Si avvicina la Giornata della Memoria. Il 27 gennaio si celebra infatti la ricorrenza internazionale in commemorazione delle vittime dell’Olocausto, così come deciso da una risoluzione dell’ONU del 2005.
E’ stata scelta questa data per ricordare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz del 27 gennaio 1945.
Tra le tante iniziative organizzate dai vari Comuni italiani, noi di SoloLibri.net vogliamo ricordare la Shoah nel modo che ci piace di più, attraverso i libri. Ecco allora una serie di letture consigliate per ricordare ciò che è stato, come invita la poesia di Primo Levi "Se questo è un uomo":
"Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli".
- "Una luce quando è ancora notte" di Valentine Goby.
Spesso per oltrepassare il dolore e la disperazione serve solo un motivo. E Mila, militante nella Resistenza francese deportata a Ravensbrück nell’aprile del 1944, insieme ad altre quattrocento donne, ne ha uno validissimo: il bambino che porta in grembo.
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- "Un treno per Varsavia" di Gwen Edelman.
Nel 1942, nel ghetto di Varsavia, Jascha e Lilka riescono a fuggire alla morte attraverso due strade diverse, che si uniranno di nuovo, anni dopo, a Londra. E se è vero che al passato non si sfugge, i due coniugi lo sanno been: dopo quarant’anni torneranno proprio a Varsavia, ormai irriconoscibile ai loro occhi, e dovranno fare i conti con il loro doloroso passato e con i molti segreti tornati a galla.
- "Il bambino di Auschwitz" di Suzy Zail.
Alexander Altmann è: A10567. Alexander è un quattordicenne, è un numero, come i tanti ospiti del campo di concentramento a cui deve sopravvivere e per farlo dovrà riuscire in un compito: domare il nuovo cavallo del comandante di Auschwitz.
- "La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah" di Enrico Mentana e Liliana Segre.
Un grande giornalista e una protagonista dell’Olocausto si incontrano per scrivere questa memoria. Liliana ha solo 8 anni quando entra ad Auschwitz. Da lì torna orfana e piena di dolore, affronta la depressione, per poi rinascere grazie all’amore del marito Alfredo e ai tre figli:
"Scegliere di raccontare è stato come accogliere nella mia vita la delusione che avevo cercato di dimenticare di quella bambina di otto anni espulsa dal suo mondo. E con lei il mio essere ebrea".
Il diario di Rywka Lipszyc è stato ritrovato ad Aushwitz nel 1945. Rywka è un adolescente che deve prendersi cura della sorellina Cipka dopo la morte dei genitori e che affiderà la sua salvezza ad una penna e qualche foglio bianco.
- "La stenografa" di Viven Spitz.
Vivien arriva a Norimberga il 6 novembre 1946, dopo il suicidio in carcere di Göring. Ha 22 anni e sarà la stenografa al processo ai criminali nazisti iniziato l’anno prima. Assegnata al processo ai medici, attraverso 11.538 pagine di documentazione, rivivrà le torture e le sofferenze delle vittime, che la perseguiteranno al suo ritorno in America. Da allora, non ha mai smesso di battersi perché nulla vada dimenticato.
- "Un mondo senza noi. Due famiglie italiane nel vortice della Shoah" di Manuela Dviri.
"La ’mia’ Shoah, quella di molti ebrei italiani, è mia madre ragazzina che non trova il suo nome nel tabellone dei voti a scuola, perché gli ebrei sono a parte. Che non può ricevere un otto, perché i voti degli ebrei non possono superare quelli degli ’ariani’. È mio padre, che fino alla morte conserva il telegramma dell’amico Bruno, che gli dice di usare la sua casa, in caso di bisogno. La mia Shoah sono bambine che spariscono da scuola per sette anni e quando tornano nessuno gli chiede dove sono state. Prima delle leggi razziali, prima della Vergogna, mia madre, mio padre, i nonni, gli zii, i cugini, erano normali cittadini italiani. Finché non divennero ’di razza ebraica’, e persero il lavoro, la dignità, la sicurezza, e infine rischiarono anche la vita: la scelta fu scappare, oppure morire. Qualcuno fu deportato. Qualcuno non tornò. Poi, mio padre e mia madre si conobbero in un campeggio ebraico, nel dopoguerra, e riconquistarono la ’normalità’. Grazie a loro sono qui. A raccontare. Di loro e degli altri".
- "Le origini culturali del Terzo Reich" di George L. Mosse.
Un saggio che esamina il nazismo come sistema di pensiero capace di comporre, attraverso il collante dell’antisemitismo - convinzioni e ideali che da tempo circolavano nella società tedesca: il misticismo naturalistico del Volk, l’irrazionalismo neoromantico, l’ossessiva riscoperta di un passato mitologico, il rifiuto del governo rappresentativo e dell’urbanizzazione, il razzismo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giornata della memoria 2015: i libri per ricordare la Shoah
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