Francesco Muzzopappa è nato a Bari nel 1976. Approda alla pubblicità per puro caso, superando
una selezione in cui arriva primo su 650 candidati. Trasferitosi a Milano, nel giro di pochi anni
diventa uno tra i più conosciuti e apprezzati copywriter italiani. Ha vinto riconoscimenti importanti
tra Cannes, Londra e New York nonché una serie di premi bizzarri, compresi un buono da 10.000
euro per mangiare gratis al ristorante, una fornitura completa di mobili per la casa e un assegno
speciale per viaggiare in tutto il mondo.
È l’autore delle “Fiabe brevi che finiscono malissimo”, veri e propri cartoni animati della durata di
un paio di minuti al massimo, illustrati da Scottecs, uno degli youtuber più virali d’Italia noto per
aver parodizzato su You Tube le traduzioni in Italiano delle hit più famose del 2012, usando Google
Translate. Bonsai TV ha deciso di produrre l’accoppiata e pubblicare le “Fiabe brevi” su You Tube,
scatenando un inaspettato successo fatto di decine di migliaia di visualizzazioni e commenti.
Prima di approdare a Fazi, passa per la scuola di scrittura di Raul Montanari, che diventerà il suo
mentore. E’ finalmente arrivato in libreria il suo primo romanzo “Una posizione scomoda” (Fazi
editore, 2013).
Francesco, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma
solo 4 chiacchiere contate.
Grazie, Matteo.
- Prima chiacchiera: Iniziamo dalle tue taglienti “Fiabe brevi che finiscono malissimo”. Com’è
nato il progetto e da cosa prendi ispirazione per nuove fiabe?
Su You Tube riscuotono un successo sempre crescente, te l’aspettavi? Tu che sei un
pubblicitario, qual è il segreto?
Ci sono dei pomeriggi in cui non hai molto da fare. Nel 2007, durante un’estate pugliese torrida
a base di friselle e panzerotti, ho deciso di scrivere un’antologia di 150 fiabe che finiscono in
tragedia. E non perché io sia una specie di psicolabile con manie omicide latenti; è che amo da
sempre il surreale spinto, il nonsense, il cambio improvviso di piani prospettici: ho spolpato per
anni Gogol, Daniil Charms, Sterne, Swift e tutta la letteratura di stampo satirico-grottesca. Mi
è bastato unire questa passione al tono di voce della scrittura per l’infanzia dei fratelli Grimm e
Andersen, causando una sorta di incidente frontale tra registri. Il successo credo sia dovuto proprio
a questo, al mix inaspettato tra alto e basso. E in un momento storico e culturale come quello che
stiamo vivendo, in cui si è persa l’abitudine alla satira e al senso del ridicolo, le “fiabe brevi” sono
piccole schegge impazzite che spingendo la realtà oltre i confini della logica resettano i paletti della
vita vera. Sono in qualche modo paradossalmente “normalizzanti”.
- Seconda chiacchiera: Il protagonista di “Una posizione scomoda” si chiama Fabio Loiero, un
ragazzo diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Viene riconosciuto
come una grande promessa del Cinema italiano, eppure si ritroverà a scrivere improponibili
film pornografici.
Volevi raccontare uno dei tanti destini possibili per chi, oggi, nonostante gli studi, i
riconoscimenti e le lodi degli addetti ai lavori è condannato ad arrabattarsi fra progetti mal
pagati e poco stimolanti, in attesa di quell’occasione che non arriva mai?
Mi piace sdrammatizzare le miserie umane attraverso la lente distorta della commedia. La mia
generazione è stata letteralmente abbandonata a se stessa da una classe politica che vive accampata
in tv e forse non sa nemmeno a che civico è la Camera, a Roma. Avrei potuto raccontare il
dramma della disoccupazione o dell’essere “choosy” attraverso il solito romanzo in cui lui, per
giunta appena lasciato da lei e con una famiglia sull’orlo del disastro, trova un lavoro sottopagato nel sottoscala di un sottoscala piangendo ogni notte lacrime da riempire i silos di una centrale
idroelettrica. Ma no, non è il mio genere. Nel film di Woody Allen, “Melinda e Melinda” si discute
sul senso della vita, se esso sia più comico o più tragico. Ecco, io penso sia abbastanza tragico da
poterci ridere su.
