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Significato di parole, proverbi e modi di dire

Ed e Ad: cos’è la D eufonica, quando si usa e quando no

Si scrive "a" o "ad"? "E" o "ed"? Come scegliere? Che cos'è la D eufonica e quando si usa? Ecco alcuni esempi.

Serena Di Battista
Serena Di Battista Pubblicato il 28-01-2020
Ed e Ad: cos'è la D eufonica, quando si usa e quando no

Che cos’è la D eufonica e quando si usa? Quando dobbiamo scegliere "a" invece che "ad", oppure "e" al posto di "ed"? Iniziamo a capire meglio questa particolarità della grammatica italiana anche con dei pratici esempi.
Per capire la D eufonica dobbiamo intanto capire cosa sia l’ eufonia. Si tratta di un fenomeno presente in lingua italiana che interessa diverse lettere, le quali possono essere utilizzate con funzione eufonica. Queste lettere sono la D, la I e la R.
Oggi ci occuperemo della D Eufonica, che ha origine nella struttura originaria di due parole in latino: et e ad. La parola eufonico viene dal greco euphonìa, che significa "suono armonico".

Troviamo l’uso della D eufonica in italiano sia nella lingua parlata che in quella scritta. In che cosa consiste il fenomeno? In sostanza, qualora ci trovassimo davanti a un caso in cui l’incontro vocalico tra alcune particelle del discorso e delle parole incomincianti per vocale dia adito a cacofonie o difficoltà di pronuncia, si aggiunge una la lettera "d" al finale delle particelle (epitesi).
Che cosa significa? Che se in una frase abbiamo la preposizione "a" seguita da una parola che inizia con la stessa vocale "a" potremmo avere degli effetti sonori sgradevoli. Per esempio: A Ancona fa freddo. In questo caso aggiungendo la lettera "d" alla preposizione "a" otterremo: Ad Ancona fa freddo.

Altri esempi:

  • E ecco qui che il danno è fatto. (Due e vicine, effetto cacofonico)
  • Ed ecco qui che il danno è fatto. (Aggiunta di d eufonica)

Nella lingua italiana la D eufonica ricorre in tre casi: nella preposizione ad ("a"), nella congiunzione ed ("e") e nella congiunzione od ("o").
Sul sito dell’ Accademia della Crusca leggiamo: "L’uso della ’d’ eufonica, secondo le indicazioni del famoso storico della lingua Bruno Migliorini, dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione e e la preposizione a precedano parole inizianti rispettivamente per e e per a (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare, ecc.)."

Quali sono le eccezioni?

Alcune espressioni ormai consolidate dall’uso, che coinvolgono anche parole in cui non sussiste la vicinanza della stessa vocale ma tra le quali troviamo allo stesso modo la d eufonica. Queste sono:

  • ad esempio
  • ad eccezione
  • fino ad ora
  • dare ad intendere

Inoltre apprendiamo dalla Treccani che le forme con d eufonica vanno evitate prima di un inciso (che già di per sé crea della distanza tra due vocali uguali in due parole che si susseguono);
davanti all’h aspirata di parole o nomi stranieri; quando nella seconda parola c’è presenza di lettere t e d che renderebbero la d eufonica ancora più cacofonica.

Siccome la d eufonica nasce proprio con lo scopo di rendere i suoni più armoniosi, è bene prestare attenzione alla scelta delle parole quando si parla soprattutto e lasciarsi anche guidare dall’istinto, o meglio, dall’orecchio.
E voi che uso fate della d eufonica? Vi aspettiamo nei commenti.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ed e Ad: cos’è la D eufonica, quando si usa e quando no

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Commenti: 1

  • Marco
    20 aprile 2020, 06:12

    Oggi va di moda non usarla quasi mai, uno scempio cacofonico figlio dei tempi moderni.
    Esempi: "a una", "a uno"," e anche" sono cacofonici, molto meglio "ad una"," a uno", "e anche", perchè danno più ritmo e orecchiabilità.

    Non stupisce che la lingua italiana stia seguendo l’imbarbarimento della società, con le casalinghe di voghera star di facebook a dettare il passo.

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