da loro stessi.
Invece che pensare ad ascendenze e filiazioni dubbie c’è un altro insegnamento che la storia ci ha consegnato e di cui dovremo fare tesoro: i fascismi, meglio, i totalitarismi, hanno sempre trovato terreno (fertile) nello stomaco (vuoto) del popolo (anche per questo in tempi di crisi il populismo sembra una formula particolarmente efficace), prima di ogni di regime c’è stata una crisi economica, prima di ogni capo carismatico c’è stato uno stato sociale distrutto, una perdita costante di sicurezze, l’abbandono e lo svilimento di tanti cittadini comuni. Credo sia da qui che nasce l’odio per lo straniero, per l’altro, per il diverso, la fiducia senza riserve nei colpi di mano, la necessità di compromettere un regime democratico con tanti piccoli gesti (quella che qualcuno, di questi tempi, ha chiamato l’onda nera) che se messi insieme diventano tessere di un mosaico perturbante.