- Terza chiacchiera: Rendiamo giustizia a Fabio. Ha scritto sceneggiature del calibro di
“Erezioni di piano” e “Il glande freddo” fino a “L’importanza di chiavarsi Ernesto”, che
segnerà contemporaneamente il salto nella gloria e il disastro. I titoli sono riadattamenti in
chiave hot di pellicole cinematografiche leggendarie.
Quanto hai dovuto “studiare”? E perché provare a far ridere col porno?
Sembra una cavolata, ma mi ci sono voluti due mesi di preparazione per inventare e adeguare sia
titoli che trame. Ma come qualche lettore giustamente mi fa notare, il porno è un argomento quasi
incidentale. dovendo trattare la vita di uno sceneggiatore che ama in maniera viscerale il cinema
d’essai, il trucco forse più ovvio (ma non per questo meno impervio) che potevo adottare per
allontanarlo dal suo sogno era proprio quello di metterlo in condizioni di scrivere tutt’altro: nello
specifico, sceneggiature di film hard. Il mio sforzo è stato quello di non cadere mai nel volgare,
compito non facile visto l’argomento.
- Quarta chiacchiera: Conosci le armi della pubblicità e le usi in modo efficace. Utilizzi molto i
social network. Attiri l’attenzione sul tuo libro senza stancare anzi, riesci sempre a strappare
una risata.
Da pubblicitario e scrittore che della pubblicità si serve, hai utilizzato le tue armi del mestiere
anche per farti notare dagli editori? Che consiglio daresti a un giovane autore in cerca della
modalità migliore per far conoscere il proprio libro? Cosa pensi di tutti quegli scrittori che
snobbano i social network, mantenendo il rapporto coi lettori al minimo di qualche incontro
in libreria?
Io devo tutto ai miei lettori. Se non ci fossero loro non ci sarei nemmeno io: sono la mia forza. I
social network ormai sono un mezzo potentissimo per arrivare a tutti, anche nell’ultima casa di
una frazione di un paesino a sua volte frazione di un paese di sette abitanti. Per quel che riguarda
i giovani autori, be’, io consiglio di guardare sempre e solo il traguardo e di lasciar perdere gli
ostacoli, che sono molteplici e tutti messi lì apposta per scoraggiare. Ti racconto questo episodio:
l’altra sera mi ha scritto un ragazzo che pur di pubblicare si diceva disposto a tutto, persino a
scrivere (parole sue) libri dai titoli furbi come “Tiffany veste Prada a colazione” oppure “La
maledizione di Tiffany a cena col vampiro” o anche “Tiffany e Prada contro tutti e sconsacrati”.
Dopo una sana risata gli ho consigliato di andarci piano con questa cose. Chi la dura la vince, gli
ho detto. Se devi pubblicare lo devi fare con la tua voce. Non bisogna mai snobbare le classifiche,
ovvio, perché sono il termometro di ciò che la gente compra, anche per la tanta pubblicità che certi
romanzi hanno tra gli scaffali e sui media. Ma detto questo, scegli la tua via. Se vuoi scrivere un
libro di, che ne so, bicchieri che parlano tra di loro della Genesi, lo devi fare. Devi sperimentare e
capire la tua strada. Prima o poi qualcuno che ti ascolta spunta fuori. E soprattutto non pubblicare
MAI a pagamento: quando una casa editrice scommette su di te fa sicuramente i propri interessi,
ma anche un atto d’amore nei confronti del tuo testo. Se l’atto d’amore te lo fai da te si chiama
onanismo. E ci rimetti pure i soldi. La cosa non ha logica.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il
mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Se vuoi lasciare un messaggio al
mondo intero, qui puoi farlo (tremo a chiederlo a te).
Leggete. Leggete e leggiamo di più. Noi siamo delle macchine imperfette che portano in giro un
cervello. E dopo tutto è quello su cui dovremmo puntare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Francesco Muzzopappa
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