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Come si scrive?

Consecutio temporum: cos’è e come si usa

“Consecutio temporum” è un'espressione latina usata per indicare l'insieme di norme che regola la concordanza dei tempi verbali tra proposizione principale e proposizione subordinata. Rispettarla significa saper articolare un testo corretto.

Eleonora Daniel
Eleonora Daniel Pubblicato il 03-03-2020

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Consecutio temporum: cos'è e come si usa

L’espressione consecutio temporum, mutuata dalla grammatica latina, si usa per indicare il sistema che regola la concordanza dei tempi verbali tra proposizione principale e proposizione subordinata.
Si tratta, dunque, di un insieme di norme fondamentali per articolare correttamente un discorso, scritto o parlato che sia. La concordanza dei tempi verbali è un requisito fondamentale di qualsiasi buon testo: vediamo insieme com’è e come si usa, a partire dalla definizione di proposizioni principale e subordinata.

Cos’è una proposizione principale? Come si individua una subordinata?

Ne abbiamo già parlato in un articolo dedicato all’analisi del periodo, ma ripeterlo non fa certo male.

  • Una proposizione principale (o indipendente) ha significato autonomo, non viene introdotta da elementi di collegamento e presenta verbi al modo finito. Se viene accompagnata da una subordinata, viene chiamata reggente.
  • Una subordinata dipende sempre da una proposizione precedente. Se la proposizione da cui dipende è la principale, la subordinata sarà di primo grado, se dipenderà da un’altra subordinata, arriverà al secondo grado e così via, costruendo un’immaginaria struttura a scalini. Una subordinata che contiene un verbo finito si chiama esplicita, altrimenti è detta implicita.

Come determinare la forma verbale della subordinata?

Il primo passo da compiere è sapere:

  • che verbo regge il verbo della principale (l’indicativo o il congiuntivo?)
  • se il verbo della principale è al presente o al passato
  • quando si svolge l’azione espressa nella subordinata (prima, dopo o contemporaneamente a quella della principale?)
    Si tratta di tre punti importanti, ma l’ultimo merita particolare attenzione: saper riconoscere il rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità tra subordinata e principale è alla base della comprensione della consecutio temporum.

Indicativo: concordanza dei tempi

Tempo principale al presente

Raccogliamo in una tabella gli usi più frequenti per questa concordanza:

A questi esempi aggiungiamo alcune precisazioni:

  • Se nella principale si trova il condizionale semplice, i costrutti reggono invariati:

    es. Sofia ti spiegherebbe perché Anna è andata/va/andrà a una festa.

  • Se nella principale si trova il futuro, contemporaneità e posteriorità verranno indicate al futuro semplice, anteriorità al futuro anteriore:

    es. Domani ti dirò se il film che sto per vedere mi sarà piaciuto.

  • Il rapporto di anteriorità può essere espresso con tempi diversi:

    es. Luca si ricorda ancora quanto mi sono arrabbiato per quella cosa.
    es. Luca si ricorda ancora quanto mi arrabbiavo in quelle occasioni.
    es. Luca si ricorda ancora quanto mi arrabbiai quella volta.

    Imperfetto, passato prossimo e passato remoto hanno caratteristiche diverse: è in base a queste che dovrete scegliere quale tempo è migliore per la vostra frase.

Tempo principale al passato

Anche in questo caso, facciamo seguire qualche appunto:

  • A volte, anche se la forma verbale della reggente è al passato, è possibile impiegare il presente per la subordinata. Questo vale per quei casi in cui la subordinata fa riferimento a qualcosa di attualmente in corso o di eternamente valido:

    es. Giovanni sapeva che Firenze è una città d’arte, ma non si aspettava tante meraviglie.

  • Il passato prossimo, nella principale, può essere interpretato anche come forma del presente:

    es. Marco non ha saputo dirmi dov’è finita sua sorella.
    es. Ieri Marco non ha saputo dirmi dov’era finita sua sorella.

  • Il futuro nel passato può essere indicato anche all’imperfetto, soprattutto nel parlato:

    es. Tommaso mi ha detto che eri qui.

Congiuntivo: concordanza dei tempi

Vediamo come comportarci nel caso in cui la principale contenga un verbo che richiede l’uso del congiuntivo, o a richiederlo sia la congiunzione impiegata.

es. Mi sembra che tu sia un po’ stanco, oggi.
es. Sono un po’ stanco, sebbene io oggi non abbia fatto nulla.

Tempo principale al presente

  • Se la principale è al futuro, valgono di norma le stesse concordanze.
  • Se si indica uno stato o un’abitudine, per esprimere anteriorità rispetto al presente, si può usare anche il congiuntivo imperfetto:

    es. Penso che mio nonno fosse malato.

Tempo principale al passato

  • Se la principale è al condizionale presente, valgono di norma le stesse concordanze.

Tenete sempre presente che, nonostante l’apparente rigidità, a seconda del contesto tempi e modi verbali possono assumere funzioni diverse, generando un vasto numero di variazioni alternative. Allo stesso modo, la lingua scritta impone un rispetto delle norme ben più rigoroso di quello richiesto dalla lingua parlata, in cui il margine di tollerabilità per gli strappi alla regola è sicuramente più elevato.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Consecutio temporum: cos’è e come si usa

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