Il treno
- Autore: Georges Simenon
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2008
“Questa notte le truppe del Reich hanno sferrato un attacco massiccio contro... ”.
10 Maggio 1940. Francia, ai confini del Belgio. In quell’alba primaverile era stata la voce proveniente da una stazione radio belga che aveva comunicato a Marcel Féron che i tedeschi avevano invaso l’Olanda. La guerra si stava facendo pericolosamente vicina per il tecnico radio e per la sua famiglia composta dalla moglie Jeanne incinta di sette mesi e mezzo e dalla loro figlia Sophie di quattro anni e mezzo. Il mite Marcel riformato a causa della sua forte miopia “ho sedici diottrie, il che significa che senza occhiali sono perduto come un uomo nella notte, o in una fitta nebbia”, finora era stato una persona felice: “amavo mia moglie, amavo mia figlia”, il tecnico radio adorava le sue abitudini e persino la “casa che, soleggiata e tranquilla, costeggia la Mosa”.
Questa guerra scoppiata all’improvviso dopo un anno di calma apparente era “un affare personale tra me e il destino”, una guerra che lanciava gli uomini, decine di milioni di uomini, gli uni contro gli altri. Marcel sentiva di non possedere più radici, non era più il semplice commerciante di apparecchi radio in un quartiere periferico di Fumay, vicino al fiume Mosa, ma “un uomo fra milioni di uomini in balia di forze superiori”.
I Féron avevano deciso di scappare, spaventati dalla concreta minaccia rappresentata dalle truppe della Wehrmacht ormai vicine. Insieme a una fiumana di gente Marcel, sua moglie e Sophie con una bambola vestita di azzurro in braccio, erano giunti alla stazione, qui la famiglia era stata divisa: madre e figlia erano state fatte accomodare in prima classe mentre Marcel era stato fatto salire su di un carro bestiame.
Il treno pieno zeppo di profughi, vecchi, donne incinte, bambini e infermi, procedeva lentamente verso La Rochelle, quando Marcel all’interno del vagone aveva notato una donna vestita di nero, perché tutto in lei sembrava estraneo a quanto la circondava, il cui giovane viso era di una persona matura. Osservandola da vicino Féron era convinto che la ragazza, ventidue o ventitré anni al massimo, dovesse sicuramente provenire da un altro paese, “non sapevo quale” con “una vita diversa, diversi pensieri, diverso modo di sentire dalla gente di Fumay e da tutta la gente che conoscevo”. Quella partenza frettolosa aveva rappresentato per Marcel l’ora dell’incontro col destino, infatti, l’attrazione tra i due sconosciuti in treno era stata fin da subito fortissima, facilitata non solo dalla promiscuità ma dal fatto che il treno separatosi in due aveva allontanato Féron da moglie e figlioletta. Una volta giunti a La Rochelle, ospitati abusivamente nel campo profughi belga della cittadina, i due, diventati amanti, avrebbero condiviso un effimero presente che avrebbero gustato e divorato insieme, senza passato e senza avvenire.
“Ci rimpinzavamo di piccole gioie”.
Georges Simenon (1903-1989) terminò di scrivere Il treno (titolo originale del volume Le train, traduzione di Massimo Romano) il 25 marzo 1961 a Noland. Nel romanzo, pubblicato lo stesso anno in 10 puntate sulla rivista Le Nouveau Candide dal 4 maggio al 6 luglio e in volume dalle Presses de la Cité, lo sguardo acuto dell’autore si concentra su una piccola storia che fa da cornice al dramma bellico.
Marcel è un uomo banale al confine con la mediocrità, “c’è stato un altro uomo, un uomo capace per alcune settimane di vera passione”, Anna Kaupfer è una giovane immigrata ceca di Praga, ebrea per parte di madre. Ciò che accomuna entrambi è una profonda, disperata solitudine da dividere per un breve tratto di strada.
“La nostra vita in comune non aveva futuro; non ci pensavo mai, non solo perché rifiutavo di pensarci ma perché non mi passava per la mente”.
Questo “gioco purissimo” redatto da Simenon con pochi aggettivi diventò un film nel 1973 intitolato Noi due senza domani, regia di Pierre Granier-Deferre, protagonisti Jean-Louis Trintignant e Romy Schneider.
”Sono stata felice con te”.
Il treno
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